Attorno alla volontà, ci sono gli enunciati che possono
essere semplici opinioni o propositi mossi dal senso di equità o di giustizia
indipendentemente dal processo etico che li caratterizza.
Oggi, nella società, i rapporti tra i soggetti sono
regolati da diritti gestiti secondo giustizia.
Tali rapporti non hanno legami con l'universalità
dell'Uno perché l'anima è un principio ontologico dell'essere, mentre il
diritto e la giustizia non fanno parte dell'essere, ma sono metodi di relazione
tra soggetti e oggetti reali che non possono, né devono essere individuati tra
gli stessi soggetti umani.
La razionalità che richiede il trattamento dei dati
reali, non è usabile nella ricerca dei principi quando questa, sotto forma di
logica e matematica, è solo un rapporto tra mente e mano per descrivere comuni
nozioni da condividere nel campo della fisica, della chimica e della biologia
ma non per traslare all'anima sentimenti e passioni quali appaiano dalle
espressioni e dai comportamenti.
°°°
Qui sta il pensare e il pensare sul già pensato. Sul
pensare si formula una congettura dalla quale scaturisce l'opinione, sul
pensato, invece, si accumula la potenza necessaria per generare l'atto.
Non si tratta di pensare per costruire l'intenzione ma di
pensare alla potenza necessaria per determinare l'impulso agente.
Sono forze debolissime che agiscono in campi dove il
potere è soggetto all'indeterminazione statica endogena al sistema uomo /società, a quella logica propria dell'uomo che pensa, vuole, può e deve e a
quella dinamica dovute ai fattori esogeni quali quelli pregressi e contingenti
al corso storico nel quale l'uomo era, è e sarà attivo.
L'elemento portante dell'energia è quindi il
"volere" veicolato sul potere inteso come "opinione" che
interviene nella formazione del valore dei piaceri e dei dolori della vita
umana.
Riflettere sulla Società come insieme di individui (massa
di soggetti/oggetti) riduce l'uomo ad essere vagliato solo per la sua parte, il
corpo, escludendo l'anima sicché, oggi, l'azione politica opinionista riduce la
Persona ad essere scorporata in una società che rischia di essere ridotta alla
mercé del proprio corpo come insieme di genere: né maschio né femmina.
Ho qui esposto quanto occorre per parlare del “volere”
come sostantivo coniugato con l'immensa energia mediatica deviata dal canale
dell'evoluzione storica dell'uomo.
Per tale ragione sarà necessario fuggire dalle fantasie
fuorvianti di Bertrand Russell[1]
alla vana ricerca dei predicati, e rievocare quelle sane e concrete di Ludwig Wittgenstein
che, invece, dall'enunciato "Il mondo è tutto ciò che accade” scrive il Tractatus logico-philosophicus.
Immaginando che l’Uomo è il soggetto al quale gli
accadimenti si susseguono, si possono formulare le proposizioni elementari a
lui proprie come apparirà nel prosieguo della lettura del vademecum.
[1] Russell
ritiene che ogni "descrizione definita" contenga un'affermazione di
esistenza e un'affermazione di unicità, ma esse possono essere distinte e
trattate separatamente dal predicato che è contenuto nell'enunciato in cui
compaiono. L'enunciato contiene tre dichiarazioni circa un oggetto: la
descrizione definita ne contiene due, il resto dell'enunciato contiene la
terza. Se l'oggetto non esiste, o se non è unico, allora l'enunciato è falso,
ma non privo di significato. Wittgenstein, invece, enuncia la funzione di
verità che è una proposizione delle proposizioni elementari che sono 29 come si
vedrà al cap. 19.
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