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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

08 aprile 2017

Né destra, né sinistra

Destra? Sinistra?
Marx fu meritevole di aver assimilato la dinamica del conflitto tra capitalisti e proletari. Fece un errore: attribuì il contrasto tra costoro, alla ineluttabilità della surrogazione del lavoro al capitale, imputando alla funzione pubblica quella di confiscare alla classe borghese le rendite, gli interessi e i profitti pagando ai proletari lavoratori nulla tenenti, solo il salario. In realtà, l'equilibrio economico si ottiene con l'equa remunerazione di ciascun fattore concorrente alla formazione del reddito realizzato con gli investimenti riguardanti i quattro fattori di produzione: sulla la terra che produce la rendita, sul lavoro che produce il salario, sull'impresa che produce il profitto e sul capitale che produce l'interesse. 
Con la caduta del muro di Berlino, sui territori dell'ex Unione Sovietica i viceministri si mantennero in carica e oggi sono gli imprenditori e capitalisti delle stesse loro Aziende di Stato; sui territori delle nazioni occidentali si sta manifestando l'involuzione economica per effetto di saturazione dei mercati prodotta dal credito immobiliare e sui consumi e l'economia è ora succube della finanza. 
Evidentemente l'economia si realizza mantenendo in equilibrio questi fattori … e il capitalista, come anche l'imprenditore e il lavoratore, non può comportarsi come se l'equilibrio fosse solo il suo. 
Oggi domina la finanza privata e pubblica: il debito sovrano è in mano a banche private e lo sviluppo economico è succube del debito pubblico. 
La terra, grande dimenticata, appartiene in parte alle multinazionali, ed è usata per la produzione e la vendita in di derrate alimentari e, in parte, agli immobiliaristi che la coprono con le case e con terreni agricoli. L'agricoltura intensiva sui terreni intossicati dai diserbanti e dai pesticidi, lo sviluppo abitativo caotico nelle periferie, il turismo high and low cost nelle località qualificate tra i patrimoni naturali, culturali e artistici: queste attività si svolgono a scapito dei piccoli e medi imprenditori e dei lavoratori. L'economia locale langue.

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L'economia langue perché il meccanismo della massima occupazione ottenuta attraverso i consumi si è rotto. Oggi l'economia e tributaria della finanza e non della società intorno al Bene comune, come l'occupazione è stimolata della meritocrazia in termini di profitto e non incentrata sul talento delle persone.
Occorre riavviare un processo per cui l'economia rappresenti il fattore unico di equità tra le persone e la società: il tutto in modo compatibile con la processualità della storia dei Popoli e delle Nazioni. 
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Occorre ristudiare le opere di un grande economista quale fu Giovanni Demaria per dare spazio a progetti che escano dallo stretto ambito specialistico per essere ricompresi in in un unico grande progetto riguardante l'umanità. L'effetto si ottiene raggruppando storia, psicologia, economia e sociologia in un unico corpo scientifico.  E' la sola risposta alla globalizzazione che si è imposta essenzialmente per la dominazione sul cyberspazio oggi in balia di un capitale apolide abnorme, interamente in mano di pochi privati, creatosi da sé per partenogenesi.  
Oggi leggo a pag. 9 della Nazione un'importante intervista di Luca Bolognini ad Emanuele Severino che giunge a dichiarare che Le nuove tecnologie sono come Lucifero. Vivaddio, è vero nella misura in cui l'approccio informatico avvenga nel farci guidare dalla tecnicità come se fossimo immersi in una vasca da idromassaggi abbandonandoci alle sensazioni che procura per la vita intera, ma in realtà, come in tutti i fatti nuovi che accadono nella storia, opera la naturale tendenza degli individui al cambiamento che si collega all’«istinto delle combinazioni» paretiano e all’«imprenditore innovatore» schumpeteriano

Dalla Treccani, traggo questo brano per mettere in luce quanta parte dell'opera di Demaria potrebbe essere utile per ridare corpo alle condizioni esistenziali dell'uomo, in questo mondo alla deriva nelle tempeste finanziarie e sulle strade insidiose che si intersecano nel web. 
(...)  Negli "anni Cinquanta, Demaria presta attenzione agli strumenti statistici e, soprattutto, all’applicazione del suo approccio teorico ai fenomeni storici. Emblematica al riguardo è la relazione tenuta da Demaria nel 1956 alla seconda riunione scientifica della Società italiana degli economisti, dal titolo Le leggi dello sviluppo procapite nelle economie contemporanee. Questa relazione fornisce soprattutto l’evidenza empirica che la spiegazione del movimento economico richiede la considerazione degli eventi extraeconomici e che la dinamica economica è stata nel tempo e nello spazio frutto di accadimenti e condizionata da strutture che non sono oggetto di spiegazione della teoria economica. Sono anche strettamente legati all’analisi storico-empirica i cinque volumi, pubblicati fra il 1953 e il 1959, di Materiali per una logica del movimento economico e i quattro volumi di Ricerche di cinematica storica pubblicati fra il 1968 e il 1987.Seguendo l’enunciato vichiano per cui «l’ordine delle idee deve procedere secondo l’ordine delle cose», Demaria induce che i risultati cui è pervenuto richiedano una nuova logica economica, che presenta nei tre volumi del Trattato di logica economica (1962-1974). Dei tre scopi del Trattato il terzo riguarda proprio la dinamica economica, intendendo «fornire una nuova interpretazione dei fenomeni economici basata sui concetti di originalità, fatti entelechiani, propagatori e partenogenesi». Gli altri due scopi sono la presentazione e la valutazione critica delle principali teorie economiche. Questa nuova interpretazione, fondata sulle interrelazioni tra il sistema economico e il mondo extraeconomico, richiede l’impiego di uno schema teorico che non adotti come spiegazione soltanto il principio individualistico della scelta o altre ipotesi sui comportamenti economici. Demaria introduce, a questo riguardo, gli entelechiani e i propagatori. Gli entelechiani sono i fatti nuovi […], la cui determinazione a priori è del tutto impossibile. Tali, nel mondo economico, le guerre, le carestie, le epidemie, i terremoti, le invenzioni, i mutamenti della moda, i trattati internazionali […] (Trattato, 1° vol., 1962, p. 39).I propagatori sono le strutture, in senso lato, che descrivono l’organizzazione della società in cui opera il sistema economico in esame. Per Demaria, l’indeterminazione dinamica condiziona la teoria ma non ne costituisce l’impedimento, come invece sostiene lo storicismo. Inoltre, entelechiani e propagatori influiscono non solo sulla realtà economica, ma anche sulle teorie che di volta in volta la descrivono e spiegano, per cui la teoria economica deve riflettere questa mutevolezza. A tale fine, per rendere intelligibile il divenire, Demaria introduce lo schema teorico assoluto. Questo schema deve essere abbastanza ampio da includere […] la totalità dei nostri mezzi attuali di conoscenza […], deve contenere come norma assoluta il principio che la realtà è sempre originalmente mutevole almeno in talune sue parti (Trattato, 1° vol., 1962, p. 287).In sintesi, lo schema generale assoluto è costituito da un insieme di relazioni sulle variabili economiche, relazioni condizionate dalle variabili extraeconomiche (propagatori ed entelechiani) che ne stabiliscono i parametri. Tra le variabili economiche intercorrono relazioni propriamente economiche (cioè determinate sulla base di spiegazioni quali quelle della teoria dell’equilibrio economico), però queste sono in generale da sole insufficienti per determinare le grandezze economiche (per l’indeterminazione statica), sono influenzate dagli entelechiani (per l’indeterminazione dinamica) e sono incerte (per l’indeterminazione logica).
Nell’ultimo periodo della sua vita, Demaria approfondisce alcuni temi, tra cui la questione dell’irreversibilità del tempo e la dinamica originata dall’energia partenogenetica, che consiste nella naturale tendenza degli individui al cambiamento e che si collega all’«istinto delle combinazioni» paretiano e all’«imprenditore innovatore» schumpeteriano. Si può, tuttavia, notare che mentre Vilfredo Pareto rimane nell’ambito riduzionistico dell’individualismo metodologico quando per uscire dalle strettoie della teoria dell’equilibrio generale si rivolge alla sociologia e studia le azioni non logiche con le categorie dei residui e delle derivazioni, così come Joseph A. Schumpeter, che si limita a introdurre quale unico originatore di dinamismo quel particolare tipo di individuo che è l’imprenditore innovatore, Demaria introduce, fra i propagatori e gli entelechiani, soprattutto macrofattori storico-sociali. Egli diceva che per osservare la realtà sociale occorre usare il cannocchiale, non il microscopio!"

Le opere di Giovanni Demaria nel campo delle scienze umane sono tuttora ignorate dalla scienza, dalla politica e dalla stessa economia: ciò ad iniziare dagli anni sessanta del secolo scorso, per effetto della perdurante faida tra sinistra e destra. 
La Treccani ricorda che, subito dopo la guerra, insieme con Luigi Einaudi, Del Vecchio, Epicarmo Corbino e altri economisti, Demaria partecipa alla ricostruzione dell’Italia, fra l’altro presiedendo la Commissione economica per l’assemblea costituente. 
Occorre non trascurare il fatto che da settant'anni siamo ancora ingabbiati in un compromesso di carattere istituzionale dal quale, per uscirne, sono già trascorsi vent'anni dalla collasso dell'Unione Sovietica.

I comunisti di Togliatti, i social comunisti di Gramsci e i democristiani di De Gasperi, Dossetti e Moro, tutti ingabbiati in una Costituzione che si realizzò da un compromesso nato sotto le due Presidenze della Commissione per l'economia della Costituente eletta in occasione del Referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946: Giovanni Demaria; Federico Caffè.-->

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