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20 settembre 2012

Essere, Fare, Avere ... e Condividere

Creatività, bellezza, ricerca e internazionalizzazione possono risollevare le sorti dell'economia e della cultura (Gabriele Centazzo)
«Se vuoi essere etico devi imparare a mettere in questa successione quattro verbi. Il primo, essere: perché ogni individuo è unico e deve elaborare il suo pensiero, che lo porterà allo sviluppo di una personalità autonoma e a pensare con la propria testa. – Altro che il nichilismo imperante! – Il secondo, fare: il lavoro nobilita l’uomo, “dire” non conta nulla. Il terzo, avere: come giusta ricompensa del fare». Mi viene spontaneo pensare a tutti quei politici che considerano l’avere non come giusta ricompensa del fare, ma del furto... «Il quarto devi scoprirlo da solo (...)  perché solo allora sarai etico». "Il quarto verbo (svelato alla fine del testo) è "condividere". "Oggi mia nonna (che,allora, svelò al nipotino la sequenza dei quattro verbi)  si rivolta nella tomba, perché abbiamo invertito i verbi: primo, avere per essere e, con la finanza creativa e con il furto, senza fare". Così scrive Gabriele Centazzo nella proposta “Per un nuovorinascimento italiano” rivolta ai suoi colleghi delle Piccole e Medie Imprese (PMI) nell’invitarli a dare disdetta in massa dalla Confindustria, pungolandoli sul fatto che:
“ Noi italiani siamo bravi a criticare, ma a cambiare qualcosa mai: ora possiamo fare qualcosa di concreto” e cioè: riorganizzarci con una struttura molto snella che preveda per statuto che il 70% dei contributi vada in ricerca, il 20% per la salvaguardia della bellezza italiana e solo il 10% per i costi della struttura. Tale struttura dovrebbe prevedere: una sede amministrativa unica, consulenze nei vari campi, a cui gli associati possano accedere via internet, con esperti di qualità e non con pseudo-esperti della sede locale che, per fare solo un esempio, non hanno alcuna preparazione in diritto internazionale. Oltre a una tale riorganizzazione che semplifichi il tutto,dovremmo pretendere dallo Stato la convalida dell’interpretazione di una legge, in modo che l’industriale, adeguandosi alla risposta dell’esperto, possa non avere alcun dubbio di fare la cosa giusta.”
La proposta pubblicata come avviso a pagamento sul Corriere della sera e su Repubblica, ha destato in me, oltre che un profondo interesse, anche stupore nell'essere io riuscito a leggerne il testo steso in tre pagine intere su tre colonne per pagina, per intero e senza interruzioni. Di solito, la mia lettura si limita nel cercare connessioni tra titolo e testo, trascurando gli aspetti che non mi destano attenzione.
Il lungo avviso dell’imprenditore e Disegner Gabriele Centazzo segna per me, una fine e il punto per un nuovo inizio. Ho sott’occhio la conferma della mia convinzione, coltivata da lungo tempo, che il mondo debba reggersi su un’etica senza ontologia, così come ho spiegato in un mio precedente post, perché  siamo Re nella natura e la deontologia inizia proprio da noi! (Teologi e ai filosofi completino il concetto.) Nell'immagine dell'avviso sui giornali e riprodotta in testa al mio post,  figura lo schema del progetto che l’autore immagina che si realizzerà quando l’Italia sarà sollevata, distesa e sorretta da otto colonne. Per il Centazzo, Arte, Eco sostenibilità, Innovazione, Turismo, Genuinità, Artigianalità, Agricoltura biologica, Design sono le peculiarità distintive che debbono essere coltivate per “fare impresa”, con l'appoggio ad un basamento sostenuto dai pilastri della “Creatività” e della “Bellezza”. Perché il progetto funzioni è indispensabile che queste due colonne siano sostenute dalle fondamenta dell’Etica.
Ciò premesso, secondo il mio modesto parere, l’Architetto Disigner e Presidente di Valcucine S.p.A., già supera la fase di proposta perché, con la spinta della Condivisione di tutti, il percorso esecutivo inizierà subito - meraviglie dell'etica condivisa: senza ostacoli della burocrazia e senza ricorsi!  - col posare le fondamenta, drizzare pilastri e alzare colonne come quelle che ancora giacciono distese a Roma nelle vicinanze dei Fori imperiali.
Dunque, diamoci da fare, e dismettiamo la dialettica sullo sviluppo e sul progresso per sostituirla , attraverso l’arte della persuasione, con l’enfasi nel ridare giusto valore alla retorica della condivisione dei valori etici. I beni già esistono: occorre solo valorizzarli!
Bellezza e creatività già suscitano sentimenti positivi nel cercare attorno a noi ciò che serve. Se già manteniamo la casa pulita, e, nell'affacciarci alla finestra, vediamo la strada è sporca, con qualche amico, prendiamo la ramazza e puliamo così come hanno fatto i galantuomini di Napoli (troppo pochi in verità).
Ricordiamoci che il processo etico inizia dal nostro essere nel trascendente e col puntare, attraverso l’oculato uso delle tecnologie, ai reali nostri bisogni che sono casa, cibo, famiglia, istruzione e tempo libero. E’ quindi vana illusione di trasformare il superfluo in cose indispensabili per la nostra esistenza, quando invece, il superfluo diventa necessario solo per l’uso al quale è destinato. Non viviamo di sola bellezza e non esistiamo per solo piacere, ma bellezza e piacere li ricaviamo dal nostro stesso percorso di vita!
Questa è solo la prima delle mie considerazioni guardando l'immagine dell’Italia sorretta dall’etica. La seconda mi porta a proporre la lettura del post Anima e Corpo in cui tratto della processualità del Progetto individuando tre Profili umani. Infine, le mie ultime considerazioni riguardano un tentativo di ridurre in schema l’iterazione - in corso di elaborazione - tra Istituzioni e Infrastrutture  in tre Regimi: Collettivistico, Democratico sociale e Democratico liberale, partendo dal Profilo sociale ricavato secondo uno schema compatibile con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Il tutto per ipotizzare il Regime della Consapevolezza.
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