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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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01 febbraio 2015

FERRARA, MARTEDÌ 16 SETTEMBRE 1947

Avevo 13 anni. Un motocarro passa sotto casa dove abitavo con la mia famiglia. Un ex partigiano, in piedi sul pianale, annuncia, dal megafono, che alle 16 sarebbe stata distribuita, lungo il Corso della Giovecca, la copia della Costituzione secondo il testo appena approvato nell’ultima seduta dell’Assemblea. All’ora prevista, mi recai sul posto. Con qualche ritardo e intrufolandomi nella ressa, riuscii ad averne una copia. Portai a casa questa primizia e, dopo cena, con Papà e mio fratello, si iniziò leggere la Costituzione. La lettura non andò oltre l'articolo 1.


Il testo risultava diverso da quello del progetto originario quale fu presentato dalla Commissione per la Costituzione alla Presidenza dell’Assemblea Costituente il 31 gennaio 1947 che recitava:


Dal testo traspariva l’esclusione degli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti e degli esercenti le libere professioni che avrebbero invece dovuto rientrare nella categoria dei lavoratori - pena la loro "non partecipazione" effettiva … all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Si era passati a fondare la Repubblica solo sul lavoro, spogliando il cittadino della sua propria personalità di lavoratore e riducendolo a produrre, in modo coatto, sulla base di pianificazioni economiche e sociali.





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