Penso che siano collocati in modo arbitrario nel loro essere scalati e motivati in relazione biunivoca secondo un ordine in realtà inesistente. Infatti, i bisogni, senza distinguerli dai desideri, i loro livelli che nascono dal reddito e dalla disponibilità dei beni, e le motivazioni sono interdipendenti e non valutabili in termini quantitativi e qualitativi, perché ogni persona ha un proprio gusto ed esercita le preferenze in ordine a considerazioni di natura etica, estetica e sentimentale secondo un giudizio proprio ad ogni soggetto che, come tutti nella piramide, vegetano in realtà nell’ordine della fisiologia.
Più aderente alla realtà
dei fatti, appare considerare i bisogni sul piano delle opportunità attraverso valutazioni
soggettive che ognuno compie in base al proprio stato di benessere e sulle
aspirazioni che formano il progetto di vita, rispetto al modello monovalente
proposto Maslow che considera il bisogno in relazione biunivoca appioppata all’individuo
standard dall’influencer di turno. Le relazioni non sono biunivoche ma
interdipendenti e la valutazione di considerare al vertice l’autorealizzazione
e alla base la fisiologia ha senso solo se fossimo api o formiche in una piramide
rovesciata. Ha senso, invece, di considerare la persona come esemplare “unico”
secondo un profilo di preferenze espresse riguardo ai beni “immateriali”,
“materiali” e “strumentali”, nel loro essere considerati ofelimi e scevri da
valutazioni di marketing se non nella loro parte strettamente commerciale.
I desideri, e le
opportunità per soddisfarli, abbracciano i sentimenti del “se potessi avere …”
ovvero “… del voglio ma non posso”, ambiti che sono propri del nostro animo al
momento di esprimere un desiderio. Le opportunità s’interfacciano tra i Bisogni
e i Desideri e si allineano al processo creativo per ottenere la disponibilità.
La piramide di Maslow è
usata nella pianificazione economica e sociale, oggi solo sospinta dal realizzare
il profitto.
Le nostre democrazie
tendono a accogliersi attorno a pochi “eletti – nominati” che possono
autorealizzarsi, e tanti, suddivisi in classi di predestinati a non poter
salire dall’ordine della fisiologia a quello dell’appartenenza; dall’ordine dell’appartenenzaa
a quello della sicurezza, da quello della sicurezza a quello della della stima,
da quello della stima a quello dell’autorealizzazione; [quanto all’autorealizzazione
contano solo le raccomandazioni].
Ora, in Italia, con
l’avvento del governo Meloni, queste classi dominate dalla “molto nominata e
poco eletta”, scendono anziché salire per cui i notabili che necessitano di
stima, pretendano l’appartenenza, i soggetti riuniti in sindacati, corporazioni
e cooperative chiedono sicurezza e, infine, troppi imprenditori,
professionisti, artigiani, contadini e loro dipendenti, nonché le persone
inattive che vivono di pensione o di rendita, sono alla canna del gas.
Se sino ad oggi, c’è stata
la lotta di classe, è tempo di scambiare i fronti di combattimento: non più con
lotta di classe, ma trsformando le classi perché si rigenerino in popolo.
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