Sempre attuale

Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

02 giugno 2013

Per qualche tempo ...

Per qualche tempo, quanto non so, sospendo la pubblicazione di post su questo blog.  Nel frattempo, seguirò i testi degli amici su Facebook. Qui non aggiungo altro, se non risposte a chi vorrà intervenire con un proprio contributo nel box sottostante il post che riterrà essergli congegnale Molti invocano da tempo una discontinuità! Mi associo e, in particolare io, ne aspetto una - gigantesca - dal lontano martedì 16 settembre 1947. 
Avevo 13 anni. Un motocarro passava sotto casa dove abitavo, con la mia famiglia, a Ferrara, in via Palestro. Un ex partigiano, in piedi sul pianale, annunciò, dal megafono, che, alle ore 16, sarebbe stata distribuita, lungo il Corso della Giovecca, partendo dall'angolo dei 4S (*), la copia della Costituzione secondo il testo appena approvato nell'ultima seduta dell'Assemblea costituente. All'ora prevista, mi recai sul posto. Con qualche ritardo e intrufolandomi nella ressa, riuscii ad avere una copia. Finalmente, dopo tanto parlare e tanto disputare portai a casa questa primizia. 

Dopo cena, con Papà e mio fratello, iniziammo a leggere. L'art. 1  riduceva il cittadino a dipendere da un fattore unico di produzione: il lavoro, sovrapposto ai beni propagati dalla natura, all'apporto del capitale e dell'imprenditore, e, soprattutto, alla libertà operativa del cittadino, essenziale per dare concretezza alla creatività! 
Avevo, allora, in corso il tesseramento nelle file dei giovani democristiani. Papà m'impose di non entrare in politica e,  se non avessi desistito dal proposito, avrebbe querelato, per circonvenzione d'incapace, chiunque avesse sostenuto la mia adesione. Il suo intervento non fu necessario perché il segretario locale - degasperiano - fu, nel frattempo, sostituito da  un personaggio proveniente dalle file di Dossetti. In tal modo finì,sul nascere, la mia attività politica. Alla maggiore età - fu dalle elezioni amministrative del 1956 - avrei dato il voto sempre e solo ai democristiani turandomi il naso, come poi avrebbe consigliato Montanelli. Ma, col cuore, e sostenendo Andreotti che De Gasperi scoprì e volle accanto a sé sino a restare vittima del suo stesso partito. 
Ed ecco  l'enunciato opprimente che nessuno, da allora, è riuscito a ricollocare al posto che gli compete nella sua giusta dimensione.
L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Di solo lavoro è fatta la nostra esistenza? Orribile, come la canzone Mononota di Elio e Le storie tese.
Donchì, dove sei?
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(*) SSSS -->  Si racconta che “giovani squattrinati si dichiaravano «a Sén Sémpar Sénza Soldi» frequentatori dell’osteria della Campana, un casamento in angolo con via Borgo dei Leoni”… La foto immagino sia stata scattata da una finestra all’interno del castello posta sopra l’ingresso.
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