Berlusconi, già prima del 1994, aveva intuito essere
necessario operare un grande cambiamento. Allora l’Italia era ultima
tra i grandi, non tanto per l’importanza dell’ economia - essendo allora la
quinta o la sesta nel mondo - ma per il coesistere di gravi disfunzioni
nell’apparato dello Stato associate alla rigidità della nostra Costituzione che nulla concede alla governabilità. Ancora oggi, governare significa tutelare i
cittadini attraverso enti e istituzioni, anziché gestire e amministrare gli affari
dello stato a vantaggio dei cittadini.
Oggi, nel 2012, Berlusconi è ancora in
sella, senza esser stato sfiduciato: affidò la campanella a Mario Monti, sperando che costui, col grande carisma
che gode attraverso le cariche rivestite nel campo dell’economia e della finanza,
possa dare l’avvio lo stesso programma che reiteratamente ha proposto senza successo, in diciotto
anni di storia repubblicana. Sempre interrotto sul nascere dall’opposizione e
da personaggi anche del suo stesso partito, non raggiunse mai gli obiettivi prefissati. Gli oppositori non meritano di essere ricordati perché a nessuno verrà mai in mente di dedicar
loro un vicolo o un cantone, anche se, ancora oggi, il loro nome invade il mondo dei media.
Cosa intendesse fare allora, e cosa immagina fare oggi, Berlusconi, penso di riassumerlo in questi quattro punti:
1. Restituire
al cittadino la dignità della persona;
2. Compensare
lo squilibrio divenuto intollerabile nel privilegiare il fattore lavoro rispetto
all’impresa, attraverso tutele assistenziali e sindacali che, nel sovraccaricarla
di oneri impropri, svuotano l’opera dell’imprenditore dai contenuti di merito e
di responsabilità.
3. Abrogare
migliaia di leggi che accumulate nel tempo costituendo privilegi e protezioni
ad esclusivo vantaggio di organi corporativi.
4. Diffondere
la sussidiarietà attraverso il decentramento amministrativo e l’attuazione del
federalismo fiscale riportando la gestione di ogni attività sotto la guida
delle persone che si assumono la piena responsabilità di ciò che fanno, senza la
copertura impropria delle strutture burocratiche.
Così intendo che abbia ancora in
corso lo stesso programma secondo quanto promesso all’ultima tornata elettorale
che lo ha eletto.
Questo è il corno di una politica di governo che da un
ventennio non riesce a decollare perché tutti hanno buone intenzioni e finalità
commendevoli; ma i fini richiedono mezzi e i mezzi, efficaci o inefficaci, spesso
realizzano l’effetto contrario al voluto.
Ora, con Silvio in stand bye, l’aver conferito in modo
bipartisan il potere ai professori e agli
specialisti in materia di economia finanziaria, è tranquillizzante per due
motivi, ma preoccupante per un terzo:
1. Monti,
come Prodi, è quanto di meglio è sulla piazza per far fronte alle agenzie di
rating.
2. In
tutto il mondo, è necessario restituire all'economia reale, l'afflusso del
risparmio rilevando che, tra finanza ed economia, la variabile è la prima,
peraltro governabile solo a livello globale;
3. Premesso
quanto scritto ai punti 1. e 2., riusciranno i nostri eroi pro tempore, ad
agire sull’economia che rappresenta la costante da comporre in modo che ogni
persona, in questo nostro mondo, abbia l’opportunità di realizzare un proprio
progetto esistenziale? Oppure continueranno a coltivare l'idea, ormai
secolare, che porta in grembo l’idea di Stato ente di provvidenza che
culla il cittadino prima di nascere, in vita e dopo la morte?
Signori miei, così scrissi in un thread[1]
sul Il Legno storto il 27 gennaio 2012, alle ore 18, minuti 19:
Lo Stato si occupi solo dei vivi e si riformino i legami tra i principi
universali di Dio, Patria, Famiglia e Persona, che sono e saranno in eterno i
pilastri dell’evoluzione umana.
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