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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

18 novembre 2012

Di destra o di sinistra


Reddito imponibile 2016
Lo Stato, quale lo osserviamo ancora oggi, è creatore di diritti che considera prioritari rispetto a quelli che scaturiscono dai sentimenti appartenenti alla sfera famigliare e intima di ciascuno. Attraverso l’intreccio dei diritti e dei doveri, le istituzioni pubbliche governate dalla burocrazia - anziché da organismi associativi di tipo elettivo - sottomettono le scelte dei cittadini al vincolo di uguaglianza e di solidarietà, sicché la libertà sia indotta a divenire essa stessa un diritto e non un bene supremo inalienabile. I sentimenti personali di amore, di amicizia e di carità diventano solo un prodotto da valutare in termini monetari.
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Affermare che la libertà sia un diritto è già prevaricare sui nostri sentimenti di libera scelta. Il sentimento di giustizia nasce, non dalla libertà, ma esclusivamente dai vincoli connessi al tessuto sociale. Si nasce liberi. Non si nasce col diritto di essere liberi!
Se ho diritto, di essere libero, vuol dire che le mie libertà sono strutturate secondo norme giuridiche che esulano dalla deontologia e, allo stesso tempo, le modifica a tal punto, che gli atti stessi che devo compiere, anche quelli senza rilevanza sociale, non sono il prodotto di scelte personali ma forzature che offendono l’autonomia creativa e progettuale, non solo mia, ma quella di tutti.
In sostanza, nell’immanente, il costo sociale della libertà è rappresentato dai vincoli che i soggetti riuniti in società sono disposti o costretti a sopportare per la conduzione dell’esistenza. Nel trascendente, c’è tutto il resto: la persona e la sua esistenza, e, senza alcun vincolo, la libertà, mancando la quale subentrano il vuoto, l’abbandono e la paura.
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In tempo di elezioni, ogni cittadino si collochi in uno dei due gruppi qui sotto riportati e dia il proprio voto al candidato che più risponde alla propria domanda politica.
  1. È di Destra la persona che crede in una società nella quale possa sempre scegliere liberamente, tra le opportunità che le istituzioni gli offrono, l’occupazione pertinente alla propria indole per ottenere la felicità che spera di realizzare per se stesso, e con la visione coesa al benessere intrinseco al suo progetto esistenziale. Queste persone aspirano di appartenere a una società fondata sulla libertà di esistere, dove, sul diritto, grava solo il peso di un’etica condivisa.
  2. È di Sinistra la persona che accetta di vivere in una società dove il benessere, per tutti, è configurato in forma standard secondo i bisogni che si costituiscono come oggetto di diritto inalienabile. Queste persone formano una società, dove la libertà consiste nel dover esistere secondo leggi e regolamenti e dove la giustizia grava sulla libertà di esistere.
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Chi si propone candidato attenendosi a dottrine politiche ancora radicate alle ideologie del secolo passato, pur qualificate in destra e sinistra e anche in centro, stia a casa a coltivare l'orto e vada in Africa a tirar su l'acqua nel deserto. Costoro considerano ogni dovere un diritto ... e, quindi si adeguino. È tardi perché imparino che il lavoro non è un diritto; il lavoro è un dovere, mentre l'occupazione è un diritto.
Per tutti, vale il principio che l'intera nostra esistenza ci tiene sempre occupati ma siamo retribuiti solo se siamo capaci di dare qualcosa agli altri.
La rapa non fa sangue.


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