Penso rivivremo un’epoca sostanzialmente simile a quella tra
il XIII e il XIV secolo, durante la
quale, nella disputa tra papa, imperatore e i nuovi poteri delle monarchie
nazionali e delle città, che si ponevano spesso allo stesso livello dei poteri
"universalistici" di papa e imperatore, Guglielmo di Ockham si oppose
sia alle tesi ierocratiche di Bonifacio VIII, sia a quelle della laicità dello
Stato di Marsilio da Padova. Secondo lui autorità religiosa e civile dovevano
essere nettamente separate perché finalizzate a scopi diversi, così come
diversi erano i campi della fede e della ragione[1].
Queste poche righe per
individuare l’ancora alla quale far attraccare la barca della mia memoria sulle
ragionevoli circostanze della trasformazione lenta e lacerante che hanno subito
i Poteri che da “Universalistici” sono ora “Costitutivi”.
°°°
La distinzione tra “Potere spirituale” e “Potere temporale” non trova più riscontro nella nostra civiltà.
Il Potere spirituale, privo di strumenti sanzionatori, è cogente solo con chi, per
fede, mantiene per sé un’opzione etico spirituale. L’aspetto religioso della
vita, in tal modo, decade nella mera opinione. All’art 21 della Carta Europea dei Diritti Fondamentali e
della Cittadinanza, si legge che è
vietata ogni discriminazione anche sul sesso, la razza, il
colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche,
la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di
qualsiasi altra natura, l’appartenenza a una minoranza nazionali, il
patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali.
°°°
Oggi, il potere è solo
laico ed è esercitato da chi se lo costituisce
legittimandolo. E’ così che, ai tre Poteri di Esecutivo, Legislativo e Giudiziario sostanzialmente operanti dalla
Rivoluzione francese in poi, ma contrastati dai regimi che hanno flagellato
l’Europa travolgendo nobiltà, clero, borghesia e proletariato, si sono
accompagnati un Quarto potere della
stampa, un Quinto potere della
televisione e un Sesto potere che
ora guida l’intera società umana nell’era
della tecnologia di massa e dell’innovazione permanente.
Alla Religione è rimasta la sola tutela di
non essere discriminabili le persone che la professano.
Se questa è Libertà, vuol dire che ha assunto il
solo significato di Tolleranza,
cosicché la Verità, senza
giustificazione alcuna, abiti in qualsiasi atto o intenzione che l’uomo compia.
La Verità non è più Dio, e
non è più cercata nel nome di Dio, ma
imposta dai Fatti quali sono gestiti
da chi detiene un Potere che non separa il bene dal male, il buono dal
cattivo e il bello dal brutto.
So che quanto dico é
controverso, specie oggi che è diffusa l’erronea idea che ogni specialista sia latore di qualche Verità.
A questo proposito,
ritengo opportuno richiamare un aspetto della celebre disputa tra Vico e
Cartesio, in tema di Verità.
°°°
Vico sosteneva che
“Il vero e il fatto si
convertono reciprocamente”;
Cartesio partiva dal
presupposto del
“Cogito[2]
ergo sum”
sostenendo che, dall’esser propria dell'uomo la facoltà
di pensare, di riflettere, di immaginare, di dubitare, di progettare, di
meditare, di manifestare intenzioni o disposizioni, l'uomo esiste.
Sembra che entrambi
abbiano ragione anche se le due proposizioni appaiano contraddittorie.
Ma non lo sono, perché
la Verità abita solo nell’Essere e non nel Divenire. Infatti: Vico dice una banalità che non ha bisogno di
spiegazioni e Cartesio, pure, considerando che nel “Cogito” riassume tutte le geniali idee che sono maturate nella sua
mente eccelsa che tradotte in Fatti
(l’insegnamento e le pubblicazioni) non sono l’Essere suo, ma le opere criticate dallo stesso Vico.
Ed è il grande filosofo
napoletano, che, tra le sue argomentazioni in questo dibattito, scrisse che “La storia rappresenta la scienza delle cose
fatte dall'uomo e, allo stesso tempo, la storia della stessa mente umana che ha
fatto quelle cose”.
°°°
Così, Vico, sembra già anticipare l’ontologia che conduce
al trascendentale moderno in quanto, nella storia, il pensiero non coinvolge l’essere ma solo il divenire delle cose. Ne
consegue che dalla dinamica delle cose elaborate dal pensiero, s’immagina l’essere attraverso una forma di
metafisica chiamata della doppia necessità: Dio ha bisogno del mondo per essere
Dio, e il mondo ha bisogno di Dio per essere il mondo. Un distacco tragico tra
Dio e natura che la ragione tenta vanamente di riconciliare. Così l’uomo si
trova perso in una realtà dove nessun progetto può essere realizzato per
mancanza di una comune finalità esistenziale perché la ragione lo porta a
confondere il fine con il mezzo avvolgendolo in un circuito chiuso dal quale esce
null’altro di ciò che è già prodotto.
Manca la fede, e la ragione è incapace di sostituirla se non
con la stessa illusione propria del trascendente in contraddizione col divenire
della natura che, nella sua immanenza, non offre prospettive progettuali di
vita se non in forme di puro compiacimento materialistico. La mancanza di fede
conduce anche all’annullamento dell’essere
il ché provoca l’incapacità di produrre quel riflesso creativo necessario a suscitare
nelle imprese umane le forze necessarie per mantenere un sostanziale equilibrio
con la natura. Nelle sue manifestazioni, l’uomo è soggetto a un errore che
s’identifica nella malvagità, in altre parole nell’avere coscienza di operare
il male. Il bene e il male non conseguono dall’effetto delle azioni umane, ma
originano dall’insieme dei mezzi usati nei quali è implicito il rischio insito nel
progetto in atto. Il successo non è ottenibile automaticamente, ma con la
volontà e la determinazione che l’agente esplica nell’assumere coscienza durante
la fase d’impulso nell’orientare ogni sua azione: in senso malevolo o benevolo.
°°°
Edoardo Narduzzi
introduce nell’era della tecnologia di
massa e dell’innovazione permanente, il suo libro “Sesto Potere” edito
presso Rubettino nel 2004.
Il sesto potere, ha per base la conoscenza
specialistica posseduta dai singoli rappresentanti che non appartengono a caste
particolari, ma sono scelti con meccanismi d’ingresso definiti per cooptazione
meritocratica. Secondo l’autore,
tale metodo di scelta porta sicuramente a costituire un regime democratico più
efficiente, rispetto all’elezione col suffragio universale.
Col metodo di scelta
per suffragio universale, infatti, all’elettore non sarebbero date certezze
sulle promesse avanzate dai candidati, perché i disegni politici tendono a
essere imbastiti per una dialettica intorno ai fatti, mentre con un sistema
meritocratico i disegni nascerebbero già come programmi predisposti sui fatti per
essere sostenuti non più dalla dialettica ma dalla retorica.
°°°
C’è da chiedersi, però,
se, in effetti, i poteri specialistici abbiano realmente la caratteristica di
essere anche politici. Perché ci sia una politica occorrerebbe che esistano più
alternative sulle quali orientare un progetto. In realtà, nei nostri tempi, ai
quali non voglio dare nessun connotato di “post-modernità”, assistiamo a un Fenomeno che spinge miliardi di persone
a fare le stesse cose, tra le quali, le più brave, fanno le cose giuste per
mantenere il Sistema in equilibrio.
Allora il potere può
essere esercitato dalla Persona meritevole
che fa le cose giuste perché razionali, oppure perché ha Coscienza dell’Eticità di cosa fa e non di come fa, e quindi gli sarebbe
concesso di immergersi nel Fenomeno
che gli compete per modificarlo col vantaggio di tutti?
Forse con un esempio
riuscirò a chiarire bene il concetto.
E’ etico soddisfare la domanda di un bene di consumo, produrlo
e venderlo al prezzo di un mercato competitivo senza che nessuno si chieda se,
in effetti, sia moralmente lecito l’uso del prodotto consumato? L’eticità del
prodotto, non può essere stabilita da chi lo produce, né da chi lo consuma!
Credo di poter
concludere con l’osservare che i Poteri
costitutivi non si sono integrati con Poteri
universalistici. Oggi, sono del tutto assenti per aver perso il loro
carattere coercitivo. Anche il Potere
temporale è scomparso per mancanza generalizzata di Etica Universale che indichi agli Uomini la coscienza di un modo di agire
comune.
°°°
Il Potere spirituale sembra oggi inesistente perché i Poteri costitutivi si sono appropriati
della Verità.
In realtà, nessuno
esercita più il potere universale se non quello che promana dalla propria
competenza: si tratta di una capacità auto referenziata che non concede
alternative e confronto sulle competenze altrui.
La Spiritualità scompare, ma continua ad abitare nella Coscienza di ognuno di noi.
°°°
La disputa sui Poteri universalistici si è davvero
esaurita?
L’argomentazione dei
Guelfi e dei Ghibellini, da una parte e dei Religiosi e Laici dall’altra, ha
segnato la vittoria di qualcuno, oppure la sconfitta di tutti?
Non rispondo alla
domanda, ma osservo che nessuna Follia ha una risposta storica in direzione univoca
verso un continuo infinito irreversibile. L’intensità degli effetti dei Fatti varia nel tempo e si tratta solo
di osservare dove sono collocati o come si sono trasformati i poteri che sono
entrati in conflitto durante le guerre che hanno formato le Nazioni nello
scorso millennio.
Ora, si tratta di
intendere se la vita umana possa essere concepita come sistema che consuma
cose, senza nessun’altra aspirazione che compiacersi nelle cose stesse, oppure
se, in effetti, non sia un’illusione aspirare alla pace universale supponendo
che la Felicità consista del
godimento del solo Benessere
materiale.
C’è una domanda più importante da proporre e non riguarda il Potere, ma la peculiare caratteristica
dell’uomo, la Spiritualità.
La Spiritualità abita
ancora in Noi?
Vi abita, ma è malata!
°°°
Ed ecco il Fatto del XIII secolo al quale mi sono
riferito, per iniziare una ricerca che ritengo mostrerà cose molto
interessanti. Successe nella città di L'Aquila, dove Pietro da Morrone convocò
il Sacro Collegio e nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio. Fu incoronato
il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V. Da quel momento ritengo
essenziale considerare, per comprendere il nostro essere nel terzo millennio
dell’era cristiana, l’azione politica dei Papi nel mantenere unito il popolo
cristiano e nella loro azione ecumenica volta a realizzare l’opera
pacificatrice del mondo. Questa politica ha subito nel tempo varie interruzioni
e rallentamenti, ma sembra che, già dal XIX secolo la Chiesa Cattolica e specie
nelle circostanze più tragiche che hanno sconvolto l’umanità, abbia
costantemente ispirato i propri atti nel mostrarsi per la pace e per l’unità
dei popoli.
Facciamoci
la barba e puliamoci la mente
Nella disputa sugli “universali” Guglielmo di
Ockham intervenne con lo spiegare, attraverso l'applicazione del principio
economico dell'eliminazione dei concetti superflui, una realtà intesa volontaristicamente.[3]
Mediante questo
procedimento, sinteticamente definito il Rasoio
di Ockham, l'intelletto umano può e deve liberarsi di tutte quelle
astrazioni che erano state ideate dalla scolastica medioevale.
In una realtà sottesa
dalla volontà umana, si usa abitualmente osservare, assemblare, contare,
confrontare o separare gli elementi che la formano, al fine di costruire lo
schema logico per formulare una decisione.
Il Rasoio di Ockham
interviene nel considerare valido l’insieme degli elementi scelti uno a uno
nella realtà, attraverso un metodo che ha la funzione di ridurli allo stretto
necessario e sufficiente per rendere l’esito di un processo decisorio corrispondente
a uno scopo prefissato. Il metodo ha una triplice caratteristica e suggerisce,
nei confronti della realtà osservata.
1.
|
Lentia non sunti moltiplicandi traete necessitate.
|
Non
moltiplicare gli elementi più del necessario.
|
2.
|
Pluralista
non est ponendo asine necessitate.
|
Non
considerare la pluralità se non sia necessario.
|
3.
|
Frustra
FIT per pura quo fieri poteste per panciona.
|
Rendere
inutile fare con più ciò che si può fare con meno.
|
Il metodo consiste nel
considerare ogni elemento del processo come:
- fattore da non usare per aumentare in proporzione geometrica dati o atti che non servono o che disturbano;
- come addendo a un insieme eterogeneo di altri elementi in conflitto tra loro,
- come azioni mirate ed efficienti senza metterne in atto altre inutili o dannose.
Il tutto sembra di una
banalità disarmante, e, di fatto, sembra che dalla logica insita nelle tre
proposizioni formulate da Guglielmo di Ockham, difficilmente esca qualcosa di
diverso di prescrizioni astensive dal fare cose inutili.
Soggettivismo
etico
Eppure, a me sembra che
nel pensiero del frate filosofo, sia contenuto un importante strumento logico efficace
per contrastare la dialettica che agita la realtà oggi vista attraverso
ideologie che propongono comportamenti conformi alle pulsioni di un mondo
edonistico e che si estrinsecano nello svolgimento di atti conseguenti ad una volontà che non supera
l’espressione di ozio, ignavia, accidia e disprezzo.
Oggi sembra vincente il
solo dar corpo ai propri desideri con la pretesa che ogni appassionata bramosia
sia considerata come un diritto svincolato dalle obbligazioni necessarie per esercitarlo.
Se le istituzioni,
scivolando verso forme di barbarie irreversibili, continueranno ad assecondare
la ricerca della verità senza consapevolezza di una realtà trascendente, la
decadenza sarà inevitabile.
Con l’impegno di fugare
seriamente questa tragica prospettiva, sembra opportuno riconsiderare l’azione
politica non più sotto l’ombrello dell’idealismo, ma rifarci ai tempi lontani
in cui i comuni europei pretesero di avere voce sull’impero e sulla chiesa. Non
basta affermare che il Popolo è
sovrano: il Popolo pretende che il
potere gli consenta di esprimere e di vedersi soddisfatta la richiesta di
vivere liberamente le proprie scelte.
Le tre proposizioni di
Ockham, suggeriscono di tornare sulla
concretezza di un mondo dove le persone si comportano secondo ragione e
agiscono con la finalità di conciliare i reciproci interessi con spirito di
solidarietà e amore nel pieno rispetto dell’ambiente conservato a misura di
uomo.
A questo punto, c’è da
chiedersi se i segni della riforma protestante siano ancora validi in direzione
di un mondo spinto a unificarsi per effetto di movimenti pacifisti, femministi
e ambientalisti che coniugano l’individualità attraverso sentimenti paternalistici
che si traducono in un mero esercizio di assistenza umanitaria anziché esercitarla
secondo vincoli imposti da una socialità solidale. Quanto succede nei tempi
nostri, spiega il grande movimento ecumenico cattolico che conduce a
riunificare le chiese e a proclamare la libertà di tutte le religioni che
segnano un nuovo orizzonte dove la spiritualità sia da guida alla corporalità.
Insomma, penso che sia
la Chiesa cattolica stessa che si avvii al completamento della riforma proposta
da Lutero e che stia abbandonando le velleità della controriforma!
Come già detto, è
necessario che si formi un’Etica
dell’Umanità, già in parte proclamata nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, e, a tal fine, è
necessario consolidare la laicità delle istituzioni civili contro i “Principi e
Sinodi” che hanno manipolato la Bibbia per legittimare la propria autorità e
contro la “dea Ragione” sottesa verso una democrazia di solo Progresso tecnologico ma troppo invasiva
sulle scelte di vita delle singole persone.
Bibbia e ragione non
sono più il sostegno del retto vivere e il baluardo contro il male; ecco dunque
compiuto il momento per rifarci al pensiero dei tempi in cui un filosofo religioso
s’inserì nella disputa sugli universali per dare voce a chi produce e lavora,
alla richiesta di seguire, con spirito libero, la via verso un’etica comune
condivisa universalmente.
Evidentemente non si
tratta di risolvere il contrasto tra il Papa e l’Imperatore (la laicità dello
Stato è una cosa acquisita e consolidata), ma quello incentrato sul fatto
dell’esistenza di un Potere spirituale
che interferisce su quello dei detentori del Capitale, dei Media e
della Tecnologia, oggi operanti nella
città globale, costituita dal popolo degli imprenditori e dei lavoratori, già
correttamente orientati su precisi obiettivi di sano sviluppo. Costoro
rivendicano per sé la Libertà di esistere
e non quella di dover esistere esattamente come successe durante il medio evo,
al formarsi dei comuni all’ombra delle cattedrali.
Così il Popolo rivendica il potere di decidere
ed esige Libertà!
Un
esempio per l’uso del rasoio
Con un esempio desidero
proporre le istruzioni per l’uso corretto del Rasoio di Ockham. Tempo fa è stata bocciata dal parlamento italiano
una proposta di legge antiomofobica.
Ecco gli elementi già
raggruppati e pronti alla rasatura.
In Europa e in particolare in Italia, moltitudini di
persone commettono violenze contro gli omosessuali che esercitano di notte in
modo chiassoso nelle vie della città.
In Italia il fenomeno è particolarmente grave, quindi
occorre prevedere un’aggravante penale per chi delinque nei confronti di
omosessuali particolarmente soggetti a essere colpiti dagli omofobi.
L’art 21 della Carta
europea dei Diritti Fondamentali e della Cittadinanza, prevede –come già
riferito più sopra - che ogni
discriminazione è vietata anche sul sesso, (…) la nascita, gli handicap, l’età
o le tendenze sessuali.
Domanda:
“E’ necessario moltiplicare in tanti l’elemento
discriminatorio, anziché generalizzare in modo proprio il concetto al fine che
si vuole raggiungere (cioè prevenire la violenza del discriminatore)”?
C’è chi risponde:
“Siccome la discriminazione omofobica è più virulenta in
Italia che altrove, sembrerebbe opportuno includerla come aggravante ai reati
penalmente perseguibili”.
La risposta è errata
per l’effetto n. 1 del rasoio. Moltiplicare i casi di discriminazione violenta porta
a considerare il discriminante come reato e non la violenza in sé. Il più delle
volte, l’aggressività è avviata dalla protesta del discriminatore disturbato
dai rumori in strada alla quale il discriminato reagisce in modo sconveniente e
offensivo. Pretendere la quiete pubblica non è reato e, quindi il rimedio
consiste nel ripristinarla punendo i violenti, indipendentemente da chi siano,
con le norme di diritto comune. La legge non può prevedere una pena più importante
a chi procura un occhio pesto ad un’altra persona, quando quest’ultima, in
effetti, è il provocatore.
E’ qui anche opportuno osservare che, nel citato art. 21 della Carta, gli elementi sono troppi ed elencati in modo scorretto, perché sono poste sullo stesso piano tanto le opinioni personali su temi immanenti, quanto quelle su temi religiosi che toccano la sfera del trascendente, urtando la sensibilità dei credenti in Dio che sono di gran lunga in maggioranza rispetto agli atei. Infine, il Costituente ha commesso una contraddizione di fondo: ha dimenticato di elencare, tra le discriminazioni, quelle etero fobiche, per non parlare della pedofilia!
In virtù di questa norma, dovrei considerarmi malato, anche se, contro costoro, non nutra sentimenti di violenza, ma solo di riprovazione quando, vestendosi di falso orgoglio, fanno mostra vanitosa di sé.
Concludo col chiedermi se il malato sarei io stesso eterosessuale, oppure l’omosessuale che mette in mostra ciò che lo discrimina da me?
Concludo col chiedermi se il malato sarei io stesso eterosessuale, oppure l’omosessuale che mette in mostra ciò che lo discrimina da me?
L’interdipendenza
dei fenomeni e tra i fenomeni
Nelle scienze sociali, molti errori nascono dal non
intendere la necessità dell’analisi per lo studio delle varie parti di un
fenomeno concreto seguita dalla sintesi che è normalmente praticata nelle
scienze naturali nel formulare le teorie. Lo scriveva Vilfredo Pareto nel - Trattato di sociologia generale -
Volume primo - §§ 32-36. Continuava
col sostenere che l'errore
nasce nel negare la verità di una teoria, perché non spiega ogni parte di un
fatto concreto; e, sotto altra forma, lo stesso errore sta nel volere includere
in una teoria, tutte le altre teorie analoghe ed anche estranee.
L’errore è tanto più
rilevante quanto sono il numero delle variabili interessanti il fenomeno
osservato e soprattutto se le costanti considerate sono difficilmente
misurabili e collocabili nel processo di cause ed effetti nei e tra i fenomeni
osservati. La difficoltà nel collegare le varie teorie ai fenomeni, i fenomeni
tra di loro e risalire alle teorie attraverso i fenomeni è spiegata bene da
Pareto nella figura della pagina precedente.
Sia O un fenomeno concreto. Per analisi, separiamo in esso vari fatti c, e, g. Il fatto che quelli ad esso analoghi, cioè a, b, sono uniti da una certa teoria, dipendono da un principio generale P. Similmente i fatti analoghi ad e, che, con d, f danno un'altra teoria Q; e i fatti g, con h, i che danno un'altra teoria R; e via di seguito per tutti i fatti legati alle rispettive teorie.
Queste teorie sono studiate separatamente; poi, per conoscere il fatto concreto 0, si uniscono insieme i risultati c, e, g... delle teorie. All'analisi si fa seguire la sintesi e … patatrac si offre la cittadinanza agli extracomunitari secondo un curioso principio che la cittadinanza integra i popoli e le etnie!!.
La conclusione è sbagliata; la sola teoria corretta sta nel dire che le teorie P, Q, R sono solo parte del fenomeno 0. Se, dal punto di vista sociale, esiste una Teoria (Diritto) di cittadinanza e se in una nazione europea, come l’Italia, sono ammesse Persone extra comunitarie, l’integrazione non sarà possibile sino a quando saranno realizzate tutte le condizioni di compatibilità di convivenza sociale e non solo quelle attinenti alla cittadinanza.
Nelle scienze
economico-sociali si devono applicare i fatti rilevati e aggiungere le relative
nuove teorie non sostituirle con altre che sconvolgono le connessioni di
interdipendenza scaturenti dalla logica e dalla matematica. L’esempio nella
figura chiarisce bene la cosa, ma, meglio ancora, si può capire con un caso
concreto che sostanzialmente porta alle stesse conclusioni applicando le tre
proposizioni di Ockham.
Tassare i
ricchi?
E’ corretto aumentare
le imposte ai ricchi per aiutare i poveri? La risposta interessa l’etica, il
diritto, la sociologia, l’economia, la psicologia e le scienze della finanza.
Ad ognuna di queste discipline corrisponde una teoria che dà una risposta alla
domanda, e, nella tabella A tento di
rappresentare il tutto al fine di delineare un corretto indirizzo per formulare
una risposta complessiva soddisfacente. Innanzi tutto occorre stabilire quale
sia l’intervento più diretto al soddisfacimento dello stato di bisogno dei
poveri, col ricavato della tassazione e ritengo che il sussidio sia quello più
indicato.
Poi, suppongo che il
provvedimento serva per alleviare la povertà in senso generale e, a tal fine,
espongo i sei ordini coinvolti per sopperire specificatamente a questo disagio.
Nel primo ordine vi è il disagio
psicologico, poi quello sociologico;
dal terzo a quinto, rispettivamente, i
disagi economici, i problemi della finanza pubblica e gli aspetti giudiziari;
infine, al sesto ordine ed ultimo, l’ossequio
ai principi etici. Accertato che l’origine della povertà sta nella disagiata condizione psicologica e sociale
causata della chiusura delle imprese di un particolare settore sull’intero
territorio nazionale, il provvedimento corretto interessa principalmente l’Economia, che dovrà presiedere al
reperimento di nuove risorse per far fronte all’emergenza che si manifesta
anche per i suoi aspetti sociali.
In Economia dovranno essere travate soluzioni compatibili con
l’osservanza dei Principi del diritto, della finanza pubblica . ed etici.
Tab A - Rimozione del disagio
Teorie
|
Ordine
|
Variabili e Costanti endogene
|
Provvedimenti
|
||
Finalità
|
positive
|
negative
|
verso la collettività
|
verso la persona
|
|
Psicologia
|
1
|
Opportunità occupazione, utilizzo dei nonni, solidarietà
ecc.
|
Chiusura fabbriche e negozi.
|
Ammortizzatori sociali, Aggiornamento professionale, Promozione solidaristica
ecc.
|
Sussidi, diminuzione delle imposte, quoziente familiare,
assistenza agli anziani ecc.
|
Rimozione del
disagio della Persona
|
|||||
Sociologia
|
2
|
Popolazione per classi di reddito.
Diffusione del benessere.
|
Aumento delle persone che varcano la soglia di povertà ed
entrano in quella di indigenza.
|
Individuazione del disagio: disoccupazione o
sotto-occupazione ; scolasticità ecc.
|
Attenzione agli aspetti strutturali e dei servizi nel
territorio.
|
Rimozione del
disagio sociale
|
|||||
Economia
|
3
|
Indice di pressione fiscale per classi di reddito.
|
La pressione fiscale grava troppo sui redditi medi. Scarso
incentivo a maggiori guadagni.
|
Alternative alla maggiore tassazione. Riduzione della
spesa pubblica e degli sprechi.
|
Una maggiore pressione sui redditi alti non stimola la
formazione del risparmio e la propensio-ne agli investi-menti.
|
Equilibrio tra i
fattori di produzione
|
|||||
Finanza pubblica
|
4
|
Maggiori entrate.
|
Non si ricavano imposte dai poveri.
|
Controllo della spesa. Eliminazione degli sprechi.
|
Meno tasse, meno evasione. Lotta all’evasione fiscale.
|
Controllo del debito
pubblico
|
|||||
Diritto
|
5
|
Equità fiscale applicata ai redditi. Tasse solo per
servizi corrispondenti.
|
L’imposta patrimoniale distrugge ricchezza.
|
Introduzione di un’aliquota fiscale unica.
No all’imposizio-ne per classi di reddito.
|
Nessuna imposizione su redditi sotto la soglia di povertà.
|
Giustizia
|
|||||
Principi etici
|
6
|
Persone Patrimoni
|
Le tasse si applicano sul reddito. Non sul patrimonio che
crea ulteriore reddito.
|
Le imposte patrimoniali non sono consentite.
I grandi patrimoni vanno costituiti in fondazioni.
|
L’indigenza è una scelta di vita da scoraggiare.
|
Dignità della
persona – Rispetto della proprietà.
|
Una breve scorsa alla
tabella porterà alla conclusione che non è ragionevole aumentare le tasse dei
ricchi per avere le risorse da dare ai poveri perché non esiste correlazione
tra ricchezza e povertà. Infatti, all’uopo, si osserva che possono essere presi
provvedimenti più efficaci nel reperire le risorse da utilizzare in minima
parte per sussidi e maggiormente per altri provvedimenti migliorativi per le
singole persone, per il territorio e per i servizi creando anche un ciclo
virtuoso che porta tutti a godere un maggior benessere.
Ecco dunque considerato nella Teoria economica, l’Elemento
Povertà, e non aggiunto come Teoria autonoma per gli altri suoi reali
effetti psicologici, sociali, giuridici finanziari ed etici propri a ciascuna
di queste altre teorie.
Riferendomi all’esempio
di Pareto, dare ai poveri ciò che si toglie ai ricchi significa creare la nuova
teoria O che tocca le Teorie P,
Q ed R sconvolgendo le rispettive
interdipendenze tra gli Elementi c,e,g.
Insomma, in Economia,
non esiste la teoria della ricchezza, la teoria della povertà, la teoria dello
sport, la teoria della salute ecc., ma esistono miriadi di elementi di varia
derivazione teorica che l’Economia politica tratta in un unico insieme. Una buona definizione è questa:
Nell'ambito delle scienze sociali, l'economia politica è «la
scienza che studia il comportamento umano come relazione tra fini e mezzi
scarsi suscettibili di usi alternativi».
Ma preferisco quest'altra di Ezra Pound: "Lo scopo di un sistema economico sano e onesto è di sistemare le cose in modo che le persone oneste possano mangiare e disporre di vestiti e abitazioni nei limiti dei beni disponibili". [4]
Ma preferisco quest'altra di Ezra Pound: "Lo scopo di un sistema economico sano e onesto è di sistemare le cose in modo che le persone oneste possano mangiare e disporre di vestiti e abitazioni nei limiti dei beni disponibili". [4]
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