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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

16 marzo 2008

Promesse, programmi e contratti: quale la credibilità?

Sul blog Meno stato + mercato + libertà ho recentemente letto lo scritto di Eugenio La Mesa il quale pone in evidenza che Unto del Signore (UdS) non può candidarsi alle elezioni del 2008 perché, come risulta dai copiosi dati Istat che riporta nel suo sito, non ha rispettato il contratto degli italiani sottoscritto nel 2001 davanti a milioni di telespettatori a Porta a Porta.


Sento il dovere di rendere testimonianza del suo utilissimo lavoro di raccolta dei dati socio economici a livello globale (il file Excel dei fatti italiani ed europei degli ultimi 10 anni, con 42 fogli contenente tutti i numeri delle 234 tabelle e grafici, aggiornato ogni volta che ci sono nuovi dati), per rilevare che meriterebbero, sotto il profilo politico, quell’esame approfondito che pochi sono disposti a compiere prima di discutere intorno ad argomenti socio-economici.


Dal 6, data di apparizione dello scritto, al 20 marzo, data in cui figura l’ultimo commento si sono succeduti venti commenti tra i quali cinque miei.
Prima di trascrivere quattro dei cinque commenti, desidero mettere in evidenza che per valutare l’idoneità di un candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (di Premier se ne parlerà quando sarà modificata la Costituzione) le tabelle statistiche non servono, perché nessun politico che abbia già ricoperto questa carica potrebbe ricandidarsi alle condizioni proposte da La Mesa.


Infatti, seguendo il suo ragionamento, nessuno può essere in grado di indovinare un dato numerico che storicamente subisce influssi indipendenti dalla volontà di chi ne ha solo il controllo parziale e condizionato da fattori esterni non prevedibili per la loro rarità di manifestazione, oppure per effetto fattori di influenza più potenti di quelli già quasi nulli del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. A questo politico, infatti, non si può rinfacciare una responsabilità di nessun dato macroeconomico: lo si può solo valutare per gli effetti delle sue decisioni quali realmente manifestano durante l'esercizio della sua carica.


Quindi, la valutazione può essere esercitata solo sulla base delle opportunità avute confrontando i vincoli operativi con l'efficacia delle decisioni operative in termini di nuove opportunità. (Solo a titolo di esempio: non so se sia stata una buona idea, da parte del ministro degli esteri in carica, di andare in Palestina e mostrarsi a braccetto col capo di Hamas! Erano d'accordo gli altri colleghi Ministri? OK! Forse vale la regola che chi tace acconsente!).


Nonostante questa osservazione, nel post in esame, i commenti hanno prevalentemente riguardato la più o meno veridicità delle affermazioni dei politici e nulla è stato detto, invece, sulla personalità dei concorrenti.
Questo è grave perché la cultura politica nel nostro paese continua a riferirsi a risultati collegati a ragionamenti ideologici e non alla dinamica dei fatti governati dalla capacità delle persone.


Basta fare il confronto tra il modo di fare elezioni negli Stati Uniti e nel nostro.
In USA, le primarie sono agoni tra gruppi di persone durante le convention per scegliere una candidatura; in Italia i candidati sorgono per un effetto domino di cooptazioni clientelari come nel caso del PD, o per dominio carismatico come quellio di UdS nel PdL.


La verità è che non riusciamo a crearci un orizzonte politico oltre le immediate emergenze e la situazione è giunta a tal punto che nel territorio non esiste più controllo politico.
I casi Di Pietro e Mastella lo dimostrano!
Per le prossime elezioni del 13 aprile, c’è poco da scegliere.


Personalmente sceglierò di votare seguendo questo ragionamento che appunto ho esposto nei miei commenti e che qui ribadisco:



1. Anziché dibattere sulle percentuali di successo conseguite da un governo sulle proposte contenute nel programma con il quale si è presentato alle elezioni - sulle quali ritengo che un dibattito non abbia alcuna utilità - mi parrebbe più utile vagliare la credibilità del personaggio aspirante alla carica, in relazione:


1 alla sua formazione,


2 al suo orientamento culturale e


3 ai progetti cui ha dato corso nel suo percorso di vita.


Se, ad esempio, si mettono a confronto Prodi e Berlusconi, e date un voto da 1 a 10 ad ognuna delle categorie di cui sopra, non avreste bisogno di perder tempo a commentare l’articolo di Ricolfi sulla Stampa.

Fate questa valutazione per ognuno degli altri candidati premier, e tra qualche giorno per ognuno dei candidati alla Camera, al Senato, alle province, alle regioni ed ai comuni … e avrete le idee chiare. Preliminarmente date O (zero) a chi della politica ne ha fatto un mestiere come funzionario di partito.

2. In politica la verità non va mai cercata, come anche, la ricerca della verità non è compito della magistratura. La politica tratta solo cose credibili in relazione agli obiettivi che si vuol raggiungere; come anche la magistratura deve rendersi credibile nel condurre in porto la giustizia.

Il male dell’Italia è tutto qui.
Basta cercare la verità! Lasciamo ai religiosi cercarla; dico ai religiosi nei
quali includo anche laicisti ed atei!
Propongo O (zero) ai funzionari di partito perché sono proprio quelli che per primi sventolano la loro bandiera di verità e per primi vedono sprofondare la loro credibilità nell’abisso delle persone da svergognare.


Se liberalismo non tratta di cose credibili, non so quale altra definizione dare al liberalismo.
Riconosco tuttavia che i funzionari di partito vanno distinti in due categorie: quelli che sbandierano una verità e pretendono di essere leader e quelli che lavorano per rendere redibile il loro leader (solo che quest’ultimo tratti di cose credibili).


Con queste poche regole sono sicuro che possiamo salvare l’Italia dal marasma nel quale è caduta. Diamoci da fare e buttiamo al macero il ciarpame residuale delle antiche ideologie.

3. Credo che ci sia una grande differenza tra la democrazia istituita negli Stati Uniti e quella nostra, italiana.

La cosa è di tutta evidenza e non credo occorra parlarne ancora.


La pecca di Berlusconi è che, numeri alla mano, non ha detto la verità (che come
detto sopra non va richiesta ad un politico).

Poi ha instaurato un regime di
duopolio spezzando il monopolio RAI.
Con le nostre derelitte istituzioni non potevamo sperare di più.
Bene, a mio parere, occorre semplicemente fare questo ragionamento. Partendo da destra e sinistra o da sinistra a destra osservare cosa hanno fatto i candidati leader di oggi nell'ultima legislatura così ingloriosamente terminata.


Io dico solo: tutti a casa tranne: ditelo voi, accetterò la vostra conclusione se mi convincerete.

4. Sono l'uomo della strada che sperava che durante il governo di UdS s'avverassero i molti desideri reiteratamente espressi da lui medesimo e da me attesi, ma sempre repressi dai suoi stessi alleati.
Non posso che ripetere che nelle cose politiche dobbiamo smettere di cercare verità incollate a schemi ideologicamente precostituiti.

Cerchiamo, invece, solo la fattibilità di proposte politiche presentate da persone credibili.
Con quanto dico, mi sembra anche di essere molto coerente con il testo della testata di questo blog: meno stato non vuol dire niente stato; più mercato non vuol dire solo mercato; più libertà non vuol dire solo libertà. Vorrei anche aggiungere più liberalità non vuol dire meno socialità.


Guai se dalle prossime elezioni il PD non dovesse comporsi come partito costituente un opposizione compatta in grado di dialogare con la maggioranza nell’avvio del radicale rinnovamento che da troppi anni attendiamo!


Attenzione!

Parlo di rinnovamento e non di riforme; di rinnovamento e non di rifondazione; di rinnovamento nel senso di portare lo stato a servizio dei cittadini e i cittadini a servirsene solo al soddisfacimento dei bisogni della collettività secondo sani principi di sussidiarietà.



11 commenti:

  1. Sarò troppo ingegnere, troppo legato ad un mondo in cui le cose possono essere previste e preordinate, ma non posso comunque essere d'accordo con alcune tue affermazioni.
    1- se per verità intendi quell'unico concetto che si pone come assoluto, imprescindibile, indiscutibile, forse la sua ricerca non fa parte della politica. Tuttavia, da visonario, mi piace pensare che su certe questioni debbano esistere delle soluzioni ottimali, non discutibili. Dalla forma di governo al problema della spazzatura, usando gli strumenti razionali di cui siamo dotati, si deducono quelle che sono le risposte migliori. (E per me la democrazia non è sicuramente una scelta saggia).
    2- Io dico tutti a casa, punto. Solo facce nuove e giovani. Gewnte che abbia voglia di lavorare e che si sbatta per trovare delle soluzioni. Tecnici, tecnici, tecnici.

    Pur utilizzando il tuo metodo di valutazione, non riesco a decidere per chi votare. Di base sono di destra, ma non è che il Berlusca mi sconfifferi: è divenuto troppo demagogico, rispetto ai primi tempi. La sinistra per contro non è coesa.
    Non penso si possa scegliere con un criterio così razionale come quello che proponi, che lasdcia comunque molto spazio alla soggettività del giudizio, specie sulla azioni compiute.

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  2. Ciao, sono Manuel di ManuBlog. Ho letto il vostro blog e l'ho trovato molto interessante.. volevo chiedervi se volevate fare uno scmabio di link..
    Se l'idea vi garba, fatemelo sapere..ok? Ciao e in bocca al lupo!

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  3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  4. Caro Manuel,
    rispondo se volevo fare lo scabmio
    di link ... L'idea mi garba, ve lo faccio sapere ok!
    Sì. OK.
    Ciao.
    P.S. Non so se mi dai del tu o del voi. Un po' più di attenzione nello scrivere, non sarebbe male!
    Per fortuna tua il tuo blog non è quello che appare da quanto mi hai scritto e, per la verità, dico che mi piace.

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  5. Al mio lettore anonimo ho risposto ponendogli queste uteriori domande.
    -----------
    Prodi è una persona che pensa di aiutare il paese o fare gli affari suoi con i soldi degli altri?
    Meglio votare un esecutivo guidato da un imprenditore privato, che da un ex boiardo.
    Se vuoi fare un paragone Prodi sta a Eltsin come Berlusconi sta a Putin. Tu dirai che Putin non è un imprenditore ed io rispondo che Berlusconi è stato imprenditore (oggi vive di rendita nelle sue ville e nei suoi castelli) e come statista (lo è dal 1994) gli manca un fattiva spregiudicatezza che solo chi proviene dai servizi segreti è in grado di esprimere.
    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=21251
    Rispondi ad un’altra domanda. Secondo te un Presidente del Consiglio, può continuare a fare l’imprenditore? Chi, tra Prodi e Berlusconi ha trasformato la Presidenza del Consiglio in una banca d’affari? Mi sembra che la cosa sia sotto gli occhi di tutti e solo pochi si scandalizzano. L’ostacolo maggiore viene dal grande capitalismo privato italiano che ostacola la piccola impresa e, con la benedizione dei sindacati, continua a far affari usando il governo.
    Le lobby devono agire sul parlamento e non intrallazzare con l’esecutivo. Il nostro è divenuto un paese chiaramente corporativo.
    Questo è un problema che supera i partiti e il bipolarismo.
    Ciao
    Piero

    RispondiElimina
  6. Caro Piero
    D = domanda; R = risposta
    D Prodi è una persona che
    pensa di aiutare il paese o fare gli affari suoi con i soldi degli
    altri?
    R Quel che passa in testa a Prodi nessuno può saperlo e quindi è
    una domanda inutile. Vedo solo che ha operato bene dove Berlusconi ha
    dimostrato limiti inaccettabili.

    D Meglio votare un esecutivo guidato da
    un imprenditore privato, che da un ex boiardo.
    R Dipende dall'imprenditore o dal boiardo. Un ottimo ingegnere può essere un
    pessimo direttore. Ripeto a Berlusconi sono state offerte occasioni, ma
    ha dimostrato di non rendersi conto in mille maniere di quello che è
    uno Stato. La volta scorsa ne avevo elencati tre, ma se ne possono
    aggiungere una sfilza, seppure meno importante. I suoi successi di
    imprenditore sarebbero un buon biglietto da visita, ma lo ha sfruttato
    ed ha fallito. Prodi ha dimostrato di essere uno statista, di avere
    senso dei suoi limiti e l'altra volta aveva puntato di farci entrare
    nell'euro e c'è riuscito, questa volta di ridure il deficit, e anche
    questa volta ci è riuscito, senza timore della popolarità. Da notare
    che le critiche a Prodi sono quelle che subisce qualunque dirigente
    abile di un certo livello, tutta roba da portineria, in questo mi
    sembra di essere alla Solvay.

    D Se vuoi fare un paragone Prodi sta a
    Eltsin come Berlusconi sta a Putin. Tu dirai che Putin non è un
    imprenditore ed io rispondo che Berlusconi è stato imprenditore (oggi
    vive di rendita nelle sue ville e nei suoi castelli) e come statista
    (lo è dal 1994) gli manca un fattiva spregiudicatezza che solo chi
    proviene dai servizi segreti è in grado di esprimere.
    R Non ho nessuna idea su Eltsin, ricordo le polemiche per le sue ubriacature e per gli intrallazzi con cui è arrivato al potere, comunque non ne so nulla per fare dei paragoni. Ma a Berlusconi per paragonarlo a Putin non manca
    solo la speriudicatezza, manca il senso dello Stato e la capacità di
    governare. Il governo di un paese come la Russia è immensamente più
    complicato di un paese come l'Italia, Berlusconi in Russia sarebbe
    stato solo una marionetta ancora più irrisa di Eltsin, pur non avenco
    nulla a che fare con l'alcool.

    D Rispondi ad un’altra domanda. Secondo te un Presidente del Consiglio, può continuare a fare l’imprenditore? Chi, tra Prodi e Berlusconi ha trasformato la Presidenza del Consiglio in una banca d’affari? Mi sembra che la cosa sia sotto gli occhi di tutti e solo pochi si scandalizzano.
    R Non se ne scandalizzano perché il fatto concretamente non sussiste, non solo ma mai se ne è parlato come delle vergognose leggi ad personam.

    D L’ostacolo maggiore viene dal grande capitalismo privato italiano che
    ostacola la piccola impresa e, con la benedizione dei sindacati,
    continua a far affari usando il governo.
    R Dubito che le cose stiano così, il grande capitalismo farà lobby come la piccola impresa, ma con maggiori mezzi. Normalmente un governo dovrebbe riequilibrare la cose, ma per come funzionano gli enti preposti non c'è da stupirsi. In quanto ai sindacati preferiscono le grandi imprese perché sono rivolti ancora al passato, molti non hanno superato le asinerie del marxismo e soprattutto nelle piccole imprese hanno bassissimo peso. Purtroppo in
    Italia più che altrove abbiamo delle vischiosità storiche di cui ci
    possiamo liberare solo molto lentamente. Guai ad accelerare più di
    tantol come ci dovrebbero insegnare i guai combinati da Gorbaciov in
    Russia.

    D Le lobby devono agire sul parlamento e non intrallazzare con
    l’esecutivo. Il nostro è divenuto un paese chiaramente corporativo.
    R Ma in tutti i paesi del mondo le lobby intrallazzano come meglio
    possono con chiunque possa tornare utile. Ma in Italia nessun governo
    ha avuto a disposizione strutture amministrative adeguate, e forse solo
    pochissimi se ne sono preoccupati, Berlusconi mi sembra meno degli
    altri.

    D Questo è un problema che supera i partiti e il bipolarismo.
    R Veramente no, i partiti dovrebbero elaborare idee da realizzare proprio
    per risolvere questi problemi. Il bipolarismo non so se aiuta o meno,
    in teoria dovrebbe assicurare maggiore governabilità, ma con la legge
    escogitata da Berlusconi le cose sono peggiorate. E noi vogliamo ridare
    fiducia a un tipo del genere, per fare altre leggi. Berlusconi è solo
    un fantastico acchippavoti, ma un fallimento per il paese.
    Ciao

    RispondiElimina
  7. A mio parere ogni valutazione sulla credibilità di Berlusconi si chiude qui. Di Prodi non vale parlarne più se non per gli altri guai che riuscirà ancora a combinare, prima di uscire dalla tana che si è costruito a Palazzo Chigi.
    In Veltroni vedo il nulla se non le costruzioni in cartongesso che sono affiorate nelle sue spettacolari manifestazioni culturl-shiccose in campo cinematografico e quelle civil-popolari con piscina, ahimè più durevoli, che sorgeranno in virtù del piano regolatore di Roma approvato in modo bulgaro - il giorno prima di dimettersi da sindaco - dal Consiglio comunale di Roma.
    -----------
    Quale la conclusione? Non c’è campagna elettorale. Per il 13 aprile è prevista la chiamata al voto degli italiani non per eleggere ma per nominare persone riciclate. Dai giornali sembrerebbe di leggere che agli italiani costerebbe meno rieleggerle che mandarle in pensione per godersi le rendite d’oro. Almeno farebbero qualcosa … dicono.
    Io sto dalla parte di chi pensa che ai non rieletti spetti solo un processo per i risarcimento degli atti dannosi commessi (dopo il rinnovo del Consiglio Superiore della Magistratura)!
    Comunque, la questione ha solo una valenza etica, perchè il credito di queste persone non è sufficiente per la rifusione dei danni per le perdite che il Paese ha sofferto in termini di sviluppo.
    -------------
    Per il mio lettore anonimo non ho altro da aggiungere, se non il fatto di riconoscergli che, dal suo punto di vista, può anche aver ragione, perché sembra non voler far apparire un velo di speranza per un futuro che si risolverà nel senso contrario alla sua profezia. A mio parere si nasconde sotto l’anonimato per scaramanzia celando il desiderio che tutti hanno perché si riveli la “follia” che faccia diventare brava gente la burocrazia italiana, che gli imprenditori possano operare senza inciampi e che i sindacalisti tornino nello loro cellule per discutere, fuori orario di lavoro, con i rispettivi padroni, come da sempre avrebbero dovuto fare.
    http://www.pibond.it/argomenti/eventi_di_ieri_visti_oggi/follia.htm
    -------------
    Al mio lettore anonimo, infine voglio dire che è falso in virtù del terzo principio della termodinamica:
    “nello stato a minima energia l'entropia ha un valore ben definito che dipende solo dalla degenerazione dello stato fondamentale”
    Ecco il risultato storico: dal 2 giugno 1946 ad oggi! Siamo alla degenerazione dello stato fondamentale. Ora l’Italia non è in un vaso di vetro isolata dal resto del mondo. Si sa che se il vetro si incrinasse in qualche punto della superficie ne seguirebbe, all’istante, un bel botto che rimetterà in moto il sistema.
    Io penso che sia meglio un implosione che un esplosione. Voi che ne dite?
    In un altro post.
    Nel frattempo, Anonimo! Svela chi sei.

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  8. Trovo il suo ragionamento interessante ma fallace.
    L'iter di scelta da lei proposto, può riferirsi a lei e un cerchia limitata di persone, perchè troppo difficile da portare a compimento.
    parlando a titolo personale credo che ci debba essere una sorta di equivalenza di logica tra il ragionamento e il ragionatore ed io non penso di possedere tale linearità di pensiero.(se se seguissi il suo ragionamento logico, non essendo io altrettanto logico credo che il risultato sia una risposta errata)
    Da ciò, essendo le elezioni un processo di scelta popolare, trovo il suo ragionamento "elitario" e quindi difficilmente applicabile.
    Io ritengo di poter provare a relativizzare l'operato politico, portandolo in un contesto più ampio di dinamiche economiche (quindi staccandomi da una valutazione del programma), non condividere la ricerca della verità politica (non esiste a livello scientifico -visione Popper- figuriamoci in politica), affidarmi a criteri razionali quali la formazione, l'orienatamento culturali e progetti, ma non posso comunque staccarmi dalla mia soggettività e dai meccanismi incontrollabili della fiducia.

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  9. Vorrei spiegare meglio il commento postato ieri.
    Credo che il ragionamento da te proposto sia specialistico, perchè ristretto a pochi, mentre sarebbe meglio una procedura generalista.
    Mi è venuta in mente, a proposito, una citazione di Pascal: "bisognerebbe che non si potesse dire si uno:"E' un matematico", nè "è una persona eloquente", ma "è un galantuomo". Questa qualità universale è l'unica che mi piaccia. Quando, vedendo qualcuno, ci torna alla mente il suo libro, è un cattivo segno; vorrei che non ci si accorgesse di nessuna attitudine particolare se non nel momento e nell'occasione di farne uso. Altrimenti, c'è da temere che una qualità spicchi sulle altre e faccia battezzare con un dato appellativo chi ne sia dotato; vorrei che si notasse che uno parla bene solo quando ci fosse da parlare bene, ma che allora ce ne accorgessimo."
    Vedi Pibond, io politicamente parlando, come d'altra parte nella vita di tutti i giorni, sono alla ricerca dell'unica caratteristica che mi faccia sperare: l'essere galantuomo.
    Riconducendomi alla discussione specialismo vs. generalismo, credo che "matematico, eloquente" siano qualità specialiste, mentre la "galanteria" sia l'unica qualità generalista.
    Io non voglio persone con un curriculum eccellente e una formazione culturale seria (che non fa male), ma cerco soprattutto delle "brave persone" di cui potermi fidare.
    Se devo dare il potere di governarmi a una persona, la qualità che desidero possieda è la bontà, l'unica qualità generalista.

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  10. Caro VdD, scusa per la sigla che non userò mai più, ma questo post, già lungo di suo, zeppo di commenti chilometrici, intendevo chiuderlo con il terzo principio di termodinamica per continuare il ragionamento su un altro post e, trasferire il tutto in una sezione del mio sito.
    Invece mi proponi ancora due aspetti di un unico problema.
    1. L'elitarietà di un processo che porta alla verità tra proposta politica e realizzazione politica, da una parte,
    2. e poi quella dell'essere galantuomo cioè un garante di sé stesso offerto agli altri verso ciò che si realizzerà di quanto ha detto di fare.
    Un po' di pazienza! Debbo rispondere anche a Kara che, forse, ha ancora problemi per la cucina. Per il salotto, penso che abbia risolto.

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  11. Caro Piero, purtroppo non ho il tempo di analizzare compiutamente i tuoi interessanti blog. Spero che distinguerai i miei commenti dallo scritto tuo, avevo messo il grassetto ma qui non è venuto fuori E HO MESSO TRE LETTERE MAIUSCOLE DA AAA a III. Tuttavia a caldo faccio qualche commento a questo:

    Personalmente sceglierò di votare seguendo questo ragionamento che appunto ho esposto nei miei commenti e che qui ribadisco:

    1. Anziché dibattere sulle percentuali di successo conseguite da un governo sulle proposte contenute nel programma con il quale si è presentato alle elezioni - sulle quali ritengo che un dibattito non abbia alcuna utilità - mi parrebbe più utile vagliare la credibilità del personaggio aspirante alla carica, in relazione :

    AAA Beh dare una occhiata ai risultati conseguiti direi di si

    1 alla sua formazione ,

    BBB Prodi ha una formazione economica seria e ha dimostrato di essere uno statista senza paura della impopolarità. Berlusconi è un formidabile venditore, un favoloso imprenditore, ma non certo uno statista.

    2 al suo orientamento culturale e

    CCC Prodi ha una solida cultura, Berlusconi ha una cultura da varietà, non per nulla è un formidabile gaffeur.

    3 ai progetti cui ha dato corso nel suo percorso di vita .

    DDD Prodi è stato un eccellente Boiardo di Stato, i giudizi negativi letti nella stampa sono le classiche balordaggini dei sinistri. Berlusconi è stato un ancor più bravo manager delle sue imprese, ma purtroppo non ha nessun senso dello Stato e del Pubblico persino nel senso più liberale Berlusconi lo ritengo invotabile per tre motivi principali:

    1) Non ha controllato il debito pubblico italiano, gli è scappato di mano, basta questo per eliminare un qualsiasi candidato per me.

    2) L'euro è di Prodi, ma l'applicazione è di Berlusconi che è stato incapace di controllare il trasferimento di reddito tra dipendenti e autonomi ( semplifico per sintesi ). Non è vero che era normale subire gli aumenti ingiustificati avvenuti. E questo è stato un male perché impoverendo il reddito fisso si è diminuito le indispensabili necessità di consumo per alimentare gli autonomi. Questo non significa che Prodi lo avrebbe evitato, ma c'era allora Berlusconi che ha dimostrato di non essere all'altezza.

    3) Non aver controllato il raddoppio del prezzo del mercato immobiliare, probabilemtne dovuto al malaccorto modo in cui fu fatto il rientro dei capitali dalla Svizzera, da apprendisti stregoni. Questo provoca un ulteriore trasferimento di reddito alterando il sistema dei consumi.

    E questi sono già motivi più che sufficienti per bocciare Berlusconi, che riesce a imperare da grande venditore, calunniando il povero Prodi, le cui tasse sono in realtà tasse indotte dalla cattiva gestione di Tremonti e di Berlusconi. Certo che si è fatto fuori Prodi, la cui cura forse è un po' indigesta, ma poco possiamo prevedere di Veltroni, il quale però ha avuto il coraggio di eliminare molta zavorra, cosa anche qui dove Berlusconi non brilla.

    Se, ad esempio, si mettono a confronto Prodi e Berlusconi, e date un voto da 1 a 10 ad ognuna delle categorie di cui sopra, non avreste bisogno di perder tempo a commentare l'articolo di Ricolfi sulla Stampa. Fate questa valutazione per ognuno degli altri candidati premier, e tra qualche giorno per ognuno dei candidati alla Camera, al Senato, alle province, alle regioni ed ai comuni … e avrete le idee chiare.

    Preliminarmente date O (zero) a chi della politica ne ha fatto un mestiere come funzionario di partito .

    EEE No, la politica non si può improvvisare, come dimostrano le gravi debolezze di Berlusconi. Oggi è di moda sputare sui partiti e i loro funzionari, facendo dell'erba tutto un fascio, ma è un grave errore. Certo vi sono funzionari disonesti e fessi, ma questo in qualunque struttura.

    2. In politica la verità non va mai cercata, come anche, la ricerca della verità non è compito della magistratura. La politica tratta solo cose credibili in relazione agli obiettivi che si vuol raggiungere; come anche la magistratura deve rendersi credibile nel condurre in porto la giustizia. Il male dell'Italia è tutto qui.

    Basta cercare la verità! Lasciamo ai religiosi cercarla; dico ai religiosi nei quali includo anche laicisti ed atei!

    Propongo O (zero) ai funzionari di partito perché sono proprio quelli che per primi sventolano la loro bandiera di verità e per primi vedono sprofondare la loro credibilità nell'abisso delle persone da svergognare.

    Se liberalismo non tratta di cose credibili, non so quale altra definizione dare al liberalismo.

    Riconosco tuttavia che i funzionari di partito vanno distinti in due categorie: quelli che sbandierano una verità e pretendono di essere leader e quelli che lavorano per rendere credibile il loro leader (solo che quest'ultimo tratti di cose credibili).

    Con queste poche regole sono sicuro che possiamo salvare l'Italia dal marasma nel quale è caduta. Diamoci da fare e buttiamo al macero il ciarpame residuale delle antiche ideologie.

    FFF Sono belle parole, ma purtroppo poco seguite. Ma il liberalismo non tratta di cose più credibile che altri sistemi. Anche il liberalismo è fallito, certo non ai livelli del nazismo e del comunismo



    3. Credo che ci sia una grande differenza tra la democrazia istituita negli Stati Uniti e quella nostra, italiana. La cosa è di tutta evidenza e non credo occorra parlarne ancora.

    La pecca di Berlusconi è che, numeri alla mano, non ha detto la verità (che come detto sopra non va richiesta ad un politico). Poi ha instaurato un regime di duopolio spezzando il monopolio RAI.

    Con le nostre derelitte istituzioni non potevamo sperare di più.

    Bene, a mio parere, occorre semplicemente fare questo ragionamento. Partendo da destra e sinistra o da sinistra a destra osservare cosa hanno fatto i candidati leader di oggi nell'ultima legislatura così ingloriosamente terminata.

    GGG Ma la legislatura è terminata ingloriosamente per le mogli di Dini e Mastella, non certo perché Prodi ha operato male, seppure dolorosamente per le tasse di Berlusconi, il quale mi ricorda il Moscardino del Corriere dei piccoli e Prodi il duetto Bibì e Bibò che prendevano le sculacciate del capitamo Oibò.

    Io dico solo: tutti a casa tranne: ditelo voi, accetterò la vostra conclusione se mi convincerete.

    4. Sono l'uomo della strada che sperava che durante il governo di UdS s'avverassero i molti desideri reiteratamente espressi da lui medesimo e da me attesi, ma sempre repressi dai suoi stessi alleati.

    HHH Ma io diffidavo, Berlusconi non ha nessuna cultura economica e politica, è un formidabile imprenditore privato, ma che non sa muoversi nei mille lacciuoli di una amministrazione di uno Stato, che in Italia ha milioni di difetti, ma che non si può eliminare con un colpo di spugna ( come invece si è illuso lui prendendo il potere).

    Non posso che ripetere che nelle cose politiche dobbiamo smettere di cercare verità incollate a schemi ideologicamente precostituiti. Cerchiamo, invece, solo la fattibilità di proposte politiche presentate da persone credibili.

    Con quanto dico, mi sembra anche di essere molto coerente con il testo della testata di questo blog: meno stato non vuol dire niente stato; più mercato non vuol dire solo mercato; più libertà non vuol dire solo libertà. Vorrei anche aggiungere più liberalità non vuol dire meno socialità.

    Guai se dalle prossime elezioni il PD non dovesse comporsi come partito costituente un opposizione compatta in grado di dialogare con la maggioranza nell'avvio del radicale rinnovamento che da troppi anni attendiamo!

    Attenzione! Parlo di rinnovamento e non di riforme; di rinnovamento e non di rifondazione; di rinnovamento nel senso di portare lo stato a servizio dei cittadini e i cittadini a servirsene solo al soddisfacimento dei bisogni della collettività secondo sani principi di sussidiarietà.



    III Beh qui sono totalmente d'accordo, ma credo che gli schemi ideologici sono al macero da parte di una larga componente di politici. Se togliamo le minoranze estreme e i campioni di imbecillità, che però non sono mai totalmente da bocciare nelle loro osservazioni critiche, quanto nelle loro folli soluzioni. Ho seguito, seppure superficialmente le dissaventure di Bassolino.

    Ho concluso che forse non ha compiuto azioni penalmente rilevanti (questo lo giudicherà la magistratura) ma va risolutamente cacciato dal suo posto perché ha dimostrato di essere un manager incapace. Certo è molto difficile, ma Napoli è quello che è, come l'Alitalia dove nessun manager è stato all'altezza, salvo sottrarre consistentissime risorse pubbliche. Questo è la vera vergogna. Un problema è la rimozione di manager pubblici, resa difficilissima dalla vischiosità delle decisioni. D'altronde forse che la triste esperienza del fascismo ci ha lasciato in eredità l'antidoto della indecisione. Ciao.Andrea.

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