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14 febbraio 2013

Orientare la volontà sulla via del Destino?

La percezione della libertà scaturisce dal modo secondo il quale riusciamo a sottrarci dai Fatti contingenti per dedicare più tempo sul tracciato del Progetto. (*)


Il male è il fattore distruttivo della libertà. Intendere la libertà come autodeterminazione, significa che l’uomo è libero di fare il bene o fare il male, mentre – in realtà – nell’agire, non gli è possibile seguire una linea di rigorose certezze. Infatti, nel fare, non è in grado di sapere se fa bene o fa male e quindi agisce con minore o maggiore ragionevolezza in base alle sue conoscenze e capacità operative.
L’esito d’ogni atto è conseguente alle attese che saranno tanto più accettate, quanto più esse saranno soddisfatte, perché è bene, se i risultati corrispondono alle aspettative, e male, in caso contrario. Nell’alea del progetto sono compresi gli accadimenti non controllati dall’agente; ne consegue che, in senso generale, l’uomo, pur libero di fare, non è arbitro del proprio destino.
E il destino dell’uomo non dipende nemmeno dalla natura, perché l’uomo stesso vive in essa come attore, n’è coinvolto e ne fa parte.
C’è solo da chiedersi se la natura eserciti un dominio su tutto ciò che fa o se proceda secondo un destino ineluttabile.
Ogni persona conduce la propria esistenza sotto l’effetto di sentimenti, stimoli e passioni interagenti con la natura.
La natura si mostra all’uomo suscitando stimoli benevoli o malevoli, per essere utilizzata a suo uso e consumo, e ciò consente all’uomo stesso di percorrere l’esistenza secondo un progetto.
La responsabilità origina dalla coscienza che ha l’uomo di far parte della natura e dalla consapevolezza che gli deriva dall’intelletto nel poterla modificare attraverso atti prodotti dalla volontà.
Se l’effetto di un’azione umana è male, non necessariamente questa è generata da un’intenzione cattiva, mentre se è bene, può scaturire anche da intenzioni cattive. Uccidere, rubare, biasimare o punire, non sono mali in sé, perché i presupposti del giudizio sono, da una parte, la percezione dei risultati dell’operato e, dall’altra, le condizioni sussistenti per ogni atto compiuto in vista del risultato sugli effetti complessivi scaturenti dal modello di comportamento al quale le azioni sono conformate. Per converso, un atto compiuto inconsciamente, corrisponde ad un fatto naturale del tutto indipendente da una responsabilità specifica, ma solo ad una mera causa che ricade nell’ineluttabile dinamica dei fatti non sottoponibili a valutazione, ma solo ad una loro mera osservazione.
Allora, a chi attribuire il male?
Se il male non è attribuibile a Dio, come affermano i teologi, e nemmeno all’uomo perché simile a Dio, è ragionevole pensare che bene e male siano entrambi insiti nella natura e riguardino lo scorrere degli eventi secondo le tracce ricavabili dalla storia. In essa, l’uomo, come persona dotata di Coscienza [1], ha il dono peculiare ed unico di svelare i segreti della natura e, nello stesso tempo, di apprezzare, secondo un discernimento improntato in varia misura alla saggezza, l’effetto delle modificazioni che in essa compie.



[1] Teodorico Moretti Costanzi, in “Etica nelle sue condizioni necessarie” del 1965, nella nota 2 al Capitolo primo svolge alcune considerazioni che di seguito trascrivo liberamente, sperando di non allontanarmi troppo dal concetto che intendeva esprimere. Il termine di Coscienza è inconciliabile se lo riferiamo all’insieme di coscienze appartenenti ad un gruppo di più persone. L’ambito sociale nel quale viviamo ci porta ad essere degli “Io co-intelligenti”, nella misura in cui interagiamo l’uno con l’altro. Co-intelligenza può e deve essere intesa come Co-scienza in senso duplice. Primo: in riferimento al suo comprendere i vari coscienti; secondo: in riferimento alla sua strutturazione nelle tre forme di sapere (volontà, senso e intelletto) che precedono l’atto. Il Sapere, tolto definitivamente il pregiudizio di un essere-oggetto che stia dinanzi all’io-soggetto, non ha più modo di primeggiare e quindi il risultato dell’atto diventa frutto dell’operato di più persone che condividono la stessa Coscienza. La Scienza di a combinata con quelle di b, c, d, … k diventa Coscienza dal momento in cui le Scienze giungono allo stato di essere unificate e condivise.
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(*) Dedico questo post a Valia Allori per aver aggiunto un commento al Post, datato 10 febbraio 2013 di Vincenzo Fano, su Facebook.
I buoni pensieri ti direbbero che in politica ci sono solo avversari e non nemici: tuttavia come si fa a non considerare i partiti di Berlusconi, Grillo, Vendola, Di Pietro e Ingroia come NEMICI della democrazia? Certo raccontare frottole non è reato, ma come si può interloquire con chi nega l'evidenza e propone l'impossibile come se fosse realizzabile approfittando del fatto che noi uomini spesso crediamo quello che ci piace e non quello che è vero

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3 commenti:

  1. Ma dài! "Bene" e "male" sono soltanto parole! Basterebbe cancellarle dal vocabolario e resterebbero soltanto delle strane ed incomprensibili sensazioni a cui non possiamo sottrarci.

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    1. Compiamo in nostri atti col fine di percorrere un certo progetto che, come ovvio, viene condotto nonostante le forze della natura siano contrarie. Bene e male derivano dal fatto che l'uomo è cosciente degli effetti che possono insorgere dalle sue azioni ... e spesso gli effetti sono diversi da quelli sperati. Peraltro se all'uomo togliessimo la coscienza, in effetti "resterebbero soltanto delle strane ed incomprensibili sensazioni a cui non possiamo sottrarci". Insomma, nemmeno uomini primordiali, saremmo, ma una bestie in tra la Bestialità.

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  2. Smettiamo di cercare il vero. Tra i possibili scegliamo solo i percorsi opportuni

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