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29 maggio 2016

La Sapienza e la Passione

Tra la Sapienza e la Passione c'è la Ragione. Ce lo dice Sant'Agostino in questo brano di maieutica magistrale per la forma con cui si svolge il dialogo tra Agostino stesso ed Evodio. Due sono i motivi per cui ricopio un brano dal libriccino edito per la collana "Piccola biblioteca agostiniana" di Città Nova edizioni, a cura di Rita Melillo. Il primo riguarda il rapporto tra i dialoganti improntato, oltre alla cortesia, anche alla reciproca consapevolezza del loro sapere. Queste battute lo domostrano:
A. - Vorrei proprio udire da te con quali prove dimostreresti con certezza che la mente è in un individuo senza esercitare il suo dominio. 
E. - Vorresti difendere tu la tesi. Per me non è facile provare il tuo assunto.

Il secondo motivo riguarda l'apertura della Scienza verso la conoscenza con un approccio opposto a quello ancor oggi praticato dai nostri scienziati e ricercatori. Vi si arriva leggendo l'intero testo del § IX 19. del Primo Libro "L'uomo e il libero arbitrio - Male Passione e Legge". che inizia in modo sorprendente! con una domanda di Evodio:
I. 1 - Evodio - Dimmi ti prego: Dio non è forse autore del male?
Ecco il testo in argomento.
[La sapienza e la passione]
IX. 19. Agostino. - Dunque allorché l'individuo è così stabilito nell'ordine, secondo te, è sapiente?
Evodio. - Non saprei quale altro individuo, secondo me, lo sia, se non lo è lui.
A. - Sai anche, suppongo, che parecchi uomini sono insipienti.
E. - Anche questo è abbastanza noto.
A. - Avendo noi già il concetto di sapiente, comprendi ormai chi sia l'insipiente se insipiente è opposto a sapiente.
E. - Ma a chi non è evidente che sarà colui, nel quale la mente non ha il dominio sovrano?
A. - Che dire, quando l'uomo si trova in simili condizioni? Che gli manca la mente, oppure, sebbene sia in lui, che è priva di dominio?
E. - Ovvio, quel che hai detto per secondo.
A. - Vorrei proprio udire da te con quali prove dimostreresti con certezza che la mente è in un individuo senza esercitare il suo dominio.
E. - Vorresti difendere tu la tesi. Per me non è facile provare il tuo assunto.
A. - Ti deve esser facile ricordare però quel che abbiamo detto dianzi, in che modo le bestie ammansite dagli uomini li servono facilmente. Gli uomini a loro volta, come è stato provato, potrebbero subire questa condizione dalle bestie se non fossero superiori in qualche cosa. Questo qualcosa non l'abbiamo trovato nel corpo. E siccome ci è sembrato evidente che è nello spirito, abbiamo trovato che si deve chiamare ragione. In seguito abbiamo ricordato che si chiama anche mente e spirito. Ma nell'ipotesi che altro sia la ragione, altro la mente, è assolutamente certo che la mente ha per funzione la ragione(48). Se ne conclude che se si ha la ragione non si può esser privi di mente.
E. - Ricordo bene e son d'accordo.
A. - Credi dunque che i domatori di bestie siano necessariamente sapienti? Considero sapienti soltanto quelli che la verità consente siano chiamati così, quelli cioè che con l'assoggettamento della passione hanno conseguito la serenità nel dominio della mente(49).
E. - E’ degno di scherno ritenere sapienti costoro che in gergo popolare si chiamano domatori, come pure i pastori, i mandriani e i cocchieri(50), sebbene sia possibile osservare che gli animali addestrati sono loro soggetti e che i non addestrati sono costretti alla soggezione dalla loro abilità.
A. - Ed ecco che hai una prova irrefutabile per dimostrare che si può dare nell'uomo la mente senza dominio. In costoro essa c'è poiché compiono azioni che è impossibile compiere senza la mente. Tuttavia non domina perché sono insipienti. E noi abbiamo accertato perfettamente che il regno dello spirito è soltanto dei sapienti. (…)
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(47) Per Agostino l'uomo non raggiunge la felicità eliminando le passioni, ma se le domina con la ragione: deve raggiungere l'equilibrio.
(48) Molto attuale è questa distinzione, perché ancora oggi si discute molto su cosa sia il corpo, cosa la mente, cosa lo spirito. cosa l'identità, cosa la persona. Cf. in proposito il mio saggio L'Io che non c'è, Franco Angeli, Milano 2008.
(49) Ecco perché con la sapienza si raggiunge la felicità (…)
(50) Al tempo di Agostino si riteneva che tutte le persone che svolgevano umili mansioni non fossero in grado di esercitare il dominio della mente sulle passioni.

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