Erasmo da Rotterdam nel suo famoso Elogio della
follia, nel porsi la domanda sulle richieste degli uomini ai santi, risponde
che sono cose folli, sovrapponendo
il suo dire ad alcuni versi dell’Eneide di Virgilio[1].
Al riguardo riferisce dell’arrivo di Enea a Cuma accompagnato dalla Sibilla giù
nell'oltretomba, sotto il lago d'Averno. Nel Campi Elisi incontra l'ombra di
Anchise, che rivela al figlio di esser stato scelto dagli dei per fondare
l'Impero di Roma.
Tra gli
altri dannati Flegias, Re dei Lapiti che, per vendicare la morte della figlia,
tentò di incendiare il tempio di Apollo a Delfi; non fu perdonato, tanto che il
dio, dopo averlo crivellato di frecce, lo scaraventò nel Tartaro e lo condannò
a stare per l’eternità con un grosso masso sempre sul punto di cadergli addosso
schiacciandolo.
A gran voce Flegias urla: “Apprendete giustizia
dall’esempio, e a non spregiare gli dei”. La Sibilla spiega: “Se avessi cento
lingue e cento bocche, e un’ugola di ferro, non potrei abbracciare in tutti gli
aspetti i delitti, non potrei elencare tutti i tipi di pena”.
Non, mihi si linguae centum sint oraque centum,
Ferrea vox, omnis scelerum comprendere formas,
omnia poemarum percurrere nomina possim.
Merita soffermarsi sulla clamorosità del tentato
incendio al Tempio di Delfi, per svolgere qualche considerazione utile a
esporre l’impressione che s’intese dare all’episodio dai tempi di Augusto a
quelli della nascente riforma della chiesa introdotta da Martin Lutero.
La differenza, innanzi tutto, si rileva dal fatto
che Erasmo adotta il testo virgiliano cambiando alcune parole, laddove: Omnis scelerum formas (tutti gli
aspetti dei delitti) diventa Omnis
fatuorum … formas
“tutte le forme di pazzia”. Inoltre, Omnia
poenarum … nomina: da “tutti i tipi di pena” diventa Omnia stulticiae nomina “tutte le
forme di pazzia”; sicché il testo virgiliano si trasformi in: se avessi cento
lingue e cento bocche, e un’ugola di ferro, non mi basterebbero per enumerare
tutte le forme di pazzia, né i nomi di tutti i folli.
Non, mihi si linguae centum sint oraque centum,
Ferrea vox, omnis fatuorum evolvere formas,
omnia stulticiae percurrere nomina possim.
Perché l’autore dell’Elogio abbia modificato alcuni
versi di Virgilio nel parlare dei Voti
di superstiziosi (XLI), a mio parere, non avrebbe importanza,
considerando l’abitudine assai diffusa nell’adattare, a proprio uso, i versi
dei grandi poeti per dar risalto a concetti sostanzialmente diversi
dall’originario. Ma in questo modo si inficia la validità del mito di Flegias
nella sua estensione ultra millenaria.
Ai tempi di Virgilio – epicureo – contavano i fatti.
Flegias offese Apollo, e Apollo, più potente di
Flegias, lo punì. Flegias, nel Tartaro, urla il suo dolore procurato dal masso
che continuamente lo minaccia (la giustizia), invitando a non spregiare gli dei
(la legge).
Virgilio non dice altro: chi fa danno è punito senza
possibilità di risarcimento. La cosa piaceva ad Augusto che aveva commissionato
l’opera, tramite Mecenate.
Erasmo, invece, sembra leggere nell’episodio
un'altra cosa: non dà risalto ai fatti ma alle persone.
Il Cristianesimo sopraffece la Romanità quando i
soggetti cessarono di rivolgere la supplica all’imperatore che si proclamava
dio, ma ai santi. Così si generò un santo protettore per ogni circostanza e per
ogni genere di attività e gli ex voto invasero i santuari. E, a detta di
Erasmo, nonostante l’innegabile abbondanza di questi ex voto, nessuno di essi
testimoniava la guarigione della follia o la conquista di una maggiore saggezza
(vel pilo sic factus sapientior).
Le osservazioni di Erasmo portano a considerare il
duplice significato del mito. Il primo riguarda Virgilio che considera
l’ineluttabilità del castigo dopo il delitto.
Il secondo, Erasmo, considera la follia come fatto i cui effetti si
riflettono sullo stesso folle. Entrambi pongono un macigno in testa al reo, ma
il secondo non menziona la pena perché il reo che alimenta la follia è il
sacerdote che non ignora quanto ciò (gli ex voto) sia utile per i suoi piccoli
guadagni (non ignari quantum hinc
lucelli soleat accrescere). Per tutti è l’invito urlato di Flegias a non
spregiare, per vendetta, i simboli religiosi! Nell’Elogio, Flegias non è citato
perché è lo stesso autore Erasmo che lo impersona e sul quale si riversò il
macigno dell’eresia proclamata dal Papa e da Lutero.
°°°
Dopo lo scandalo di Cristo risorto, imperante il dio
Tiberio, si succedono miracoli, prodigi e follie: Costantino vinse la battaglia
di Ponte Milvio, Maometto distrusse gli idoli del tempio alla Mecca, un
inventore ignoto dotò l’aratro del vomere e mise il giogo ai buoi, Colombo
salpò da Palos, Lutero affisse novantacinque tesi al portale della Cattedrale
di Wittenberg. Si avvicendarono follie ognuna lasciando tracce profonde sino ad
arrivare in quel dell’Aquila alle ore 3:32 del sei aprile 2009 dove, dopo il
catastrofico terremoto, si riunirono i potenti del mondo [2] …
enunciando grandi promesse senza decidere nulla ma i fatti continuano a
susseguirsi inevitabili e imprevedibili.
Ad ogni follia si associa un personaggio che recita
la parte del protagonista che concede la tutela a chi crede in lui. Ai tempi di
Augusto vigeva il principio in base al quale, senza tener conto del torto
subito dal potente, la vendetta conduceva il reo alla morte civile e, se non
condannato a morte, a vivere col macigno della colpa in bilico sul capo; col
cristianesimo nessuno è dio in terra, ma giunsero i santi da invocare e imitare
per salvare l’anima, e il prete per indicare la via del bene.
Oggi il prete gestisce con sospetto ogni prodigio, e
i santi continuano ad essere proclamati, ma con prudenza, perché la Chiesa si
riforma con il lento lavorio di asportare dal trascendente ciò che la ragione
spiega. La gestione della fede nei rimedi riguardanti i danni causati dai
fenomeni naturali, non appartiene più al parroco e all’esorcista, ma è
propugnata da soggetti laici auto referenziati che si qualificano ideologi,
scienziati, artefici, specialisti in tutto, ed anche intellettuali di ogni
genere. Costoro, chiusi nel ristretto cerchio delle competenze e nell’ignoranza
di ciò che è bene e di ciò che è male nei riguardi degli effetti esogeni delle
loro opere, fanno proseliti nell’accaparrarsi la credulità della gente
procurando danni sociali incalcolabili.
Flegias vive ancora tra noi, nessuno lo condanna
più, ma come sempre, in troppi, dobbiamo sopportare sulla nostra coscienza, una
colpa spesso inconscia o dimenticata.
Parafrasando Virgilio, le forme dei delitti, sono
diventate le varietà di pazzi e i nomi dei castighi si sono trasformati in
“tutte le forme di follia”. Erasmo, nel riesumare le parole della Sibilla
scrisse, usando la desueta lingua latina, cento lingue e cento bocche, e un’ugola di
ferro, non mi basterebbero per i nomi di tutti i folli.
Se esistono forme di Follia, vuol dire che esistono anche
forme di Non Follia. La Non Follia
che cos’è? Se, da tutta l’umanità sottraiamo i Folli, quanti sarebbero i Non
Folli? Ecco perché Erasmo scrisse che fosse guarito dalla follia, o che fosse
diventato, almeno un poco più saggio!
Chi sono i Non Folli? Esiste una persona di specchiata normalità? Durante la
nostra esistenza l’abbiamo forse incontrata?
°°°
Torno nell’antica Grecia per riferire del paradosso della
sorite[3]
(mucchio), proposto dal sofista Eubulide di Mileto.
Col paradosso della sorite desidero solo mettere in
evidenza che è confuso il passaggio dall’“A” al “NON A”[5].
Dire che, nel cercare cosa è più rosa e cosa è meno rosa, tra mille pezzettini
rosa, è possibile solo col separare gli uni dagli altri riducendoli tutti ad un
colore neutro di riferimento: il grigio medio (rgb=127,127,127). Il grigio
medio rappresenta il colore dal quale possiamo dire indifferentemente quasi
bianco o quasi nero o anche più grigio e meno grigio con certezza per ottenere
risultati matematici. Il concetto si estende a tutti i colori e a tutti i
fenomeni fisici. Per i fenomeni immateriali può dirsi ugualmente più buono e
meno cattivo? C’è un punto della bruttezza che possa diventare bellezza?
Questo è il grande dilemma che assilla la società umana sinché si considererà costituita da individui liberi, ed è anche quanto la storia ci mostra secolo per secolo, anno per anno, giorno per giorno e ora per ora. Si tratta di un dilemma, in parte solubile attraverso l’attribuzione di colori appropriati ai due binomi sentimenti - etica, da una parte, e sensibilità - ragione dall’altra secondo quanto cercherò di esporre più avanti.
Questo è il grande dilemma che assilla la società umana sinché si considererà costituita da individui liberi, ed è anche quanto la storia ci mostra secolo per secolo, anno per anno, giorno per giorno e ora per ora. Si tratta di un dilemma, in parte solubile attraverso l’attribuzione di colori appropriati ai due binomi sentimenti - etica, da una parte, e sensibilità - ragione dall’altra secondo quanto cercherò di esporre più avanti.
Ancora oggi, nessuno ha considerato in modo scientifico,
le relazioni intercorrenti all’interno del binomio sentimenti - etica, talché l’azione
politica è ancora dominata dalla religione, dalla superstizione e dalle
ideologie. Ne deriva che l’attuale corso generazionale pur svolgendosi
nell’epoca delle reti dispersive è ancora caratterizzato da Follie nelle quali
i folli sguazzano. L’apparizione di costoro, qualche volta, stupisce dal modo
di essere dell’Uomo come Ideatore, Artefice o Guerriero nell’introdurre il
passaggio da una teoria all’altra nel fare accettare una nuova moda o nel
modificare un costume di vita. La storia classifica i folli tra i geni; tra i
costruttori e tra gli eroi chi s’impegna ed intraprende, mentre gli altri – non
folli – non li menziona, perché la loro esistenza è segnata dal non capire ma
dall’adeguarsi ad ogni circostanze della vita. Nelle scienze umane il fenomeno
delle follie può essere circoscritto lungo una border-line che veste specifiche
proprie per ciascuno dei profili psicologici, sociali e politici individuabili
solo dagli istinti, dai sentimenti e dalle inclinazioni, che le persone manifestano.
Gli atti umani si svolgono in corsi epocali durante i quali Fatti imprevedibili non sequenziali determinano discontinuità, provocando biforcazioni dalle quali i gruppi umani possono ineluttabilmente separarsi per seguire ognuno la propria sorte.
Ecco comparire lo strano fiume immaginato da Eraclito nel
quale l’uomo, navigando, soggiace all’impetuosità
e alla velocità del mutamento determinato dai fenomeni naturali
combinati con gli eventi generati da lui stesso. Impetuosità
e velocità di mutamento causano onde di varia lunghezza e intensità che
in un certo punto si appiattiscono sino a spegnersi. Si tratta dei fatti di
cronaca, delle mode e delle ideologie, nonché degli eventi mitici che generano
i corsi epocali e che si disperdono nell’inconoscibile. I più bravi si mantengono
sulla cresta dell’onda epocale cercando di non compiacersi nei fatti di
cronaca, di non seguire l’ultima moda e di non condividere le ideologie.
Ora si tratta di portare tutti sulla cresta dell’onda
lunga.
°°°
I colori nella loro variazione di tonalità e di saturazione, possono essere usati per dare una dimensione ai fenomeni non misurabili in termini discreti, e per i quali, peraltro, sia possibile riconoscerne la sola intensità nelle sue tre forme, minima media e massima. Se, ad esempio, da manuale, leggo che, per ottenere un risultato si devono compiere alcune operazioni sfruttando risorse, potrò rappresentare gli effetti esogeni sull’ambiente e sulla natura, con tre gradazioni di rosso unitamente a tre gradazioni di blu tale da risultare una gamma di colori tra il giallo e il blu. Ne deriva la percezione di quanto consista l’impegno psicofisico della Persona correlato alle attitudini e alla consapevolezza necessaria per ottimizzare la qualità della vita misurata intorno ad una media.
Ne deriva una certa gradazione di rosa per percepire l’efficienza operativa, ed una certa gradazione di arancione, per indicare lo stress sull’ambiente.
Fig. 1 - Persona virtuosa nell'ambiente naturale |
Già si nota, nella tabella, che la saturazione scura figura
nella luminosità del 47%, la media nella misura del 67% e quella chiara nel 92%.
Si osserva che, mentre il rosso, il verde, il blu e il Rosa mostrano in modo
marcato la variazione di saturazione, quella del giallo è poco apprezzabile.
Ciò vuol dire che l’impegno posto dalla Persona, nell’interagire con
l’ambiente, può recare danno alla natura senza che se ne abbia chiaramente la percezione.
Nella parte inferiore della tavolozza, i colori compresi
tra la gradazione chiara e scura, sono 15 (16, compreso il bianco), di cui 5 di
media chiarezza: Verde menta, Salmone, Giallo chiaro, Rosa chiaro e Azzurro
pastello.
Nella parte inferiore, si aggiungono altri 15 colori
compresi tra la gradazione chiara e scura, di cui, tra quelli di chiarezza alta:
Crema pelle, formato dal verde e dal rosso; l’oro, formato dal rosso e dal
giallo; il Verde pisello, dal giallo e dal rosa carico; il Verde acqua, dal
rosa carico e dal blu; il Lavanda pallido dal blu e dal rosso. Il colore Crema
pelle si ripete perché la sua collocazione tra il Rosso (Ambiente) e il Verde (Natura)
ai lati del diagramma.
Gli ultimi 5 colori sono nella fascia di quelli che hanno
una luminosità sotto il 50% e rappresentano situazioni assai stressanti per
l’ambiante e per la natura
La tavolozza è predisposta solo per i colori nel sistema
RGB con il Rosa carico in posizione centrale. Sono quindi esclusi quelli
risultanti dalla combinazione col Turchese (ciano), colore dal quale deriva il
Magenta[6] che figura
anche nella tabella miscelando appunto il colore Verde col Rosso o, come figura
in tabella, combinando il color salmone con la lavanda. Al riguardo, credo che non
se ne possa scoprire altri due più appropriati, tra quelli qui ricavati dai 256
nel sistema RGB.
Il nero (0-0-0) non è un colore: come i grigi dove il grigio
si forma quando la combinazione RGB presenta parità tra gli indici di saturazione
(R=G=B).
Complessivamente i colori rappresentati in tabella, sono 36,
alcuni dei quali, si ripetono, come, appunto il Crema pelle. Il Bianco
rappresenta la neutralità della Persona nell’Ambiente e bianco deve intendersi il
colore con una luminosità oltre il 92%. La luminosità inferiore al 47%, tra il
rosa carico e il magenta, segna il confine oltre il quale la Persona inizia a
far danno a se stessa, all’Ambiente e anche alla Natura.
I colori della figura 1 introducono all’uso del diagramma
a pag. 155 (figura 2 e successive) dove sono rappresentati I trenta caratteri del processo decisionale
della persona.
La rappresentazione in sé poco esprime oltre al fatto che
idealizza una persona virtuosa; ma, nell’insieme, potremmo considerarla come
modello sul quale ragionare per delineare i profili sociali e i regimi politici
in atto. La materia sarà oggetto di esame nel secondo volume, nel quale parlerò
di persone e società dove il paradigma sarà coniugato attraverso
l’emancipazione che renderà tutti consapevoli di agire in modo collaborativo attraverso
la reciproca conoscenza di se stesso, come individualità, e come uomo, nella
natura.
Un’ultima considerazione riguarda l’uso del colore, oggi
prevalentemente impiegato nelle arti figurative come il suono nella musica. Sono
miliardi le tonalità diverse come innumerabili sono i granelli di sabbia della
battigia, ma solo poche di queste vengono usate da pittori e musicisti. Le
tonalità sono ricavate dall’armonia creata dai ritmi melodici sull’onda dei
nostri sentimenti. Ecco dunque l’uomo che, in tempi non recenti, inventò una
notazione musicale sulla scala diatonica di sette note. Oggi, grazie alla
computistica elettronica, può proporre un metodo, nel sistema di colori RGB
256, per rappresentare rapporti significativi tra i fenomeni generati dai
sentimenti. Questi si manifestano nell’immanenza del mondo fisico. L’incontro avviene
quando la diacronia dei sentimenti s’innesta con la scansione del tempo nella
storia. Con queste mie parole non vorrei segnare la fine dell’idealismo e, in
particolare, quella del romanticismo. Abbiamo tanto bisogno di Bontà, di
Bellezza e di Creatività.
[1] Virgilio, Eneide, VI; 625-627.
[2] Il 35° vertice del G8 si è svolto all’Aquila dall8 al 10 luglio 2009. La riunione è stata guidata dal Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e si è tenuta nella Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza. Il vertice ha riconosciuto il contributo della biodiversità per il conseguimento del benessere sociale ed economico dell’umanità e per la riduzione della povertà; la necessità di incentivare il libero mercato; di lottare contro il protezionismo e i paradisi fiscali per evitare grossi depositi di denaro finalizzati ad evadere il fisco. A tal fine si decise di affidare un ruolo fondamentale all’OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo Sviluppo economico. Per le misure prese per far fronte alla povertà nei paesi del Terzo mondo, i leader del vertice, allargati alla presenza dei Paesi africani, hanno stabilito nella cifra di 20 miliardi di dollari in tre anni il fondo destinato agli aiuti.
[3] Dato un mucchio di sabbia, se si elimina un granello dal mucchio avremo ancora un mucchio. Eliminiamo poi un altro granello: è ancora un mucchio. Eliminiamo ancora un granello, e poi ancora uno: il mucchio diventerà sempre più piccolo, finché rimarrà un solo granello di sabbia. È ancora un mucchio, quando rimane un solo granello? E se un solo granello non è un mucchio, allora in quale momento quel mucchio iniziale non è più un mucchio?
[4] Se ne parlerà, forse, nei capitoli successivi!
[5] Le cose non sono precisamente
bianche o nere; ci sono gradazioni. E’ difficile credere che ciò sarebbe visto
come rilevante contro la negazione classica; ma si può citare una letteratura
irresponsabile che mira a ciò. W.O. Quine dice: “E’ una cultura grigia, nera di
fatti e bianca di convenzioni. Ma non ho trovato alcuna ragione sostanziale per
concludere che vi siano in essa fili del tutto neri o altri del tutto bianchi”.
In realtà le posizioni sono nere per i realisti e bianche per i nominalisti
idealisti, la posizione convenzionalista nasce grigia di per sé, lungo i valori
intermedi tra 0 e 1, come nella logica fuzzy.
[6] Il colorante
magenta fu messo a punto nel 1859 da François-Emmanuel
Verguin ossidando l'anilina grezza con cloruro
stannico. Il nome deriva dalla battaglia di Magenta, alludendo al sangue
che vi fu sparso (Wikipedia).
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