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08 dicembre 2017

Dìade: Dottrine non scritte (2)

Propongo la meditazione su tre aspetti della condizione umana che, in sé, hanno infuso il segreto del mondo che si svela quando la psiche ci sospende dalla realtà e viviamo in stato di isolamento e di evasione totale dall’ambiente circostante. Appaiono visioni che non prendono forme tali da poter essere rappresentate empiricamente.
A tal fine, ripercorro il testo di un interessante articolo di Niccolò Bonetti, segnalatomi in un post su Facebook, di Gabriele Di Piero.
Sono le opere non scritte come quelle di Platone, e quelle di alcuni che, fanciulli o adulti, si assentano dal quotidiano per elaborare le loro indescrivibili emozioni.


“Non ho parole …” è ciò che esclamiamo innanzi ai fenomeni incomprensibili, ma siamo ben protetti dall’essere vulnerati dall’esterno; “Sento il mondo che mi contiene …” lo esclamiamo quando cerchiamo la solitudine in un dialogo impossibile.
Successe a Giovanni Pascoli[1], per la morte violenta del Padre quando aveva undici anni (Cavallina, cavallina storna portavi a casa colui che non ritorna) e a Ludwig Wittgenstein che, durante la prima guerra mondiale, sul fronte dell'altopiano di Asiago, in trincea per giorni e giorni, in attesa dell'uscita in attacco contro il nemico o in difesa di sé stesso e della Patria. (In corsivo parti del testo dell’articolo di Niccolò Bonetti.)
1. "Uno scritto su tali questioni ( ... ciò che abbraccia l’intero e sulle cose più grandi ossia sui principi supremi di tutta la realtà) sarebbe stato di danno per i più,che avrebbero creduto erroneamente di comprendere ciò che è superiore alle loro capacità di comprensione,e inutile invece per coloro che erano all’altezza di capirlo, poiché la verità emerge solo da una costante applicazione e da una comunione di vita e di ricerca fra chi insegna e chi impara." A me pare che “Verità” siano le stesse Proposizioni dellla Tavola nel Tractatus logico philosoficus composta da Ludwig Wittgenstein. La settima ed ultima Proposizione enuncia il principio secondo il quale "su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere". 
2. ... e consistendo in brevissime proposizioni non richiede sforzi mnemonici tali da richiedere che venga messa per iscritto. Evidentemente la verità era nota al saggio prima che iniziasse a scrivere! ... e, come affermava Goethe, scaturisce “non dalle cose ma dagli effetti che le cose esercitano su noi”.Il mondo è tutto ciò che accade”, la prima proposizion della Tavola di Wittgenstein, è quindi la verità che comprende tutte le altre.
3. " ... Ma cosa intendeva Platone per Uno e Diade? L’Uno rappresenta l’unità,il limite,il determinante ed è definito dal commento del Parmenide di Proclo nella traduzione di Guglielmo di Moerbeke come “melius ente. La Diade invece è principio e radice della molteplicità degli enti ed è concepita come dualità di grande e piccolo in quanto è tendenza all’infinitamente grande e all’infinitamente piccolo." Anche qui Wittgenstein sembra che abbia visto chiaro. Uno è il Principio che “raccoglie tutto ciò che risponde all'enunciato”. Nel caso degli argomenti di questo libro circoscrivo il mondo a quello dell’Uomo e alla donna come coppia, e dichiaro che questo enunciato è la realtà nella quale l’essere umano diviene (trascorre l’esistenza).
Ciò premesso la realtà può essere ricondotta all’essere, nell’essere collocata nella dimensione che gli è propria e della sua misurabilità, iniziando dal Principio di esistenza che si propaga secondo questi tre aspetti.
1.    (Uno singolare) incommensurabile nella direzione, nel senso e nell'intensità, è il campo della religione della filosofia e della logica. Enunciazione di un Principio o di un Sistema:
1.Libertà.
2.    (Diade duale) incommensurabile nella direzione e nell'intensità e commensurabile nel senso. Enumerazione degli elementi nel sistema, col crivello, uso del rasoio di Occam e campo della statistica, della strategia, della politica e del gioco:
1.1. Libertà di ...(positive);
1.2. Libertà da ...(negative)
3.    (Plurale) commensurabile nella direzione, nel senso e nell'intensità: Principi per stabilire i metodi per rappresentare la fenomenologia naturale:
a.     quale appare alla Persona nel reale. E' il campo delle Scienze Umane nelle loro applicazioni di: psicologia, sociologia, economia, linguaggio e comunicazione, diritto ed etica, determinate in rapporti logici e matematici, discreti nell'ambito dei numeri naturali iniziando dallo 0 e della successione aurea, secondo i principi della ragionevolezza, ed analitici, nei limiti di minimo e massimo di ogni fenomeno (Libertà rooseveltiane).
1.1.1.         Libertà religiosa.
1.1.2.         Libertà di espressione.
1.2.1.   Libertà dal bisogno.
1.2.2.  Libertà dalla paura.
b.    Quale appare agli strumenti di misurazione. E’ il campo delle Scienze fisiche, chimiche e biologiche per gli effetti sui sensi umani nelle loro applicazioni secondo i principi della razionalità.
1.1.1.n     Ateismo.
1.1.2.n     Selfie.
1.2.1.n     Cocaina.
1.2.2.n     Terrorismo.

Seguendo ancora le indicazioni del Prof. Bonetti sulle dottrine non scritte di Platone, il Principio secondo il quale si fondano i rapporti tra l'Uomo e la Società reggono sulla Persona che è tale quando sé stessa è libera perché ha un’anima in rapporto di libertà di … nella consapevolezza di avere un Corpo in regime di libertà da
L'Uomo è zero (0). Di lui non si può parlare se non come di un animale nella natura. L'Uomo è zero (0) pure nel trascendente, ma è (1) per la sua anima quando diventa Persona.




[1] Il lettore si chiederà: Perché ho citato Pascoli prima di Wittgenstein? Si può fare un raffronto tra l'uno e l'altro? Si può ma non è questa la ragione per cui qui lo cito. Avevo 11 anni e l'insegnante disse che ognuno, nella vita, dovesse scegliersi il poeta preferito. Io scelsi Pascoli per il “Fanciullino", Paolo, il mio amico prediletto scelse "Carducci". 

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Aggiungo alla precedente versione di questo mio post le osservazioni che ricavo da questo scritto di Pietro De Luigi


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