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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

07 aprile 2013

Popolari e democratici

Oggi, su il "Legno Storto", leggo, sotto il titolo di "Prediche inutili" la notizia che: "In questi giorni è stato tradotto in cinese e distribuito in Cina il “breviario liberale”, pubblicato dieci anni fa. Questo libricino, di un centinaio di pagine, è stato tradotto in tedesco, in rumeno, in spagnolo, in russo ed in molte altre lingue, così riferisce il Corriere della Sera, in un trafiletto. Si tratta di un testo che contiene idee molto corrosive per qualsiasi ideologia totalitaria. Vi è un florilegio di citazioni di autori liberali che accompagnano le considerazioni di Dario Antiseri, filosofo popperriano. Ricordiamo che è per merito di Antiseri se abbiamo conosciuto il libro di Karl Popper “La Società Aperta e i suoi nemici”, per troppo tempo tenuto nascosto dal conformismo imperante della repubblica postfascista".
 Ma cosa è questa idea liberale? Scriveva Luigi Einaudi: “Liberalismo […] è quella politica che concepisce l’uomo come fine. Si oppone al socialismo il quale concepisce l’uomo come un mezzo per raggiungere fini voluti da qualcuno che sta al di sopra dell’uomo stesso, sia esso la società, lo Stato, il governo, il capo”. A propria volta Ludwing Von Mises ha lapidariamente affermato: “Solo l’individuo pensa, solo l’individuo ragiona; solo l’individuo agisce”.
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Von Mises scrisse una cosa vera per l'individuo, ma falsa per l'uomo. L'individuo, secondo me, è l'uomo senza personalità e privato delle sue aspirazioni. L'individuo è chi è costretto a vivere per i propri bisogni e non per essere lui "uomo libero". In Cina, mezzo miliardo di individui sono liberali e benestanti, gli altri sono individui non affrancati e sudditi dello Stato. In Italia, affrancati o no, siamo tutti sudditi dello Stato. Ora apprendiamo che i cinesi, comunisti, comprano il breviario liberale in libreria. Gli italiani, i breviari, non li trovano né da Feltrinelli, né da Mondadori. Siamo privi di idee. Un terzo degli italiani è inane perché manca un contenuto sul quale pensare; il secondo terzo non ragiona perché la creatività è un esercizio virtuale da realizzare all'estero per mancanza di risorse assorbite, per intero, dall'ultimo terzo. Gli italiani di quest'ultima parte non hanno opportunità di pensare, né quelle di ragionare, per incultura prodotta dal considerare diritto ogni desiderio senza possibilità di coltivare un progetto per ottenere le risorse per realizzarli.
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 L'Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Così, il 25 ottobre 2011, iniziava la lettera del Governo presieduto da Silvio Berlusconi all’UE. L’impegno era costituito nel creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita e, al riguardo fissava in otto mesi l’obiettivo da raggiungere nel nostro paese, operando su quattro direttrici riguardanti
  1. la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori;
  2. la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e regolatorio che favorisca il dinamismo delle imprese,
  3. l’adozione di misure che favoriscano l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l’efficacia;
  4. il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione.
A tal fine era prevista che la creazione delle condizioni strutturali per la crescita dell’intero Paese dovesse inevitabilmente passare per la revisione delle relative politiche così come ho indicato nel post "La lettera", che in parte trascrivo qui, tra le quali la prima e più importante quella della promozione e valorizzazione del capitale umano, che è stata stravolta in un ginepraio di inutili balzelli e adempimenti burocratici. 
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Le cause dei nostri malanni sono armai note anche ai polli e, nonostante tutti le conoscano, l’azione politica ha occupato soltanto i soliti manovratori (impropriamente denominati tecnici) che continuano a sollazzarsi nella dialettica classista sul come si può avere, sul chi ha e sul chi non ha, il ché tangibilmente porta a ridurre alla povertà tutti  i cittadini.  Il patrimonio demaniale giace in stato di fatiscenza, anziché destinarlo alla produzione a vantaggio di tutti. Succede perfino che, alla persona, continui ad essere negato, attraverso l’invadente intervento della burocrazia, il ruolo essenziale di promozione e sviluppo sociale ed economico per sé stesso e per l'altro; che gruppi d’individui seguitino ad alimentarsi attraverso il conflitto d’interessi disperdendo in privilegi cospicue risorse di lavoro e di capitale, e che, infine, ogni forma associativa prosegua nel vestire la forma di corporazione antidemocratica, venale e parassitaria ove lo scopo sociale consiste nel mero privilegio di appartenenza.
Pare che, con la nuova stagione politica appena iniziata, si debba comprendere che occorre porre in disarmo la molesta dialettica alimentata dalle ideologie arcaiche di destra e di sinistra che per troppo tempo hanno sostenuto la politica dello sfascio, per volgere con decisione l’attenzione sui fatti per costruire il nuovo percorso politico da improntare sui servizi ai cittadini  arrecando, per tutti, un deciso miglioramento della qualità di vita conseguibile con le conoscenze scientifiche e tecniche del nostro tempo. Invece no, peggio di quanto avvenisse prima di queste elezioni e, oggi, il pallone della diaspora ideologica ha raggiunto la pressione critica tale da avvisarci di una imminente deflagrazione dell'intero sistema Italia.
Il 14 gennaio scorso, sotto il titolo "Risolvere un conflitto secolare" pubblicavo il post che qui riporto modificandolo per le poche variazioni che si rendono necessarie perché l'azione politica ha determinato un vuoto dal quale solo la buona volontà di tutti potrà colmarlo.
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Sostenevo e sostengo tuttora che:
  • l'offerta politica dei Popolari (PDL) dovrebbe orientarsi alle persone che aspirano di appartenere a una società fondata sulla libertà di esistere e dove, sul diritto, deve gravare solo il peso di un’etica condivisa,
  • l'offerta politica dei Democratici (PD), invece, dovrebbe interessare le persone che, già provate dall’eccessivo peso di rinunce nel dipendere da un’unica fonte di reddito attraverso il lavoro, desiderano appartenere a una società dove la libertà consiste nell’esistere in una società dove le leggi coniugano la libertà attraverso l’equità e la giustizia.
In realtà, invece, che cosa accomuna i seguaci di Berlusconi con quelli di Bersani, oltre al fatto che già condividono una visione  bipolare del sistema politico italiano? In senso generale, l’uno e l’altro perseguono le stesse finalità ma l’approccio di entrambi ha origine da concezioni politiche differenti: l’una è liberale, l’altra è assimilabile a quella socialista. Mentre la prima si presenta chiara, ma ancora costretta nei vincoli imposti dell’antiquato concetto economico  orientato al solo profitto, l’altra è tuttora inquinata dall’idea marxista atea, sia pure ripulita dalla teologia della liberazione (Papa Francesco sicuramente la rifiuta), che del capitale, dell’impresa e del lavoro fa di tutt’erba un fascio, concependo lo Stato come ente (persona giuridica del tutto arbitraria formata da persone irresponsabili di ciò che fanno) che si appropria della rendita, dell’interesse e del profitto, lasciando ai lavoratori salari che consentono appena il minimo vitale. Bersani troppo spesso continua a dichiarare che servono investimenti per creare lavoro, ma, attraverso l’imposta patrimoniale progressiva che ritiene indispensabile, intende trarre dalla ricchezza già formata, e non dal risparmio generato dallo sviluppo economico, il fabbisogno per la promozione sociale del paese (da Amicizia e politica).

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Le difficoltà che si frappongono all'intesa tra le due formazioni politiche ancora rispettivamente guidate da Berlusconi e Bersani, derivano anche dal fatto che lo Stato, in virtù di una Costituzione nata, oltre sessanta anni fa, in un paese di frontiera tra il blocco occidentale e quello sovietico, schiva nel riconoscere la libertà d'impresa preminente sul lavoro, ha creato, nel tempo,  un complesso di diritti legalmente prioritari rispetto a quelli che scaturiscono dai sentimenti appartenenti alla sfera famigliare e intima di ciascuno che nascono dai tre principi da considerarsi come paradigmi della Persona nella Società.
  • L'uomo nasce libero , indifeso e senza possibilità di esercitare diritti. La famiglia, con la società, ha l'obbligo di proteggerlo alimentarlo e dargli un'educazione sino a quando abbia raggiunto l'età per essere emancipato.
  • L'uomo coltiva il sentimento di proprietà su quanto fa, produce e dispone. Questo sentimento coinvolge la libertà di negoziare ciò che si ha, violata la quale si sconvolgono gli assetti individuali che costituiscono le basi per il soddisfacimento del bisogno sin dal non esserne più liberi, ma vincolati. La proprietà dei beni nel territorio nazionale riguardanti le funzioni essenziali dello Stato e la sua sicurezza, è pubblica sino quando si rende disponibile per essere conferita in proprietà o data in concessione a privati.
  • L'uomo intende la cultura come motore della solidarietà sociale. La cultura deve vivere e prosperare sotto forma di offerta non condizionata da vincoli politici, giuridici, sociali ed economici; deve peraltro sottostare all’etica che gli operatori e i fruitori condividono e considerano essenziali al vivere civile e, più in generale, al rispetto della libertà di tutti.

Attraverso l’intreccio dei diritti e dei doveri, le istituzioni pubbliche governate dalla burocrazia - anziché da organismi associativi di tipo elettivo - hanno sottomesso i cittadini al vincolo di uguaglianza e di solidarietà, sicché la libertà sia indotta a divenire essa stessa un diritto e non un bene supremo inalienabile. I sentimenti personali di amore, di amicizia e di carità oggi sono solo un prodotto da valutare in termini politici e monetari. Appare così chiaro che se non si formerà un'idea riformatrice radicale, ad iniziare dalla nostra legge fondamentale, lo sviluppo economico e sociale, in Italia, ridurrà i rapporti tra i cittadini allo stato entropico, continuando a ridurre i risparmi col ridistribuirli nel consumo, anziché destinarli agli investimenti.  In Italia, servono l’una e l’altra offerta politica così come sopra individuata in quella liberale e in quella democratica, e occorrerebbe che gli elettori, nell'attimo nel quale esercitano il voto, sappiano scegliere quale delle due sia la migliore per sé stessi in relazione alle aspirazioni e speranze, proprie e per il bene comune. Qui sta l'unico punto di separazione tra coloro che si proclamano per l'uno o per l'altro partito. Berlusconi o Bersani si dibattono per uscire dalla trappola nella quale sono stati catturati e, in conclusione, Berlusconi stimoli la creatività delle piccole Imprese, eliminando i privilegi delle grandi; Bersani moderi le tutele che incatenano il fattore lavoro ad un mero sistema assistenziale, lasciando finalmente libere le Persone nel scegliersi l’Occupazione conforme alle loro aspirazione e attitudini. Ma innanzi tutto passino il testimone ai più giovani: rispettivamente a Angelino Alfano e a Matteo Renzi. 

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Roma, 14 aprile 2017
Rileggo questo mio scritto. Vorrei riscriverlo per questioni di passaggio del testimone  ... ma sarebbe una ricopiatura. Questo testo ha compiuto quattro anni ed è ancora vivo. I testimoni sono ancora in palio li raccolgano chi ha talenti e ha vissuto in modo conforme senza cedere a ricatti.
P.B.

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