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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

03 aprile 2012

Cambiare regime (*)

La religione, la morale, l’estetica coltivate dai sentimenti, servano da stimolo per l’avvio virtuoso di un progetto che accompagni la società verso un modo ragionevole di trascorrere l’esistenza.

Ambizione, Fantasia, Sogno
o Felicità?
Quali risultati hanno conseguito i politici nel condurre le Persone a vivere secondo l’idea che ognuno ha della propria Felicità?
Non voglio dilungarmi sull’attuale progetto politico, fondato sul patto infame, che considera diritto ogni desiderio. Così si distrugge la vita con l’aborto, la famiglia col divorzio, la scuola con lo svuotamento della sua autorevolezza, e noi stessi alla mercé degli sbandati che occupano una società che si dissolve. Di contro, dovrebbero essere d’uso gli stimoli morali essenziali nei rapporti interpersonali, stimoli che portino le Famiglie ed i Gruppi sociali a completarsi in una cornice di Benessere che è Qualità di vita e Concordia d’intenti.

Oggi, non è più il caso di considerare soddisfacenti gli organismi raccolti nella tribù, nel feudo, o nella città murata, dove s'instaurano regimi sociali nei quali l'equilibrio si forma attorno a Persone che si muovono in uno spazio circoscritto ad un’economia orientata prevalentemente alla depredazione sul territorio circostante.
In passato, la rottura dell'Equilibrio sociale avveniva per cause esterne (carestie, cataclismi, guerre) a seguito delle quali la società si ricomponeva secondo strutture analoghe a quelle preesistenti; oggi, invece, per effetto della globalizzazione politico-sociale, l'esistenza delle Persone tende a ricomporsi non più in classi in un  territorio ristretto, ma come gruppi che dovranno amalgamarsi in un consorzio umano interetnico.
A tal fine, è necessario ideare una nuova forma di coesione sociale legata all'adozione condivisa di principi etici che portino tutti a condurre l‘esistenza secondo un progetto associativo ispirato al reciproco rispetto e alla pacifica convivenza.
Secondo me, la Religione è lo stimolo essenziale per creare un nuovo paradigma legato alla solidarietà nel coltivare interessi comuni condivisi, all’opposto della multiculturalità che regge malferma con la tolleranza.
Ma è compatibile questo quadro con la progettazione politica globale dove la persona è oggi un atomo vagante e la famiglia una molecola instabile?
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Non posso sottacere un approccio sulla laicità dello Stato. Al riguardo ritengo che la Religione dovrebbe essere considerata come la radice dalla quale la Società trae la sua linfa per crescere. Trascurare il Senso religioso è uccidere la Libertà delle Persone. La Religione deve eccellere sulle comuni opinioni della gente e non va confusa con le sette o i movimenti non radicati che storicamente nascono per contingenze di breve corso.
Hanno quindi importanza solo i quattro grandi movimenti filosofico religiosi monoteisti oggi esistenti, ognuno dei quali è caratterizzato da un propria matrice di rapporti interpersonali che ritengo compatibili con l’ordine sociale del tempo nostro.
Nella vita civile, non si tratta di conoscere quali siano le Verità che ci legano a questo mondo, ma d’essere coscienti che quattro dottrine storicamente radicate e sempre vincenti affermino verità universalmente compatibili per la conservazione e lo sviluppo della specie umana. Tutte quattro, pur nelle diversità rituali delle loro manifestazioni, hanno in comune la repulsione verso i vizi capitali e presentano notevoli somiglianze nei loro canoni etici che consigliano comportamenti ragionevoli, moderati e prudenti.
Non si tratta di scoprire nuovi vizi o peccati, ma di rimettere in fase le Due Tavole[1] dei Comandamenti che Dio diede a Mosè, con quanto avviene nel nostro complicato modo di esistere.
Le peculiarità comuni alla religione dovrebbero indurre a trasferire questi stessi valori delle Tavole, in quelli civili e farli accrescere in modo autonomo, cosicché, a tutti, sia data l’opportunità di continuare il cammino religioso nella comunità d'appartenenza, senza che gli uni interferiscano con gli altri. Sotto questo aspetto è importante sottolineare che il rispetto dell’altro trovi sostanza solo nel modo come venga inteso il Sentimento di Libertà religiosa e non sul fatto di coscienza che si preghi o non si preghi il buon Dio.
Il sentimento religioso è atavico, e trova le sue radici nella storia. Dalla creazione dell’uomo o dal suo mutare da bestia, l’Istinto ha dovuto essere sorretto dalla morale: il che vuol dire che, nell’agire, ogni fine debba essere il risultato dell'uso di mezzi giusti, ovvero compatibili con la natura. Non ha senso parlare di morale in organismi che sfruttano i prodotti naturali solo per sopravvivere e procreare; è corretto, invece, che un organismo siffatto si sottoponga a regole quando abbia la facoltà di modificare la natura con un atto di egoismo cosciente. Così lo sviluppo umano si concretizza trascinando con sé quello religioso, a posteriori, in modo conflittuale per effetto del contrasto tra egoismo e altruismo, e con ritmi molto rallentati.
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Nel politeismo induista, Buddha ha concepito la felicità come cessazione del desiderio per abbattere il dolore; il taoismo ha implementato il principio col canone del non fare (non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te)  ed infine il Vangelo che s’innesta nell’Antico testamento, conclude indicando la Via della Salvezza attraverso il canone del fare (fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te) attuabile con il sentimento della carità.  In buona sostanza la deontologia si completa in queste tre verità e non è mai successo che l’una escludesse l’altra nell’attuare il grande disegno del Bene.
Rilevo tuttavia che gli istinti sovrastino la ragione e l’amore non nasca spontaneamente nella società. Nelle fasi di cambiamento la società tende a dividersi, l’amore vien meno, e nasce l’esigenza che la classe dominante, obnubilando la coscienza dei dominati, limiti con propri vincoli la libertà.
Se Dio ha parlato ai Profeti come credono ebrei e musulmani, per i cristiani il rapporto con Dio diventa personale ma unico attraverso la Chiesa: Chiesa retta da uomini e non dal Dio che abita nella coscienza di tutti.
Solo l’Islam concepisce l’uomo come essere che persegue un progetto che Dio rende per ciascuno necessario secondo le indicazioni del Corano che prevede il canone  dei cinque pilastri[2],  la cui osservanza svincola il fedele da ogni altro obbligo spirituale.  Il cristiano, invece, condivide con l’ebreo di dover operare secondo coscienza che è adorazione di Dio e amore per tutti.
In breve, non considerando altri aspetti teologici, queste sono le rispettive filosofie esistenziali che formano il contenuto delle quattro Religioni:

  • Buddismo (stoicismo) - La vita è dolore (etica della cessazione del desiderio che provoca il dolore). 
  • Taoismo - Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te (etica del non fare). 
  • Islam: - Il percorso di vita segue il progetto scritto per ciascun fedele alla legge coranica (etica della necessità). 
  • Dottrine cristiane (nate dal giudaismo)- Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te (etica della reciprocità).
In ogni caso, l’essere umano è libero di formare un Progetto che trae origine dal fondamento di esistere secondo un ordine guida indipendente dal modo secondo il quale possa immaginarne il percorso.
L'ordine guida è implicito ed equivalente in tutte le religioni e non c'è ragione di cercarne uno diverso tra le quattro che ho menzionato.
Le divergenze nascono a valle di quest’ordine fondamentale, laddove il modo di vita imponga un corpo legislativo dal quale nascano regole volte a mantenere saldo l'equilibrio economico e sociale.
Il diritto naturale è una forma di diritto non scritto, ma connaturato. Si nasce liberi di avere per sé tutto ciò che serve per crescere. Questa libertà è vincolata alle risorse che non sono illimitate, specie, quando la complessità esistenziale cresce per effetto di un'estensione diffusa di benessere.
Allora, le scarne regole comportamentali imposte dal diritto naturale si corrompono attraverso le istituzioni che impongono diritti e doveri che limitano la Libertà della Persona oltre quelle specifiche che nascono dalla materialità delle cose; e la stessa Libertà inizia così a scomparire rivestendosi con ideologie propugnanti la formazione di classi sociali esclusive che conducono un'esistenza contrastante con gli anzidetti principi altruistici.
Le rivoluzioni generano le classi sociali dove le dominanti subentrano alle dominate per effetto di un processo osmotico per cui la classe dominante torna sempre ad essere quella che dominava; il tutto, in un continuo avvicendarsi di eletti che riciclano le stesse ideologie per farsi rieleggere.
Le Leggi ordinarie non devono distorcere i Valori universali, ma riferirsi a questi; nella redazione degli atti costitutivi, negli statuti, nei trattati e in qualsiasi altro atto legale tra Istituzioni, Enti e Persone devono esistere riferimenti a questi valori.
Le Costituzioni nazionali fanno discendere il diritto dalla sovranità che, indipendentemente dall’essere concesse dal re o autoproclamate dal popolo, offuscano l'ordine originario: vale a dire che insidiano la conservazione della dignità umana intesa come insieme di Persone memori, coscienti e pensanti.
E' quindi necessario realizzare un modus vivendi, fondato su solidi Principi etici che pervada in tutte le forme organizzative e che consenta al consorzio umano di cogliere, per ognuno dei suoi membri, le migliori opportunità nel coltivare un progetto di vita compatibile con il benessere concepito come Felicità che ognuno è capace di trarre da sé stesso.
Insomma, il Progetto di vita si svolge nel contesto di un'etica adeguata all'ambiente nel quale i singoli trascorrono l'esistenza interagendo con i fatti esterni accidentali che, all'interno della società, originano dal sistema di funzionamento del Gruppo d’appartenenza e, in parte dall'esterno, sono causati dagli eventi naturali non dovuti alla volontà umana.
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In Fig. 1, rappresento lo schema del Regime di Consapevolezza dove il Benessere è costituito dalla produzione di Beni Materiali e servizi che, come nel Regime democratico liberale, tornano alle Persone. Lo Stato è un Decisore che segue la scia del Propagatore Istituzionale che vive con gli Apporti culturali e sociali generati dal Benessere
In questo caso il Decisore sovraintende e coordina le Infrastrutture gestite dalle Istituzioni.
Le Libertà positive, sono quelle che abitano in ogni atto delle Istituzioni che provvedono ad emanare quelle negative di propria specifica competenza.
In questo caso la Legge tradizionalmente intesa non sussiste; neppure sussiste la necessità di mantenere una distinzione tra svago e lavoro in quanto lo svago è esso stesso il tempo che resta dopo l’occupazione produttiva ed il riposo fisiologico.
Così, l’Occupazione è posta tra le Istituzioni nell’area della Coscienza delle Persone. L’Occupazione, in quanto corrisponde ad un Bisogno strumentale che copre le aree degli Istinti e dei Sentimenti tra le Istituzioni, ha sotto di sé il pieno domino della Reattività Sociale attraverso il controllo delle Derivate. All’opposto la Salute, non è più un Bisogno strumentale, ma va ad aggiungersi ai Bisogni materiali primari come Cura della persona, Casa e Cibo.
Il Regime della consapevolezza è prevalentemente volto a mettere in atto Azioni logiche di tipo ragionevole. Quelle Non logiche riguarderebbero quelle interessanti i Bisogni immateriali e deriverebbero, come è logico[3], solo dall’area dei Sentimenti. Per le cose utili, che coprono i Bisogni materiali, per le quali si compiono Azioni logiche,  non ci dovrebbero essere particolari motivi di produrre Derivate formate, sia pure in parte, da Residui.

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Più sopra ho scritto che le Leggi ordinarie non devono distorcere i Valori universali, ma riferirsi a questi ultimi; nella redazione degli atti costitutivi, negli statuti, nei trattati e in qualsiasi altro atto tra persone devono esistere riferimenti a questi valori.
Ebbene, che dire della nostra legislazione sul lavoro? In Italia, la nostra Costituzione considera come valore da tutelare il lavoro dipendente. Non considera che l’occupazione sia un valore superiore al lavoro dipendente. L’occupazione comprende tutti i lavoratori: dipendenti, non dipendenti, imprenditori, professionisti, artigiani, casalinghe, benefattori e tutto il mondo della solidarietà. Perché questa omissione che porta a configgere i lavoratori dipendenti con tutti i lavoratori che dipendono da loro stessi? Forse dobbiamo ancora temere lo schiavismo?
 In Italia siamo ormai convinti che l'economia sommersa non può emergere perché campa in permanente regime di evasione d’imposta.  Non c’è possibilità di sanare una simile economia, e, peraltro, è urgente porre rimedio all'arresto  del nostro sviluppo.
I sindacati hanno perso potere e rappresentatività. Non sono più in grado di tutelare adeguatamente gli iscritti, oggi, in gran parte, lavoratori in attesa di percepire la pensione e  pensionati nonostante siano ancora in età di lavorare. I sindacati esercitano un potere contrattuale eccessivo, perché, usando ancora l’improprio mezzo di sciopero politico,  avanzano pretese cui non corrispondono adeguate risorse prodotte dagli imprenditori, dagli artigiani e dai lavoratori autonomi che sono i reali motori dell'economia.
Così si rende urgente invertire la tendenza e, al riguardo, ritengo necessario che sia compreso in un unico corpo legislativo l'istituto dell’occupazione riunendo in esso tutte le attività umane indipendentemente dal fatto che le prestazioni siano fatte in regima di dipendenza o liberamente esercitate.
In pratica, si tratterebbe di emanare un Decreto del Presidente della Repubblica contenente "Disposizioni per la tutela degli imprenditori, dei lavoratori autonomi e delle associazioni costituite da chiunque eserciti liberamente un’occupazione a titolo oneroso o gratuito". In un tempo successivo, in sede di conversione in legge di detto decreto, lo Statuto dei lavoratori (la legge 300/70) potrebbe essere abrogato comprendendo anche i lavoratori dipendenti (privati e pubblici) nell'anzidetto corpo legislativo.
Che ne pensate? Non sentite comparire un filo di concreta speranza nel nostro futuro?

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[1] La suddivisione dei Dieci Comandamenti nelle Due Tavole è dovuta alla simbologia corrispondente del Cielo e della Terra, dello sposo e della sposa e della Torah scritta rispetto alla Torah Orale.
[2] I cinque pilastri dell’Islam:

  1. · Shahada: è la professione di fede: “Non c’è Dio tranne Iddio e Maometto è il Messaggero di Dio”.
  2. · Salat: le cinque fasi al giorno per l’invito alla preghiera.
  3. · Sawm: il digiuno osservato nel mese del Ramadam. I musulmani usano un calendario che comprende dodici mesi lunari. L’anno risulta essere di 354 giorni.
  4. · Zakat: l’elemosina che è una tassa volontaria sui guadagni annuali del 25%
  5. · Hajj: il pellegrinaggio alla Mecca nel dodicesimo mese islamico, dove è eretta la Ka’ba.
[3] Non è un paradosso, ma una tautologia, figura logica appartenente al mondo della trascendenza.
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(*) Regime di Consapevolezza, Regime democratico sociale, Regime democratico liberale, Derivazioni, Residui, Derivate, Reattività sociale, Decisore politico, Propagatore Istituzionale ed altri termini richiamati nel testo saranno trattati in altre parti del blog.
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