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24 marzo 2012

L’Uomo è un Animale sociale?


Attenzione alla filosofia: presa in dosi sbagliate può avere effetti nocivi
!
Si attribuisce a Platone l’affermazione che l'uomo fosse l'unico animale a essere bipede e implume insieme!
Diogene di Sinope - famoso per aver detto ad Alessandro di spostarsi perché la sua posizione oscurava il sole - cinico qual era, spennò un pollo, lo mostrò in pubblico e annunciò: "Ecco l'uomo di Platone"!
Da allora, ancora oggi siamo a chiederci cosa sia l'uomo. Affermare che l'uomo[1] sia un bipede implume si ottiene una prima classificazione di tipo morfologico che finisce con Linneo ponendo l'uomo nella famiglia degli ominidi nell'ordine dei primati.
Molti caratteri differenziali tra l'uomo e gli ominidi sono ancora da scoprire e la scienza sguazza tra una miriade di osservazioni specialistiche senza concludere l’argomento in un ambito unitario. Perché tributaria di tutto lo scibile umano, la ricerca, tra le discipline antropologiche, beneficia di tecnologie sofisticate per identificare quale sia il carattere distintivo che differenzia l’uomo moderno dall’uomo antico, e quest’ultimo dagli ominidi, ma il carattere distintivo è come l'araba fenice: ha mille forme, e … "che ci sia, ognun lo dice, dove sia, nessun lo sa"?
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Al riguardo limito l'esame all'Uomo considerandolo come Essere che vive in Società. Non si tratta di osservare se il carattere differenziale dell’uomo rispetto all’ominide sia costituito dalla massa cerebrale o dalla grande mobilità del braccio e della mano. Nemmeno considero come e quando avvenne la trasformazione, né se l’uno sia stato generato dall’altro.
Platone tentava di cogliere le peculiarità di ogni essenza, ma il suo sforzo, per l'uomo, non andò oltre alla coesistenza di due aspetti che nel loro insieme erano distintivi, ma non unici. Così anche Schelling, sostenendo che "Ogni singolo essere è fatto per ciò che fa", abbracciava tutte le essenze in un ordine universale senza rilevare alcuna peculiarità distintiva tra un Essere e l’altro. Di contro, la constatazione di Schelling diverrebbe utile se si considerasse che l’Essere E’ in quanto FA e trasformando la sua frase in: Ogni singolo essere E’ per ciò che E’. Il ché ci farebbe capire la distinzione tra cosa faceva - ieri - l’uomo, per Essere, e cosa fa l’uomo - oggi - per Essere[2].
Non sto disquisendo oltre sulle due proposizioni: le considero solo per cercare di elevarle a un contesto più vasto di un sofisma.
Allora qual è la peculiarità distintiva dell'uomo?
A mio parere, occorre semplificare il problema pensando che il tempo non esista ovvero che la creazione comprenda in sé l'evoluzione del creato e, quindi, la sua storia. Così accontento tutti: da Parmenide a Eraclito, da Platone ad Aristotele, da Sant'Agostino a San Tomaso, da Erasmo da Rotterdam a Kant e in ultimo da Darwin a Marx.
Ed ecco la risposta alla prima domanda: l’Uomo E’ in quanto FA e ha Coscienza di saper FARE. Questa è l’unica sua reale peculiarità che lo contraddistingue da ogni altra cosa conosciuta del creato. Questa distinzione non compromette il fatto che nell’Uomo abiti l’animalità.
Ho già fatto, in più occasioni, un'osservazione simile rilevando che l'uomo è l'unico essere che ha il potere di governo sulle proprie risorse, le quali, in ogni tempo, sono proprie e diverse in ogni singola persona.
In altre parole, oggi, la risorsa principale dell'uomo non è il petrolio o la soia ma sapere estrarre il petrolio e sapere coltivare la soia; così è stato sempre, sin da quando egli è stato creato per accrescere il suo dominio nella natura. E non tutti gli uomini hanno impresso questo carattere: solo alcuni sanno estrarre il petrolio; altri coltivare la soia; altri ancora non sanno o non hanno voglia di far niente ma consumano.
E l’Uomo è stato creato[3], perché non è ragionevole pensare che si sia creato da solo!
Ed ecco, infine, la considerazione finale: il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro sono scritti nelle pagine che precedono questo capitolo e, in particolare, negli episodi relativi all'inizio dell'umanità così come ci sono riferiti dalla Bibbia.
Scienza? No, non è sufficiente: è necessaria, invece, la sapienza dei grandi di ogni tempo, ispirati dalla Bibbia e dai miti che la precedono o che la succedono, per rappresentare, al presente, la nostra storia!
Questi grandi sono artisti e artefici, tra i quali anche poeti, matematici, ricercatori e scienziati che, da osservazioni elementari, ricavano impressioni che rappresentano, traducono, interpretano e trasformano in un linguaggio comprensibile perché loro stessi e altri assumano conoscenze sempre più approfondite sul proprio dominio che oggi è senza confini.
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Quanto alla socialità dell’Uomo, questa – come detto in precedenza per le peculiarità che lo distinguono – è rilevabile non per il suo carattere di animalità, il ché lo farebbe somigliare a una formica o a una cicala, ma sempre considerando che la sua Azione è determinabile dalla Coscienza retta dalla Responsabilità.
L’Uomo è Uomo in quanto vive in società e agisce sotto l’egida di una morale condivisa. Il Consenso – purché condiviso volontariamente [4] -  è la chiave dell’Equilibrio sociale.


[1] Per Nelson Goodman "Egli (l'uomo) non ha (o non è) una realtà univoca di sé, che un giorno o l'altro una Scienza potrà cogliere in modo oggettivo e definitivo. Al contrario, in sede cognitiva l'essere umano può essere considerato - a seconda delle versioni o degli schemi concettuali in base ai quali noi lo consideriamo - di volta in volta un fascio di atomi, un complesso di cellule, un animale bipede implume, un soggetto socialmente costituito, un amico per il quale provo sentimenti di amicizia e molte altre cose ancora. Inoltre lo stesso mio riferirmi all'oggetto uomo ha molteplici modalità: lo posso denotare, lo posso descrivere, lo posso interpretare, lo posso metaforizzare - e posso fare tutto ciò utilizzando vari sistemi o veicoli simbolici (verbali e anche non verbali, come suoni, figure, modelli, ecc.).
[2] Quella di Schelling è una tautologia; Ogni singolo essere E’ per ciò che E’ è un tropo cioè un argomento non discutibile; l’Essere E’ in quanto FA è l’argomento discusso in questo libro.
[3] Non è compito mio entrare in discussione sulle teorie che vorrebbero il caso creatore e fattore evolutivo di ogni cosa. Tuttavia la mia convinzione porta a considerare il caso incapace di creare perché occorrerebbe dimostrare che il caos abbia avuto il mezzo di crearsi, da solo, un ordine.
[4] Inciso necessario per differenziarlo dal consenso imposto secondo le teorie di Antonio Gramsci.
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