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28 settembre 2018

19.5 - Reddito di cittadinanza

Coefficiente di Gini

BOZZA
Il Bene comune è la dote che, in termini reali e potenziali, ogni componente della Comunità apporta per la soddisfazione dei bisogni primari di Casa, Cibo, Scuola, Salute, Occupazione e Tempo libero.
Il Bene comune è realizzato quando la curva dei redditi di Lorenz si appiattisce lungo la linea di equità[1].
In queste condizioni ricchi e poveri non esistono nel senso che tutti i cittadini godono di un reddito dignitoso formato: 1. dall' essere coperti da un tetto; 2. dall'assumere cibo a sufficienza per condurre una vita in salute; 3. dall'avere un'occupazione stabile.
Prima di proseguire, occorre stabilire il principio che, per reddito, s'intende tutto ciò che nasce dal bene comune e dal bene privato che viene consumato per vivere insieme, in famiglia e soli.
Se al reddito si vuole dare una misura è necessario valutarlo in termini di necessità (sopravvivenza) e utilità (qualità della vita).

Attualmente, il reddito che concorre a formare il PIL non è quello indicato per rappresentare la reale percezione dei fatti, perchè in tale valore non sono compresi le donazioni, l'uso in comodato, i compensi in natura e lo scambio merci col baratto.
E' anche il caso di menzionare l'influenza della discriminazione fiscale attuata dalla falsa idea equitativa della progressività che di fatto, per effetto dell'inflazione, deprime i redditi di tutti i contribuenti.
Infine, non si può sottacere che è impossibile che le singole Nazioni, possano, da sole, risolvere il problema senza che intervenga un Accordo Mondiale al fine di raggiungere una forma di parità mondiale delle Monete Nazionali in seno ad una Banca unica mondiale, garantita dal Bene comune dell'umanità.
Senza questa premessa, sarebbe inutile preseguire nel discorso.

Il primo provvedimento riguarda il reddito di cittadinanza per compensare l'obbligo, per tutti, di partecipare, secondo il proprio talento, all'attività pubblica associativa di assistenza nei settori della cultura, dell'istruzione, del trasporto, dell'ambiente, della sanità, della sicurezza locale, regionale, nazionale e transnazionale, lasciando al privato le occupazioni connesse alla creatività personale e di gruppo che non ha effetti modificativi diretti sulla natura e sull'ambiente.
Il compenso di tutti nascerebbe come corrispettivo alla carica di agente (cittadino, contadino) incaricato di servizi civili dopo uno specifico percorso formativo che tutti dovranno compiere sin dall'infanzia.
Occorre anche ottenere il livellamento del reddito attraverso la graduale istituzione della flat tax e l’abolizione dell’imposizione fiscale con l’uso delle aliquote progressive, in modo che tale parte possa costituire un reddito o pensione di cittadinanza da regolare in modo opportuno.

Il secondo provvedimento riguarda una modifica alla nostra Costituzione: abolizione della progressività dell'imposta personale.
Attraverso la flat tax, tutti i cittadini, saranno posti in posizione paritaria nei confronti delle merci perché le merci stesse, sul mercato, avranno pari valore indipendentemente dal potere d’acquisto del compratore. La gradualità dell’istituzione dell’imposta, libererà tutti dal gravame impositivo della parte del reddito necessaria a coprire i bisogni primari, sicché dovrebbe estinguersi l’invidia sociale e rifar nascere il censo (che non è inclusione ad oltre la soglia di povertà) tra coloro che non pagano le tasse perché non hanno un reddito sufficiente per occuparsi in piena autonomia.

Il Terzo provvedimento sarà riformare il codice civile nelle parti riguardanti la comunione e il condominio.
La comunione (art. 1106 - 1116 CC) è una forma di condominio (art. 1117 - 1139 CC) dove le quote di proprietà si presumono uguali.
Tanto nell'una quanto nell'altra forma di proprietà, nessun soggetto ha la piena disponibilità del bene perché, in pratica, il godimento è pari a quello che si ottiene dalla stipulazione di un contratto locazione o di affitto a medio lungo termine.
Mentre lo scioglimento della comunione o del condominio rende necessario mettere sul mercato le quote di appartenenza assumendo un elevato rischio, il raggiungimento dei termini nei contratti di locazione o di affitto non soffrono dell’alea nella compravendita sul mercato immobiliare.
Il problema consiste nel fatto che la grande mobilità che si viene a creare nel mondo per effetto della libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali è necessario che a tutti, sin dalla nascita, sia previsto un tetto sotto il quale esistere.
Come si risolve il problema?
Le forme esistenti di comunione, condominio, affitto e locazione devono essere ridefinite nei rapporti di proprietà e possesso nel senso che la proprietà immobiliare possa essere goduta solo nella sua forma di possesso di beni comuni per ragioni abitative o strumentali, come diritto compreso nella forma di reddito di cittadinanza o di pensione di cittadinanza.
Al riguardo dovrebbero essere aperti fondi comuni immobiliari chiusi con il conferimento delle quote di proprietà dei condomini in modo che ogni fabbricato possa essere gestito in piena autonomia da un Amministratore unico nominato non più dall’assemblea comunitaria ma da quella del fondo, cioè dai comunisti stessi per le quote da loro possedute.

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Giammaria Ortes (1713-1790) , tra i grandi economisti esclusi dal corso razionalista del pensiero, afferma che il valore secondo opinione sarebbe la media tra la sommatoria dei diversi oneri di ricchezza (a, possesso; b, acquisto; c, potere a disposizione) e i loro detentori n; ossia (a + b + c )/n significa che se tutti gli uomini sono uguali, gli uni rispetto agli altri in termini di ricchezza, nell'insieme tutti valgono zero



[1] Dal rapporto della banca d’Italia intitolato “La ricchezza delle famiglie italiane – anno 2011 la ricchezza netta … era pari a … poco più di 140 mila euro pro capite”.
Il rapporto dà i valori del coefficiente di Gini per i redditi (0,351), per la ricchezza netta (0,624), per le attività reali (0,628), per le attività finanziarie (0,779) e per le passività finanziarie (0,911). Tenendo conto che valori bassi di questo coefficiente indicano una distribuzione abbastanza omogenea, mentre valori alti indicano una distribuzione più diseguale, in Italia i ricchi per reddito sono pochi, ma ancora meno sono i ricchi per patrimonio. E tra i ricchi per patrimonio ancora meno sono quelli che detengono molte attività finanziarie. Evidentemente i ricchi italiani hanno reddito, patrimonio e attività finanziari all’estero (o contente sotto il materasso o nella cassetta di sicurezza).


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