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30 maggio 2019

R.Kahn: lotta alla disoccupazione.


In occasione della comparsa del libro di Giorgio La Malfa su J.M. Keynes, mi corre l'obbligo di ricordare gli appunti qui riprodotti dall'originale redatto nel 1955 durante le lezioni del Prof. Cantarelli, assistente del Prof Giovanni Demaria. 
Li ho ancora oggi e tuttora segnano la parte più significativa dei miei studi in Bocconi.  
Queste poche pagine evidenziano le stranezze che avrebbero caratterizzato le decisioni dei politici sulla berlina di falsi economisti che distorcono le teorie scientifiche ad uso e consumo della furbizia collettivistica che si svela fatale per essere l'economia oggi fagocitata dal debito pubblico in possesso dei privati. Ora, siamo tutti prigionieri sia dei creditori che dei debitori, e gli Stati di loro stessi.
Sia ben chiaro, insisteva il professor Cantarelli, le teorie di Keynes vanno inquadrate strettamente nel quadro del New Deal e parlare di New Deal, significa parlare di civiltà dei consumi. Viceversa, parlare di consumi significa parlare solo di lavoro, profitto e salario come motore che attiva consumo e risparmio.
Il mondo è impazzito perché il motore si è imballato nella follia finanziaria che contraddistinse l’inizio del terzo millennio.
Dopo la crisi del 29 del secolo scorso, con l’accoppiata Roosevelt-Keynes nel considerare gli investimenti pubblici e i cicli economici - nel presupposto che i primi fossero correlati ai secondi in controtendenza - fu adottato un moltiplicatore che considera l’occupazione di tutti i fattori produttivi, quale variabile di controllo che relaziona gli investimenti tra pubblici e privati in funzione dell’offerta di capitale rilevata sul mercato finanziario e monetario.
In realtà, il motore fu il moltiplicatore introdotto da un allievo del Keynes: Richard Kahn famoso per la pubblicazione di The Relation of Home Investment to Unemployment, in Economic Journal, giugno 1931, pp. 173-193, in cui stabilì le relazioni tra la disoccupazione dei lavoratori e gli investimenti locali per diminuirla.
Era il contrario di quanto avrebbe proposto, poi,  il Keynes la cui opera successiva previde l’occupazione e non la disoccupazione, quale parametro per determinare la propensione al consumo in rapporto a quella del risparmio e della liquidità in relazione ai consumi. Quindi dall’anno 31 del secolo scorso in cui Kahn e il suo maestro pensavano di aumentare l’occupazione locale, si passò all’anno 36 in cui, solo il Maestro pubblicò la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta[1], opera che fece e fa tutt’ora scuola nelle sue più stravaganti applicazioni per aumentare i consumi indipendentemente dal fatto che i prodotti siano ottenuti col lavoro umano e con quello degli automi.
Occorre partire da questo punto, per considerare che qualcosa non funziona e prendere coscienza della situazione tragica in cui l’umanità si ritrova.
L’errore fu nel non essere mai stato chiarito a cosa corrispondessero i termini usati nello sviluppo di queste teorie, e soprattutto, nel non aver mai considerato che il lavoro non è quello che si manifesta come Unemployment, inteso nel senso di “locale e umano” nelle fabbriche di un tempo - come voleva il Kahn - ma impiego di tutti i fattori di produzione che sono terra, lavoro, impresa e capitale, quest’ultimo formato dal risparmio - anche monetario - in termini di potenziale umano rappresentato dalla coppia “imprenditore – lavoratore”, quale diretta beneficiaria e/o tributaria delle risorse umane e materiali da reintegrare perché investite o consumate[2].
Così la piena occupazione non si ottiene solo per gli effetti nell’area dell’economia, ma considerando la persona umana, i suoi amici animali, e il suo ambiente in un intero ambito delle scienze estese alla natura, alla psicologia, all’economia e alla sociologia cui, oggi, è doveroso aggiungere un’etica condivisa come elemento catalitico per ridurre a zero i costi marginali. A tal fine è urgente recuperare gli studi di Vilfredo Pareto[3] e quelli di Giovanni Demaria da integrare nelle recenti teorie denominate col brutto nome “glocal”.
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La concellatura occupazione è dell'epoca, le correzioni successive.



[1] In Appendice Appunti sulla "Teoria Generale dell’Impiego” del Keynes dalle lezioni del Prof. Cantarelli (Bocconi Anno Acc. 1953-1954?).

[2] La determinazione del giusto salario o del giusto profitto non può essere risolta con un algoritmo ma solo attraverso la contrattazione individuale o collettiva. Il problema si risolverà quanto tutti saranno imprenditori e lavoratori allo stesso tempo e uniti nel gestire il Bene comune.
[3] Vedere i riferimenti nei capitoli precedenti e in appendice …..

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Il titolo è corretto. Si tratta in effetti della"Teoria Generale dell'impiego" di Keynes. Nella prima figura relativa al quadrante cartesiano sulla "formazione del reddito e la sua distribuzione in tutta la collettività", sulle ascisse figura il termine "occupazione", cioè quello originario usato dall'autore del "moltiplicatore" che fu Richard Kahn, allievo di John Maynard Keynes . 
Per occupazione s'intendeva l'impiego di tutti i fattori della produzione (terra, lavoro, impresa e capitale), Mentre invece, il maestro limitò il termine riducendo la teoria per ottenere risultati in termini di impiego che non è il lavoro dell'operaio pagato a tempo ma quello pagato a mese o ad anno. 
Quindi, nel testo dell'appunto la curva B dell'occupazione ha tre definizioni: nel titolo dell'appunto, impiego; sulle ascisse del quadrante, occupazione; sulla sua denominazione: lavoro, poi corretto in "prodotti", come in effetti il prof. considerava l'insieme delle occupazioni che confluivano nei prodotti che richiesti producono il nuovo ciclo produttivo.

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Dalle opere del grande economista quale fu Giovanni Demaria appare evidente che occorre dare spazio a progetti che escono dallo stretto ambito specialistico per essere ricompresi in un unico grande progetto riguardante l'umanità.
L'effetto si ottiene raggruppando storia, psicologia, economia e sociologia in un unico corpo scientifico.  E' la sola risposta alla globalizzazione che si è imposta essenzialmente per la dominazione sul cyberspazio oggi in balia ad un capitale apolide abnorme, interamente in mano di pochi privati, creatosi da sé per partenogenesi. 
In un'importante intervista apparsa a pag. 9 della Nazione dell'8 aprile 2017, di Luca Bolognini, Emanuele Severino giunge a dichiarare che Le nuove tecnologie sono come Lucifero. Vivaddio, è vero nella misura in cui l'approccio informatico avvenga nel farci guidare dalla tecnicità come se fossimo immersi in una vasca da idromassaggi per abbandonandoci alle sensazioni che procura per un tempo indefinito, ma in realtà, come in tutti i fatti nuovi che accadono nella storia, opera la naturale tendenza degli individui al cambiamento che si collega all’«istinto delle combinazioni» paretiano e all’«imprenditore innovatore» schumpeteriano.
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Dalla Treccani, traggo in sintesi questo brano per mettere in luce quanta parte dell'opera di Demaria potrebbe essere utile per ridare corpo alle condizioni esistenziali
L’errore fu nel non essere mai stato chiarito a cosa corrispondessero i termini usati nello sviluppo delle teorie, e soprattutto, nel non aver mai considerato che il lavoro non è l’occupazione intesa nel senso vago che intendeva dargli il Kahn. Infatti, occupazione non è job, ovvero solo impiego umano, ma
impiego di tutti i fattori di produzione che sono terra, lavoro, impresa e capitale; quest’ultimo formato dal risparmio - anche monetario - in termini di potenziale dalle stesse fonti umane e materiali da reintegrare perché investite o consumate.
Così la piena occupazione non si ottiene solo per gli effetti nell’area dell’economia, ma considerando la persona umana, i suoi amici animali, e il suo ambiente in un intero ambito delle scienze estese alla natura, alla psicologia, all’economia e alla sociologia cui, oggi, è doveroso aggiungere un’etica condivisa come elemento catalitico per ridurre a zero i costi marginali. A tal fine è urgente recuperare gli studi di Vilfredo Pareto e quelli di Giovanni Demaria da integrare nelle recenti teorie denominate col brutto nome “glocal”
·         Le leggi dello sviluppo pro capite nelle economie contemporanee mettono in evidenza empirica che la spiegazione del movimento economico richiede la considerazione degli eventi extraeconomici e che la dinamica economica è stata nel tempo e nello spazio frutto di accadimenti e condizionata da strutture che non sono oggetto di spiegazione della teoria economica.
·         L’analisi storico-empirica condotta in cinque volumi, pubblicati fra il 1953 e il 1959, di Materiali per una logica del movimento economico e i quattro volumi di Ricerche di cinematica storica pubblicati fra il 1968 e il 1987 seguendo l’enunciato vichiano per cui «l’ordine delle idee deve procedere secondo l’ordine delle cose».
·         Demaria induce che i risultati cui è pervenuto richiedano una nuova logica economica, che presenta nei tre volumi del Trattato di logica economica (1962-1974).
Dei tre scopi del Trattato il terzo riguarda proprio la dinamica economica, intendendo «fornire una nuova interpretazione dei fenomeni economici basata sui concetti di originalità, fatti entelechiani, propagatori e partenogenesi».
Altri due scopi sono la presentazione e la valutazione critica delle principali teorie economiche. Questa nuova interpretazione, fondata sulle interrelazioni tra il sistema economico e il mondo extraeconomico, richiede l’impiego di uno schema teorico che non adotti come spiegazione soltanto il principio individualistico della scelta o altre ipotesi sui comportamenti economici. Demaria introduce, a questo riguardo, gli entelechiani e i propagatori.
·         Gli entelechiani sono i fatti nuovi […], la cui determinazione a priori è del tutto impossibile. Tali, nel mondo economico, le guerre, le carestie, le epidemie, i terremoti, le invenzioni, i mutamenti della moda, i trattati internazionali […] (Trattato, 1° vol., 1962, p. 39).
·         I propagatori sono le strutture, in senso lato, che descrivono l’organizzazione della società in cui opera il sistema economico in esame.
Per Demaria, l’indeterminazione dinamica condiziona la teoria ma non ne costituisce l’impedimento, come invece sostiene lo storicismo. Inoltre, entelechiani e propagatori influiscono non solo sulla realtà economica, ma anche sulle teorie che di volta in volta la descrivono e spiegano, per cui la teoria economica deve riflettere questa mutevolezza.
A tale fine, per rendere intelligibile il divenire, Demaria introduce lo schema teorico assoluto. Questo schema deve essere abbastanza ampio da includere […] la totalità dei nostri mezzi attuali di conoscenza […], deve contenere come norma assoluta il principio che la realtà è sempre originalmente mutevole almeno in talune sue parti (Trattato, 1° vol., 1962, p. 287).
In sintesi, lo schema generale assoluto è costituito da un insieme di relazioni sulle variabili economiche, relazioni condizionate dalle variabili extraeconomiche (propagatori ed entelechiani) che ne stabiliscono i parametri. Tra le variabili economiche intercorrono relazioni propriamente economiche (cioè determinate sulla base di spiegazioni quali quelle della teoria dell’equilibrio economico), però queste sono in generale da sole insufficienti per determinare le grandezze economiche (per l’indeterminazione statica), sono influenzate dagli entelechiani (per l’indeterminazione dinamica) e sono incerte (per l’indeterminazione logica).

C’è una osservazione da fare che evidentemente ai tempi dell’enunciazione di questa teoria non appariva evidente questa:
L’equilibrio economico non può essere determinato internamente dall’economia, ma nasce per esogenia dalla società nel modo suo di comportarsi in rapporto all’equità su cui corrono le decisioni in termini di politica sociale ed economica intesa nei contenuti del paradigma che i Paesi del mondo intendono adottare.
Se pensiamo all’Italia come Nazione, intendiamo che gli Italiani sono sparsi in tutto il mondo; se, come Popolo, la vediamo divisa tra lo Stadio, domenica, e Piazza San Giovanni per il Concertone del primo maggio; se, come Stato unitario, l’insieme di venti Regioni di sui solo quattro sono autonome sulla carta ma anch’esse tributarie del Palazzo di via XX Settembre a Roma.
Infine, la Patria è dove si nasce sperando che ci sia qualcuno che ti aiuta a crescere non come individuo ma come persona.


[1] Giovanni Demaria, dagli anni Sessanta del secolo scorso fu escluso dalle correnti economiche principali e questo successe per le stesse decisioni della Fondazione Rockefeller che, in precedenza, gli aveva riconosciuto grandi meriti scientifici.






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