Quando l'intenzione stimola
manifestazioni che portano al compimento di atti sorretti dall'ignoranza o
dalla disperazione possono accendersi contrasti sociali difficilmente
controllabili.
Senza parole |
Durante l’adolescenza, il percorso deve essere
accompagnato dal tutore; ritengo che si giunga all’età adulta quando si diventa tutori di sé stessi.
In realtà, per fortuna nostra, non tutti seguono un processo formativo
ispirato a tale ragionevole fine, e i più si fermano quando si sentono appena adulti
e addirittura prima di divenirlo, restando bimbi per tutta la vita.
Oggi, i Fantolini
sono troppi: sono mostriciattoli che non crescono mai, abituati a poter
soddisfare bisogni senza provare alcun desiderio. Non sono né ricchi, né poveri
ma da considerare affetti dal male della spesa compulsiva perché comprano anche
ciò che non serve col solo scopo di vuotare il portafoglio.
Ne ho parlato nel capitolo 6 sulla Disputa sui poteri universalistici ove mi sono chiesto se la vita umana possa essere concepita come
sistema che consuma cose, senza nessun altra aspirazione che quella di
compiacersi nelle cose stesse, oppure se non sia un’illusione aspirare a vivere
supponendo che la Felicità consista
solo nella ricerca del proprio Benessere materiale.
Ho tentato di dare una risposta alla fine del capitolo 21
rilevando quanto sia errato comporre un Progetto
intorno ad una Persona considerata oggetto
dotato di soggettivismo etico, quanto, invece, sia corretto costruire un Progetto residuale intorno alla Persona reale considerata oggi
che non è più quella di ieri.
Sempre al capitolo 6, tentavo di avere contezza sul fatto che la Spiritualità - da considerare come
peculiare caratteristica dell’uomo - abitasse ancora nella mente e nel
cuore del Fantolino e se desse ancora
un barlume di vitalità. Osservavo che vi abitasse, ma fosse malata e questo
vuol dire constatarne l’esistenza, ma anziché vederla crescere con l’età
trasformandosi in coscienza, la si trova trasformata in materia tra gli
innumerevoli bisogni sollecitati dal corpo viziato.
Non posso quindi abbandonare l’argomento del Processo formativo se, prima, non cerco
di svelare il Fantolino che, da
quando nasciamo lo impersoniamo, e, crescendo, segue la nostra stessa
metamorfosi nel divenire adulti. Infatti, si dice che rimaniamo sempre un po’
bimbi dentro, ovvero accompagnati dai Residui
propri delle esperienze infantili!
Non parlo del bimbo, ma del Fantolino, perché pur avendo un corpo fisicamente maturo, il suo
carattere ha un aspetto incompatibile con l’indole della Persona adulta, talché ho dovuto arrabattarmi non poco per trovare
un modello che potesse rappresentare, in modo chiaro, questo concetto.
Così, dallo scaffale accanto alla biblioteca, ho preso in
mano la Matrioska[3]
che per troppo tempo era rimasta inosservata come tanti oggetti che ho
accumulato e conservato durante la mia esistenza; l’ho rispolverata e ho
giocato; aprendola, e dando un ruolo a ciascuno dei bambolotti che essa
contiene.
Ma, prima, dico che apparteneva a mia nonna materna che mi
spiegava essere un oggetto che possedeva la magia di rappresentare tutto ciò
che potessi pensare, ma senza che mai potessi trovare in essa un riscontro tra il
desiderio e la realtà. Così, da piccolo, essa mi fece capire il meccanismo del
gioco di ruoli che vi si svolgono o vi si involgono.
Ero l’ultimo nato in famiglia di quattro persone costituita
da Mamma, Papà, mio fratello e la Nonna; la matrioska era composta da sei
personaggi e, mentre mi risultava facile capire di essere io il fantolino, e
mio fratello il maggiore; le mie perplessità si alimentavano nell’attribuire i
ruoli degli altri personaggi. Considerando l’età, il ruolo della matrioska
avrebbe dovuto essere attribuito a mia Nonna, suocera di Papà. Considerando
invece, il fatto che Papà fosse il capo famiglia ritenevo questo dovesse
spettargli di diritto. Ma Papà non poteva essere rappresentato come una donna,
né potevo barare disegnando baffi e barba che nemmeno aveva! Insomma un pasticcio:
la Matrioska non era come avrebbe dovuto essere: era fatta-apposta per nonne suocere e non risultava allora che ne
avessero fabbricate di diverse.
Dopo me, nacque mia sorella e così i ruoli numerici furono
riempiti; ma anche furono reali perché nella mia famiglia originaria la
gerarchia apparente seguì sempre quest’ordine:
nonna à mamma à
papà à
fratello maggiore à
sorella à
ed io,
il fantolino qual sono ancora adesso, nel ruolo disgiunto di
nonno, zio e prozio
in spe.[4]
I primi tre non sono più, ma la matrioska è ancora lì immutabile, serafica e
appena sorridente e muta, ricomposta sullo scaffale.
°°°
E’ evidente che i rimedi che limitino la libertà della
persona e che non trovino, in via prospettica, una contropartita in termini
materiali e morali, non sono proponibili, specie se sono volti a consolidare
privilegi e bardature burocratiche parassitarie del tutto ingiustificate socialmente.
Da qui consegue che, se è necessario un cambiamento nell’assetto sociale, questo debba
avvenire spontaneamente all'interno della società e, allo stesso tempo, la
società deve gestirselo trasferendo al proprio interno le risorse necessaria allo
scopo.
L'uomo non ha simili in natura: è unico, perché si adatta
in tutte le circostanze e, in ragione a queste, modifica l'ambiente in modo originale
secondo istinto e ragione. Ho già detto altrove che l'uomo non è specializzato
come il panda che mangia solo foglie di bambù: è onnivoro. Non è nemmeno come
le api: non costruisce alveari tutti uguali. L'uomo è cicala e formica; tonno e
aquila; polipo e segugio; tutto insieme! L'uomo ha un'anima e manifesta
sentimenti creando bisogni che in natura nessun altro ha, e sa fare il meglio
di tutti gli altri viventi. L’ho già scritto e lo ripeto ! Ciononostante,
l'uomo non è una chimera: sarebbe un mostro!
L'uomo assume in sé tutte le specializzazioni dei viventi,
ma come singolo, ne assume poche, o anche nessuna, perché non esiste un
esemplare di uomo uguale all'altro: nel fisico e nello spirito e nelle
attitudini. L’ho scritto e lo ripeto ancora!
La prole dell'uomo richiede un tempo di crescita molto
lungo perché, alla nascita pur essendo totalmente dipendente dalla mamma, se ne
svincola seguendo un capriccio, ma mai da solo perché solo non riesce a sopravvivere.
Anche questo l’ho detto!
Un modello residuale adatto all'uomo non esiste e l'uomo
deve inventarselo di volta in volta adattandolo ai cambiamenti che si
susseguono nel tempo.
Il modello reale deve quindi conformarsi alle esigenze e
ai bisogni manifestati dall'universo di persone interessate che oggi consistono
come umanità intera globalizzata, ma ancora frammentata in popolazioni
culturalmente troppo diversificate perché si adattino spontaneamente a modelli
di vita più evoluti.
Ho detto che qui parlo solo di una base per il modello residuale
e non del modello residuale perché,
già solo per aver menzionato questa frammentazione, è impossibile pensarne uno
unico e valido per tutti.
°°°
La guerra in Iraq è conclusa solo sulla carta perché
ancora non si sa chi ha vinto. Gli alleati, Stati Uniti in testa, impongono il
modello di vita occidentale in una democrazia che stenta a nascere durante la
palese guerra civile, tra nuovo e vecchio regime, e di religione, tra sunniti e
sciiti; il tutto è complicato dal terrorismo che trascende questo conflitto
interno. La guerra d'Iraq sarà conclusa solo quando i contendenti, che non
vogliono pacificatori tra i piedi, deporranno le armi senza vincitori, né
vinti.
Ricordo anche la Cina con trecento milioni di ricchi ed un
miliardo di poveri, l’India con la casta degli intoccabili, Paesi Africani la
cui popolazione è decimata dalla fame e dai genocidi, la Turchia che si dibatte
tra la teocrazia e la laicità, la Romania che si lecca le ferite della feroce
dittatura di Ceausescu giustiziato nel 1989, i Rom che se la spassano in Italia
ed in altri paesi, eccetera, eccetera!
C'è da mettersi le mani nei capelli! Proporre un Modello residuale standard è una vana ed
inutile esercitazione utopica. Pareto c'insegna che le tirannie devono decadere
spontaneamente: non devono essere abbattute con rivoluzioni o guerre. Quindi,
l'unica cosa possibile è di esaminare il fenomeno nei minimi particolari e
proporre soluzioni ad hoc per sollecitare l'avvio di politiche che sospingano
gli operatori a compiere azioni virtuose ed efficaci in modo da raggiungere velocemente
un equilibrio sociale Es di qualità; cioè quello che massimizza la
libertà della persona nel contesto storico nel quale ognuno vive. La qualità è
determinata dell’efficienza che si ottiene nella gestione residuale dei ruoli e
dei comportamenti.
E come ho fatto più volte, immagino ancora di
rappresentare questa umanità in subbuglio dentro e fuori dalla Matrioska quale
l’ho presentata all’inizio del capitolo.
[1] Molti di soldati privati, che e' dicono gregari, e oggi il comune parlare chiamerebbe fantaccini, divennero senatori Romani.(Vincenzio Borghini Dell'Origine di Firenze).
[3] La Matrioska è un souvenir russo per eccellenza, simbolo dell'arte popolare russa. Matrioska è una bambola storicamente giovane. La prima matrioska russa è apparsa alla fine del XIX secolo. La fine del XIX sec. in Russia fu un periodo di grande sviluppo economico, culturale, la crescita della autocoscienza nazionale; nella società sempre di più si sentiva l'interesse profondo per la cultura nazionale, etnica.
[4]
spe = servizio permanente effettivo.
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