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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

13 marzo 2008

L’uomo col cane seduto sulla panchina nel parco

Pensiero unico
Da qualche tempo sento la necessità di focalizzare il mio pensiero su caso, causa e interdipendenza.
Il tempo dovrebbe essere l'elemento determinante per definire il concetto di relazione e contemporaneità. Credo che tanti, prima di me, abbiano trattato specificatamente il tema in un sistema deterministico ma, credo, pochi, in senso generale, l'abbiano inteso come insito nella storia che passa sulle nostre teste senza che nulla possa farsi modificarla o arrestarla.
Al riguardo riferisco un evento banale della mia esistenza per puntualizzarne il contorno.
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Mi siedo sulla panchina nel parco con Oliver, guardo l'orologio, e decido di alzarmi dopo un'ora. Il tempo sarà scandito dal flusso degli eventi che intercorrono tra l'attimo in cui leggo l'orologio e l'attimo in cui la lancetta dei minuti compirà il giro completo. Sta di fatto che, prima che trascorra l'ora, un'improvvisa folata di vento preannuncia l'arrivo di un temporale. Debbo affrettatamente lasciare il campo per tornare a casa.
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Pongo il problema che sconvolge il mio programma e che  provoca la contemporanea contrarietà di Oliver e chiedo se l'anomalia sta nell'uso del mio orologio, oppure nel flusso degli eventi vissuti da ogni entità presente sul campo, con o senza nozioni di tempo. Si tratta della persona seduta sulla panchina del parco attorno alla quale si aggira il cane, della folata di vento, della percezione del temporale imminente, del libro prima aperto e poi chiuso, di Oliver e di me stesso oltre a tutte le altre entità che non hanno avuto parte attiva, di altre che hanno avuto parte sulla scena ma che non hanno relazionato con la circostanza che tento di rappresentare?
Lo scenario potrebbe enunciarsi nel modo seguente. 
Attorno alla persona seduta sulla panchina nel parco, dove si aggirano il cane, io e la coppia costituita da me stesso con l'amato Oliver, quanti mutamenti intercorrono nel lasso di tempo da quando mi sono seduto sino al momento in cui mi sono alzato dalla panchina?
Sembrerebbe che in ogni istante del vissuto si realizzi un continuo sdoppiamento di situazioni con una produzione di identità diverse che relazionano tra loro per qualche istante, o affatto. Questo ragionamento è necessario fare perché sia possibile ricostruire le poche relazioni di causa ed effetto che mi coinvolgono direttamente e le molte relazioni che si manifestano come interdipendenze tra vento, temporale, Oliver cane, il libro, la panchina sulla quale mi sono seduto e dalla quale mi sono alzato, nonché tutte le altre relazioni, a me sfuggite e inconoscibili, che avrebbero potuto coinvolgermi ma che, pur avendomi sfiorato, non sono riuscito a percepire.
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A mio parere, una teoria fondata su basi sperimentali come anche qualsiasi teoria prodotta dalla matematica e confermata dalla sperimentazione, non è in grado di spiegare logicamente l'evento così come l'ho più sopra descritto. Io, come Oliver, viviamo nel tempo e rappresentiamo una continuità, mentre l'uomo della panchina col suo cane, rappresenta una discontinuità, che, per un combinato disposto di azioni volontarie che si interconnettono con i fenomeni che si generano, creano un'ambientazione dove si manifestano, nello stesso istante, fatti anomali che danno una scossa al sistema rompendone l'equilibrio (uomo che legge seduto sulla panchina con cane che gira intorno) con una serie di relazioni interconnesse di causa ed effetto.
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Potrebbe essere prodotta qualche spiegazione, se ammettessimo l'esistenza di uno sfondo sul quale scorre la globalità degli eventi che si producono nella storia. Lo sfondo potrebbe essere il caos nel quale, momento per momento, riusciamo a percepire ciò che appare dai fenomeni che vi si manifestano. Caso, causa ed interdipendenza tra i fenomeni si svolgerebbero in un certo ambiente, e da questo verrebbero tratti e scoperti. Questo ambiente, o zona senza contorni  spaziali e temporali, rappresenta un artificio sul quale condurre ragionamenti: "quel non so, ma, per ora non mi serve saperlo" per illuminare ciò che so e serve per ispirare le decisioni che stanno a base delle mie azioni. Per rendere l’idea: quando guido l'automobile non mi serve sapere come funziona il motore, ma prestare attenzione alla segnaletica per non incorrere in una infrazione al codice stradale!
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L’artificio del caos, (ma non è il caos), non rende l’evoluzione antitetica alla creazione rendendo vana la ricerca del progenitore comune tra la scimmia e l'uomo tra qualche reperto casualmente ritrovato tra milioni di esemplari di cui mai si ritroverà traccia.
Inoltre penso che l'introduzione del concetto di caos semplificherebbe molti problemi per la matematica (?) perché la ricerca potrebbe comunque continuare a svolgersi nel paradigma fenomenico di caso, causa ed interdipendenza strettamente sulla base di quanto osserviamo deducendo, in vista di ciò che ricerchiamo col metodo deduttivo. 
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A questo punto mi si potrebbe chiedere che cosa voglio rappresentare ricorrendo ad un artificio per spiegare un'azione banale che nasce da un fatto casuale?
Qui rispondo con poche parole. Vorrei suggerire un canone utile per il ricercatore. La conoscenza va sempre circoscritta al fenomeno osservato dal punto in cui si svolge l’osservazione. Se l’osservazione dà un risultato scientifico questo, ripetuto in circostanze diverse può dare risultati diversi da quelli della teoria già formulata. Solo altre sperimentazioni in ambiente modificato potranno confermare l’esattezza della teoria.
Una teoria economica deve valere sia per il ricco che per il povero, e crearle separate significa disporre di due economie creanti due classi sociali in perenne conflitto. Così vale anche per il banchiere o per l'imprenditore, per l'agricoltore e per chi vive di rendita e anche per il lavoratore dipendente. Ognuno con la sua brava pensata, salvo il fatto di doverla cambiare come me, col mio amato Oliver che abbiamo dovuto abbandonare la panchina nel parco perché sopravviene un temporale.
Clonare un animale è possibile; clonare un uomo vorrebbe significare di riprodurne le fattezze, clonarne la personalità potrebbe esserlo anche,  ma a ché pro? Operare in tal senso si ha nozione degli effetti dei soli fenomeni di cui si ha il controllo ma gli altri. Operare in tale senso non ripropone forse il problema dell'esistenza dell'anima? Si può ignorare lo spirito quando la maggior parte elle nostre azioni sono fondate su dati casuali e su teorie non verificate?
Riprodurre il big-bang … ?
Signori ricercatori, fisici del grande e del piccolo, signori dell'ingegneria sociale ed economica, genetisti, fate pure il vostro mestiere, ma ricordate che il vostro campo di ricerca è la natura nella quale vive l'uomo. Non andate oltre!
Lasciate alle scienze umane e alla filosofia operare la sintesi delle vostre teorie! La creazione e l’evoluzione non vi riguarda: ricordate che siete tutti come chi passeggia col proprio cane. Comunque la fantasia deve vivere anche in voi. Usatela bene. Male, è pericoloso.

6 commenti:

  1. Qualcosa mi sfugge nella prima parte del discorso. Non c'è nessun problema se sei obbligato dal temporale ad interrompere le tue faccende prima del tempo. E' una tua scelta; potresti anche essere stoico e continuare a leggere sotto la pioggia.
    Forse non capisco perchè considero il tempo un ente assoluto (entro i limiti della percezione umana, intendiamoci). Le relazioni di causa-effetto si trovano così fissate su questa linea temporale fissa. E non è detto che le cause debbano necessariamente dipendere da me: possono essere imposte al sistema, come nel tuo caso, da fenomeni esterni.
    Le interdipendenze che ti crucciano sono spesso soltanto appartenti: tu subisci l'ambiente circostante sotto forma di stimolazioni sensoriali, ma sei parte attiva ad esempio verso il cane od il libro.

    Porre sullo sfondo un caos, da cui trarre senza un filo logico le azioni che costruiscono la nostra vita, può rivelarsi utile solo e soltanto se pensiamo al nostro piccolo mondo personale. Ovviamente, come sottilinei, non siamo consci di tutto ciò che accade nell'ambiente circostante. Ma se lo fossimo questo sarebbe così ricco e complesso ed intricato da sembrarci un caos. In quest'ottica legheremmo gli eventi che ci appartengono con eventi che percepiamo in questo caos, creando però relazioni fuorvianti, che potremmo chiamare caso o coincidenze. Ma saremmo sempre in errore. Occorre dunque fare un passo in più, astrarre e generalizzare, ponendo tutto in un ordine, che anche se difficile da percipire, regola l'intero universo.

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  2. Non sono io il problema,ma gli eventi che complessivamente si svolgono nell'episodio.
    La tua risposta soddisfa il fisico, ma non soddisfa il sociologo che studia i comportamenti dell'uomo nella società, che, per la maggior parte, producono azioni non logiche.
    Il mio obiettivo è una questione di metodo: non ho la pretesa di formulare una teoria del caos.
    Sto preparando un altro post sull'argomento ed il tuo intervento chiarificatore come questo sarà ancora da me molto atteso e gradito.

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  3. Il problema riguarda il sociologo dici? Intendi dire che interessa questo studioso perchè lui guarda a come ragiona il soggetto e non in base a cosa ragiona, a quali sono le cause che lo spingono?
    Cieè, il fisico studia tutto il sistema, mentre il sociologo solo la parte uomo. Ancora qualcosa mi sfugge.

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  4. Il sociologo guarda a cosa fa il soggetto in relazione a come ragiona. Il soggetto sono gli uomini, non l’uomo che è il soggetto che interessa lo psicologo. Pareto sostiene che prevalentemente gli uomini compiono azioni non logiche (il ché non vuol dire illogiche), dando luogo ad una dinamica caotica di cause ed effetti. Rimettere ordine in questo guazzabuglio implica la necessità di ricercare valori difficilmente misurabili perché assumono aspetti diversi ogni volta che si interfacciano.
    E’ come se il fisico ragionasse scambiando le funzioni tra stampante e computer e il computer cominciasse a stampare ciò che la stampante elaborasse. La cosa non succede nella realtà. Ma il risultato delle azioni degli uomini deriva da questa analoga confusione di ruoli.
    Il problema è: si può metter ordine in questo?
    Prima bisogna decidere quali sono le variabili e quali le costanti nel sistema che si vuol considerare.
    Termino qui, per ora.
    °°°
    Ancora una volta, ti prego, non dichiararti soddisfatto.
    Se può aiutarti copio uno stralcio dal Trattato di sociologia generale di Pareto (Capitolo XII – forma generale della società § 2393):
    “2393. Quindi non è erronea in sostanza l'opinione che assegna parte ognor maggiore alla «ragione» nell'attività umana, ed è anzi perfettamente d'accordo coi fatti. Ma tale proposizione è indefinita come tutte quelle che la letteratura sostituisce ai teoremi della scienza, e facilmente dà luogo a parecchi errori, tra i quali sono notevoli i seguenti …” (segue in uno dei prossimi post).

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  5. Se non fosse intervenuto, minaccioso, il temporale, non avresti potuto scrivere tutte queste ipotesi e congetture.
    A proposito, colgo l'occasione per concludere gli auguri rateali del buon anno 2009. Ciao, alfredo.

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  6. Le circostanze politiche del nostro paese che s'intrecciano con il cambiamento globale che l'umanità sta percorrendo dall'inizio di questo millennio, mi portano a riesumare questo post e, a breve, a riporre le argomentazioni di Pareto in ordine agli errori contenuti nei teoremi formulati dalle scienze umane.

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