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10 ottobre 2006

L'antispecialismo

Mio malgrado, nonostante il fatto che MS Word lo consideri un errore, lo specialismo fa già parte di un discorso antecedente al mio. Chiedo venia per la mia presunzione e pago il fio. Mi rimetto in toto per quanto altri abbiano già detto sull’argomento e dedico il titolo di questo post al blog di Vincenzo Fano - Viverestphilosophari - sul quale ha inserito una pagina dedicata a "Specialismo e generalismo"... e così, addio Copyright!
Vincenzo Fano risponde a tal punto sulle conclusioni di quanto desidero rappresentare che sento l’obbligo di ricopiare qui sotto il testo che tuttavia si può leggere cliccando sul link.
Specialismo e generalismo
Se sono uno studioso serio e consapevole di non essere un genio rivoluzionario, posso decidere di occuparmi tutta la vita più o meno degli stessi problemi, in modo che arrivo ai massimi livelli mondiali in quel campo, anche se molto specifico, inoltre ho un effettivo impatto sul progresso della ricerca e il mio lavoro viene riconosciuto dai mezzi di comunicazione della scienza. Ho però lo svantaggio di vivere personalmente uno stato di forte alienazione, perché di tutte le cose che vale la pena conoscere e che arricchiscono la nostra vita ne apprendo solo una minima parte. Inoltre rischio di perdere la consapevolezza dei processi cognitivi e delle premesse del mio lavoro scientifico. Per formare il genio rivoluzionario, questa coscienza è assolutamente essenziale, poiché è proprio agendo in profondità sulle premesse dei saperi che avvengono le rivoluzioni scientifiche.
Mi riservo di chiedere scusa per questa mia presunzione, ma, mentre l’Autore di questo brano raggiunge le mie stesse convinzioni attraverso un costante studio che lo porta a brillanti risultati nel campo dell’antropologia, io - pensionato che sta terminando un periodo di due lustri di sabbatico dopo quasi quaranta anni di vita aziendale e che tenta di mettere ordine nel grande frastuono che avvolge l'esistenza umana - gioisco, perché, finalmente, vedo scritto da chi se ne intende queste parole:

Ho però lo svantaggio di vivere personalmente uno stato di forte alienazione, perché di tutte le cose che vale la pena conoscere e che arricchiscono la nostra vita ne apprendo solo una minima parte.

Ecco la prudenza e la temperanza del forte!
Condivido in pieno questa forma di alienazione che deriva, a parer mio, dall’apparente dissidio tra la fede cristiana che professo e i sempre più vistosi e abbacinanti successi nel campo delle applicazioni scientifiche che fanno l’uomo assomigliare vieppiù a Dio.
Personalmente risolvo il dissidio ritenendolo apparente e cioè considerando trascendente tutto ciò che non ricade nell’immanente. Tra trascendenza e immanenza vi è un rapporto dinamico soggettivo, perché nella trascendenza tutto è mistero e nell’immanente tutti possono vantare una conoscenza più o meno vasta ma non universale.
Il mio verbo, da una parte si ispira al secondo comandamento che traduco non disturbare Dio per cose che posso (coscienza delle mie capacità) e devo fare (etica che mi é imposta e/o che condivido); dall’altra, alla prudenza nel portare a ragione ciò che solo Dio sa.
Tracciare un confine tra Dio e me e tra Dio e gli altri è il mio assunto. Un confine che estende l’immanente su superfici sempre più vaste e di ciò cerco tracce nella storia e nella filosofia.
Peraltro, vedo anche che l’immanente per quanto sia esteso, rappresenta solo una piccola goccia d’olio caduta nel mare oceano: l’estensione aumenta ma diminuisce il suo spessore sino a diventare quasi nullo. Rendi a Dio …. e quel che segue significa anche, con bel garbo, non allargarti troppo!
I milanesi dicono O’ felè fa’l to mestè!

°°°

E vengo all’antispecialismo. Mentre nello specialismo individuo un movimento, nell’antispecialismo non lo individuo. Come non lo individuo nell’antifascismo o nell’anticomunismo. L’antiqualcosa nasce sempre dopo che al qualcosa che ha provocato devastazioni succede un qualcos’altro e nel qualcos’altro si crea il convincimento antiqualcosa. Quando, poi, il qualcos’altro ha fatto i suoi bei danni, in un tempo che può durare anche decine di lustri, nasce uno strano convincimento che porta a considerare tutti coloro che non sono ex-qualcos’altro sono dei qualcosa.
Traduco il tutto per mostrare cosa accade oggi nel nostro martoriato paese nel quale, morto il classismo dei borghesi e dei proletari, c’è chi - gli ex-cattocomunisti cui è rimasta la sola etichetta di antifascisti - vuole ricostituirlo per classi di reddito!!
Chiunque la pensi in modo diverso, quindi, non è più anticattocomunista ma un fascista demo-plutocratico da ridurre al silenzio.
Concludo. L’antispecialismo è la convinzione dei fascisti demo-plutocratici sul piede di mostrare i loro muscoli in 100 città italiane.

Quanti sono, nel nostro martoriato paese, i fascisti demo-plutocratici?
Nessuno. Ovvero pochi, tanti quanti si dichiarano o vogliono rifondare il comunismo.

Ripeto: “Chi decide su cosa?”

Il Governo Prodi: la congregazione degli ex… con amici, parenti e affini che per quasi un sessantenio hanno comandato nel bel paese.

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