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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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08 maggio 2018

Il buon candidato 2

BOZZA
Al bivio senza sapere dove andare!
Nel 2013, scrissi un post osservando le vicissitudini che si intrecciavano nella confusa vita politica italiana. Come nel gioco dell'oca, lo ripropongo come documento per riposizionarmi sulla linea di partenza, formulando una proposta per superare lo stallo politico nel quale navighiamo dall'inizio degli anni 90 del secolo scorso.

La nostra Costituzione è perfetta tanto che, nel mondo, tutto succede e cambia, mentre, in Italia, non succede e … nulla cambia.
Sostenevo che il progetto politico dovesse considerare l'economia subordinata alla Società, la Società subordinata alla Persona e la Persona condizionata all’opportunità di ottenere quanto necessario per condurre un'esistenza libera e dignitosa.
Invece, lo Stato è ancora creatore di diritti e gestore sociale che considera il soggetto secondo una sua conformazione standard, penetrando nella società in modo troppo invadente, sicché nessuno ha più l'autonomia necessaria per percorrere vie conformi alle proprie scelte di vita.
È opportuno, invece, che la Società trovi in sé stessa le capacità di agire come propagatore di opportunità per le persone come soggetti che vi partecipano, attraverso la società stessa, le istituzioni e le associazioni liberamente costituite ed elette.
Questi organismi potranno gestirsi, con autonomia, secondo criteri di responsabilità, di efficienza e dei principi di sussidiarietà sanciti con i Trattati di Roma del 1957 e confermati dai successivi sino a quelli oggi vigenti dell'Unione Europea.
Se questa sarà la meta da raggiungere, occorre che lo Stato rinunci alla sovranità di cui è ancora rivestito, per restituirla al popolo come prescrive la Costituzione dove all'art.1, recita: "La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme nei limiti della Costituzione" stessa.

Le riforme, prima di tutto, sono politiche per i cittadini come soggetti e i partiti devono dismettere i loro connotati statalistici, corporativisti, collettivisti, e giustizialisti, parentali e lobbystici, tipici dei regimi totalitari.
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Qui mi soffermo sull'aspetto più urgente, con lo scopo di avviare al più presto quel cambiamento da tutti auspicato, che consiste nel formulare un proposito per veicolare, in ogni strato della popolazione, il desiderio di costruire il Nuovo Uomo politico, cioè il buon candidato affidabile e non più influenzabile da interessi particolari e dalle lobby.

Penso che costui possa essere latore di una visione tanto liberale quanto progressista, conservatrice e riformista: l'importante che ne segua una e che sia in linea con il progetto del partito.

Mo' che male c'è a promettere alla gente un po' di felicità........ è la famosa gaffe olimpica pronunciata da Prodi negli ultimi giorni del 2013, nel proporre il territorio dell'Italia intera come sede delle Olimpiadi del 2024, ma che segna anche la vaghezza che l'uomo politico non dovrebbe far apparire perché chi copre posizioni importanti nel parlamento non può ridursi a far chiacchiere da bar.

Per governare, chiunque può essere utile, ma l'elettore dovrà avere sotto l'occhio fatti concreti e non più esser sottoposto a sentir chiacchiere sulle manovre interconnesse tra PIL e debito pubblico usando la leva fiscale per risolvere i problemi politici, economici e sociali.
Occorrerà formulare progetti creando infrastrutture sulle quali i cittadini potranno operare in un contesto politico e amministrativo più efficiente e che, allo stesso tempo, facciano uscire meno soldi dalle loro tasche.
Si tratta appunto del principio di sussidiarietà, rimasto sinora sulla carta, mentre la burocrazia dilagante continua ancora ad abbattersi su vecchie e nuove istituzioni, annientando l’individualità della Persona.
Ciò premesso, quale profilo deve esporre il candidato perché, da una parte si mostri credibile, e dall'altra induca l'elettore a dargli il voto?

D'altro canto, cosa può pretendere l'elettore dal suo candidato che oltre a sostenerlo, dovrà dibattersi nei meandri del consenso per recuperare la libertà oscurata dai vincoli che gli saranno imposti per ottenerla?
Ebbene, la risposta sta nelle regole iniziando dall'elettore che col suo comportamento costruirà il candidato atto a compiacerlo sotto il profilo della civica convivenza.

Ecco dunque le regole della buona politica (*) valide per entrambi: candidati ed elettori.

1.      Orgoglio, boriosità, arroganza, narcisismo mostrano la Persona che non pensa al bene di altri tranne che a sé stesso.

2.      Chi si dichiara "leader" e chiede di avere "fede" in lui, deve anteporre gli altri innanzi a sé stesso.

3.      Mai votare per chi ti fa sperare di ottenere la soluzione di un problema.

4.      Mai confondere un programma con un progetto politico.

5.      Non aver cura delle ideologie e delle teorie che l'uomo politico propugna, ma valuta i Principi etici delle discipline sui quali fonda il suo progetto.

6.      Sovranità e Potere si reggono su Principi che si accettano o si respingono: non possono essere oggetto di discussioni politiche.

7.      Terra, Lavoro, Impresa, Capitale e Stato è il Bene comune sul quale si estende l'occupazione dei cittadini.

8.      L'unità della famiglia sta alla base dell'occupazione.

9.      Il linguaggio del politico deve giungere comprensibile, chiaro e trasparente a tutti.

10. Le discussioni politiche debbono avvenire in gruppi ristretti intorno al tema delle cose da fare sulla base dei Principi che ciascuno professa. 

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(*) Da un'idea di Gabriella Toma
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L'immagine mostrata in testa a questo documento rappresenta l'elettore giunto al bivio, indeciso se imboccare la strada dove figura la manona del personaggio senza volto, oppure quella dove non c'è nessuno.

Ecco come siamo andati al voto il 4 marzo e come ci ritroveremo in luglio o in ottobre quando dovessimo tornare alle urne.

In una prossima tornata elettorale le regole della buona politica dovranno uniformarsi al comportamento di attori tutti protagonisti come spettatori e giocatori in una partita di calcio dove, peraltro, l'arbitro sarà la coscienza e la mente di ciascuno osservando un regolamento elettorale dove la maggioranza assoluta potrà individuarsi in una di queste due offerte politiche, già rispettivamente formulate, nei suoi aspetti essenziali, da Matteo Salvini e da Luigi Di Maio:

·        un'offerta popolare intesa ad orientarsi alle persone che aspirano di appartenere a una società fondata sulla libertà di esistere e dove, sul diritto, possa gravare solo il peso di un’etica condivisa, e

·        un'offerta politica democratica intesa ad interessare le persone che, già provate dall’eccessivo peso di rinunce nel dipendere da un’unica fonte di reddito attraverso il lavoro, desiderano appartenere a una società in cui la libertà è coniugata attraverso l’equità e la giustizia.

Ecco dunque, in primo luogo, la necessità che il linguaggio si adegui alla cultura politica e che questa si allontani dalla dialettica sui metodi per percorrere la via dei principi, disegnando percorsi sui quali i progetti esistenziali siano resi attuabili in relazione alle opportunità contingenti.
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Oltre alle offerte all'elettore, occorre conoscere i Principi sui quali le proposte sono fondate. Siamo stati sempre alla continua ricerca del Principio fondamentale dell'Esistenza (Essere) e dopo disastri, guerre e rivoluzioni, la storia, ad ogni bivio o deviazione, riprende il suo corso iniziando dalla Libertà col progetto dell'uguaglianza tra i simili che confligge con quello dell’indipendenza in un dibattito che coinvolge religioni, etnie, popoli, nazioni, stati, tribù, enti locali, famiglie e persone.

Poi scopriamo che l'uguaglianza si ottiene col volere ... e non funziona, ... col potere e non funziona, ... col dovere ... e non funziona ......
Oggi, il regime politico si esplica in una società di individui i cui rapporti sono regolati da diritti gestiti dalla giustizia penale, civile ed amministrativa. Tali rapporti non hanno legami con l'universalità dell'uno inteso come Persona e Famiglia, perché la personalità è un principio ontologico dell'essere, mentre il diritto e la giustizia non fanno parte dell'essere, ma sono solo metodi di relazione tra soggetti e soggetti e oggetti reali e soggetti. 
Agire in modo che la sensibilità corporea reagisca attraverso sentimenti e passioni con espressioni e comportamenti guidati dalla ragionevolezza nel vestire un abito conforme ai principi consapevoli di vita civile in un contesto storico armonico con l’ambiente, dovranno essere il paradigma su cui avranno fondamento.
La razionalità che richiede il trattamento di dati reali, anche trattati in via statistica, non è usabile nella ricerca dei principi universali quando questa, fatta in forma logica e matematica, conduce a soli comandi tra mente e arto, per esplicare comuni azioni che coinvolgono i campi della fisica, della chimica e della biologia.
Considerare la Società come principio riduce l'uomo ad essere considerato solo per la sua parte, il corpo, escludendo l'anima sicché, oggi, l'azione politica riduce la Persona ad essere scorporata da una società che rischia di essere ridotta alla mercé di sé stessa anonima, e senza volti umani.
Detti Principi possono essere formulati in questa tavola la cui consultazione appare intuitiva e la cui trattazione sarà oggetto di altre discussioni.


Le discussioni politiche debbono avvenire in gruppi ristretti intorno al tema delle cose da fare sulla base dei Principi che ciascuno professa.




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