Il male è il fattore distruttivo della libertà. Intendere
la libertà come autodeterminazione, significa che l’uomo è libero di fare il
bene o fare il male, mentre – in realtà – nell’agire, non gli è possibile
seguire una linea di rigorose certezze. Infatti, nel fare, non è in grado di
sapere se fa bene o fa male e quindi agisce con minore o maggiore
ragionevolezza in base alle sue conoscenze e capacità operative.
L’esito d’ogni atto è conseguente alle attese che saranno
tanto più accettate, quanto più esse saranno soddisfatte, perché è bene, se i
risultati corrispondono alle aspettative, e male, in caso contrario. Nell’alea
del progetto sono compresi gli accadimenti non controllati dall’agente; ne
consegue che, in senso generale, l’uomo, pur libero di fare, non è arbitro del
proprio destino.
E il destino dell’uomo non dipende nemmeno dalla natura,
perché l’uomo stesso vive in essa come attore, n’è coinvolto e ne fa parte.
C’è solo da chiedersi se la natura eserciti un dominio su
tutto ciò che fa o se proceda secondo un destino ineluttabile.