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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

29 settembre 2008

I tempi della libertà

L'errore è il male ma nel fare, non sappiamo se le nostre opere attueranno il bene. Dal non saperlo nasce la giustificazione dietro la quale, quasi sempre, si nasconde la vergogna.

Libero anche nella corsia sbagliata!
Come tutte le cose che riguardano gli esseri viventi, l'istinto a costituirsi in associazione è causato dal bisogno. Gli animali, come i lupi, per necessità di sopravvivenza, hanno la sola alternativa di seguire il più forte del branco.
Anche gli uomini, ma solo quando i mezzi vitali di sostentamento scarseggiano, sentono la necessità di imbrancarsi. Basti pensare alla popolazione civile di una città che soggiace all'incubo dei bombardamenti aerei e si capisce bene cosa vuol dire solidarizzare ovvero unire le proprie capacità per raccogliere tutto ciò che serve per mantenersi in vita suddividendo equamente ciò che si raccoglie secondo il bisogno di ciascuno.
In questi casi il senso morale accetta l'atto di razzia, il furto e quant'altro occorre per salvaguardare l'incolumità del gruppo, mentre condanna le azioni contro il gruppo di appartenenza ivi comprese quelle dei propri componenti, quando tradiscono!
Quando, invece, i mezzi non scarseggiano e si trovano a disposizione, ovviamente, non come l'aria che respiriamo: le cose cambiano.
Il capo branco non serve più, e il discorso si fa molto complicato perché tanto più aumenta la possibilità di soddisfare i desideri, tanto più, nei rapporti interpersonali, viene meno lo spirito di solidarietà per sostituirsi a quello di ottenere ciò che serve con lo scambio e non attraverso l'equa distribuzione.
Dalla costrizione di dover passare d'ora in ora ad occuparsi di sopravvivere, si passa a scegliere attività più gradevoli che vanno dal godere del proprio artefatto, dalla creazione artistica, dalla contemplazione sino a giungere all'ozio.
°°°
La libertà si articola tra queste scelte e il loro insieme determina il progetto esistenziale individuale.
La persona, nell'associarsi, trascorre il tempo manifestando il proprio arbitrio non più nel rapporto di amore e dono, ma di interesse.  Attraverso la scambio, essa ottiene i beni necessari secondo il progetto che ha predispostocosicché il suo tempo, in termini di occupazione, assuma un duplice aspetto:
  1. tempo dedicato al procacciamento del necessario alla percorrenza del progetto che coinvolge i quattro fattori di produzione (terra, capitale, lavoro, impresa);
  2. tempo libero per esercitare attivamente o passivamente ciò che procura benessere.
La libertà, coi suoi vincoli, si misura tra questi due tempi che non hanno confini definiti in quanto sono il frutto dell'alternarsi di sentimenti e passioni che coinvolgono la ragione. Peraltro, tra questi due tempi, esiste un conflitto drammatico, vissuto dall'umanità sin dalla sua origine.
Se l'ontologia rappresenta ciò che è lo sviluppo spontaneo della natura, la deontologia è ciò che l'uomo deve fare per asservirla a suo vantaggio. Il paradosso sta nel fatto che la natura, in cui l'uomo si integra, costringe l'uomo ad asservirsene, ma, all'opposto, è l'uomo ad essere libero di asservirsene. Quindi è l'uomo il re nella natura e nessun altro ha questo potere.
Se c'è qualche critica a quanto vado dicendo, questa non può che scaturire da argomentazioni che germinano  al di fuori della Bibbia.
Infatti, Dio creò l'uomo e lo lasciò libero. Adamo ed Eva generarono Caino e Abele; l'uno lavoratore del suolo, l'altro pastore di greggi. Caino uccise Abele.
Quale il movente? Segue il testo della Bibbia - Genesi cap. 4.3 (da LiberLiber)
3Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al
Signore; 4anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il
Signore gradì Abele e la sua offerta, 5ma non gradì Caino e la sua offerta.
Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.
6Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto?
7Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo".
8Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano
in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.
9Allora il Signore disse a Caino:"Dov'è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?". 10Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra". 13Disse Caino al Signore: "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? 14Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere". 15Ma il Signore gli disse:"Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!".Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.
16Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden. 17Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. 18A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. 20Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.
Leggo questo testo e mi pongo due domande:
  1. Perché il Signore non gradì l'offerta di Caino?
  2. Perché Caino uccise suo fratello?
Vorrei tentare di dare una risposta che per ragionevolezza potrebbe formare il nucleo di una ricerca più mirata sull'origine dell'umanità.
Se, un tempo, l'uomo ha vissuto, come credevano i greci, un'età dell'oro o nel paradiso terrestre, come credevano e credono tuttora gli ebrei e noi cristiani, evidentemente l'uomo trovava sul posto tutto ciò che serviva per campare gioiosamente.
Ma questo spazio paradisiaco era limitato, tanto da non essere sufficiente per produrre spontaneamente quanto serviva per la prole.
Ecco quindi, colto il frutto dell'albero della sapienza, fu necessario iniziare le due specifiche fondamentali attività che sono la principale prerogativa dell'uomo: l'allevamento del bestiame e la coltivazione del suolo.
Inizialmente le due attività erano complementari, come lo sono tutt'ora, ma, alla lunga, sullo stesso posto la cosa non può funzionare. Il Signore, che la sapeva lunga in materia, dette un forte avviso nel non gradire il dono di Caino.

La questione era tattica e strategica insieme.
Caino sì accese d'ira e fu così che portò Abele a morire in campagna ove le pecore evidentemente avevano distrutto la sua coltivazione.
Dio gradì il dono di Abele perché l'uomo doveva uscire dal paradiso terrestre e popolare il mondo. Abele, peraltro, fu giustiziato per mano del fratello per avergli procurato un danno.
Il seguito del racconto continua appunto coll'enumerare le generazioni da Caino sino a giungere ai progenitori di coloro che abitano sotto le tende (Iabal), che suonano la musica (Iubal) e di quanti lavorano il rame ed il ferro (Tubalkàin).
Il Destino dell'umanità era già scritto, sin da allora.
Da questo brano si può capire che Dio ha un progetto: indica la strada all'uomo e l'uomo agisce per libera scelta seguendo questo Suo progetto che è inconoscibile nella sua interezza, perché fa parte del nostro destino.

Invero, mi sembra che possa aprirsi uno spiraglio in questo fitto mistero, partendo proprio dall'episodio della Genesi, cercando di interpretare la funzione di Tubalkàin, lavoratore del rame e del ferro, nella storia dell'umanità. Tubalkàin ha la stessa funzione di Prometeo con la differenza che al primo, Dio donò l'ingegno per forgiare col fuoco e all'altro non fu donato nulla dagli dei perché rubò il fuoco dalla fucina di Efesto destando le ire di Zeus che lo punì inviandogli Pandora col famoso vaso contenente tutti i mali e le calamità che si sarebbero abbattuti su tutta l'umanità.
Per quanto serve all'argomento che qui tratto, la differenza non assume particolare significato perché sia l'uno che l'altro hanno avuto potere sul male: costruttori di armi hanno messo in moto il progresso attraverso il quale i popoli si sono avvicendati in cicli di pace e guerra mettendo a punto tecnologie sempre più sofisticate per entrambi gli usi: bellici e pacifici.
L'errore è sempre alle porte: errare è umano, persistere nell'errore è diabolico!!! L'errore è il male, ma nel fare, non sappiamo mai se le nostre opere attueranno il bene. Dal non saperlo nasce la giustificazione dietro la quale, nella maggior parte dei casi, si nasconde la vergogna.

8 commenti:

  1. "Il paradosso è che la natura, di cui l'uomo fa parte, costringe l'uomo ad asservirsene, da una parte, ma è l'uomo ad essere libero di asservirsene o meno. Quindi è l'uomo il re nella natura e nessun altro ha questo potere."

    Questo passo non mi convince molto. Condivido che la natara costringa l'uomo ad asservirsene, ma non comprendo come l'uomo possa decidere di asservirsene o meno.
    Se l'uomo decidesse di non dipendere dalla natura andrebbe verso la sua morte, una sorta di apoptosi.
    Va però detto che l'uomo può trascendere la natura con il pensiero e credo sia questa la caratteristica che lo renda, non il padrone della natura, ma sicuramente unico e speciale.

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  2. non centra con il post, ma io accedevo sempre sulla pagina principale di pibond e i post pubblicati non erano aggiornati ed anche adesso sulla pagina principale ne trovo solo alcuni
    ciao

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  4. Ho scritto “Re NELLA natura”. Non “Re DELLA natura”. Parlai della cosa con un prete e mi sarebbe valsa l’attribuzione di eretico se non avessi corretto DELLA con NELLA. La cosa non è molto appariscente, ma importante per quanto abbia avuto un seguito in questo post su “Il Legno Storto”.
    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_joomlaboard&Itemid=30&func=view&id=387184&catid=3&limit=20&limitstart=0
    Comunque, caro piccochiu, l’idea di “apoptosi” è suggestiva nel quadro della Dinamica naturale. “Dinamica”, non “Divenire”.

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  5. Ciao, sono alfredo.

    L'uomo re nella natura?
    L'uomo, semmai, sarà soltanto il re di sé stesso, finché si considera separato dall'ambiente che lo circonda.
    Questa illusione deriva dal fatto che nel cosmo, dove tutto gira, l'ego non trova punti di riferimento fissi, se non in sé stesso, e quindi si autonomina re ponendosi al centro del mondo.
    Questa posizione, però, lo imbarazza un pò, perché si rende conto di non poter conoscere né controllare quasi nulla, e spesso neppure sé stesso.
    E allora cosa fa?
    Racimola un pò di facile umiltà, e, al suo "io" aggiunge una piccola "d", creando così un alter ego che chiama "dio" a cui delega il governo di tutto ciò che a lui è impossibile conoscere e governare.
    Ovviamente anche quel "dio" non sa nulla di niente, anzi è anche sordo, muto e cieco, ma, abilmente manovrato come una marionetta dall'uomo che lo ha immaginato e creato, acquista tutti i poteri possibili immaginabili, che ovviamente sono e restano inaccessibili all'uomo-creatore.
    Sulla creazione di questo "dio", qualcuno più sveglio di altri, ha fondato il proprio potere per il controllo su altri uomini.
    Buonanotte, Pietro.

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  6. Buongiorno Alfredo,
    Dio ci ha creati senza imprimere nel nostro DNA il suo marchio di fabbrica. Ci ha lasciati nel dubbio: solo con la fede possiamo superarlo, mentre la ragione ci lascia nel dubbio che cresce in proporzione geometrica all’aumentare della conoscenza.
    Sino al secolo dei lumi la scienza ha visto aumentare lo spazio della fisica e diminuire quello della metafisica. Da allora, molti hanno pensato che l’uomo avrebbe, prima o poi, annullato la necessità della giustificazione metafisica dei fenomeni sperimentalmente non riproducibili, sino al punto di credere al pieno dominio sull’universo mondo e che navigare nello spazio ennedimensionato (cosa assai probabile dopo la navigazione aerea, subacquea e spaziale a tre dimensioni) sia la vera ragione del nostro esistere. In realtà la scienza ha trovato un nuovo confine: non più la metafisica, ma la patafisica quella che spazia nella tua fervida mente e che stimola la mia per rendermi solo ragione della tua.
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    La patafisica, termine coniato dallo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry, fu definita "la scienza delle soluzioni immaginarie e delle leggi che regolano le eccezioni". La patafisica è la pratica delle eccezioni alle teorie e di tutti i metodi della moderna e passata scienza, spesso è espressa con un linguaggio apparentemente nonsense. La patafisica ha le sue regole che inglobano tutte le possibilità immaginifiche possibili. Negli intenti di Jarry, era una maniera personale ed anarchica per spiegare l'assurdità dell'esistenza e la sua infondabilità (da Wikipedia).
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    Insomma, caro Alfredo: patacche per gonzi.

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  7. Buon Anno*, Pietro.

    * Prima rata di gennaio
    più seconda rata di febbraio.


    Ci risentiamo per la terza rata di auguri di marzo.
    Ciao Alfredo.

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  8. Non posso esimermi dal non contraccambiare gli auguri, sia pure ratealmente per tutto l'anno 2009, fatta salva la libertà di non ritenermi vincolato per il rinnovo negli anni successivi.
    Con simpatia. Piero

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