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22 febbraio 2014

Padoan all'economia: una speranza compiuta?

Sono impaziente di conoscere ciò che ci racconterà il neoministro Padoan al suo rientro dal G20 in Australia.

Quando un uso, una moda, un costume si trasforma in abitudine inveterata, ne risentiamo disagio, ma sopportiamo perché ci sembra impossibile modificare - insieme - il percorso consueto della nostra vita. Dal disagio nascono i miti, cioè degli accidenti che nessuno sa spiegare ne capirne l'origine: come e perché ci mettiamo la cravatta per andare in ufficio. Altrieri, come tutti, ancora ignaro su chi sarebbe stato scelto per coprire la carica di Ministro dell'Economia tra i sedici del Governo Renzi, aggiunsi un commento al post su Facebook di Vincenzo Fano, che rimanda ad un altro suo, scritto sul blog Viverestphilosophari, intitolato "Miti sulla crisi Economica". Dal testo individuo quattro miti ma l'elenco non ha fine se consideriamo che i tanti punti di forza della nostra Italia saranno vani sino a quando, le false credenze alle quali ci conformiamo per gestire gli affari, sul lavoro e durante gli intrattenimenti non saranno sostituite da convinzioni più ragionevoli.

Sul post di Vincenzo Fano, leggo che:
  •  la crisi che stiamo subendo è mondiale: non è vero perché l'economia nel mondo cresce del 4%, mentre in Italia del 0,1%;
  • la BCE ostacola la crescita ed è vero che non aiuta, ma ciò non significa che questa ci danneggi;
  • la libera circolazione dei capitali è dannosa: non è vero perché è vero il contrario.
  • .....
Gli altri miti che s'adombrano nel suo scritto, secondo me, nascono per gli effetti di alcuni articoli della Costituzione italiana che qui menziono con l'intendimento di trovare in essi la vera causa dell'inviluppo sociale ed economico che assilla il nostro Paese, un profondo disagio che interessa tutte le classi che rischia di divenire endemico se non si individuano da subito rimedi atti a temperarlo.
  • I contratti collettivi di lavoro sottoscritti dai sindacati più rappresentativi hanno efficacia di legge. Questa è la distonia più grave che si introdusse nel lontano 1957 quando, per lavoratori non iscritti al sindacato fu considerata, per legge, obbligatoria l'applicazione dei contratti collettivi bilaterali di lavoro sottoscritti dai sindacati più rappresentativi. Da allora, in Italia, il mercato del lavoro si è avviluppato nel consociativismo tra sindacati dei lavoratori - e dei datori di lavoro che si riuniscono al tavolo con il governo sempre indotto a varare provvedimenti che non gli sono propri perché privo di poteri legislativi. Oggi siamo ridotti ad essere sommersi dalla burocrazia che ingessa i lavoratori alle imprese e le liti sul lavoro giungono ad essere risolte con l'intervento della magistratura, mentre, come negli altri paesi, potrebbero essere risolte in sede di arbitrato privato.
  • E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la dignità e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. (art.3,2 Cost.). E' un principio inapplicabile perché manca l'indicazione di un soggetto responsabile esterno che definisca quali siano gli ostacoli da rimuovere. La Repubblica deve rispettare - non garantire - la libertà dei cittadini, perché sono i cittadini liberi che, non soli ma associati nelle istituzioni che raggruppano i loro propri interessi nel rimuovere gli ostacoli che si frappongono nel loro cammino seguendo il percorso politico, culturale, economico e sociale scelto dagli elettori, sulla traccia degli eventi contingenti.
  • La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (art. 9 Cost.). Gli artt. 33 e 34 quando stabiliscono che l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento e che la scuola è aperta a tutti non sono veri perché negli stessi articoli la Costituzione recita che la legge detta le norme generali sull'istruzione e crea l'assurda dicotomia tra insegnamento pubblico e privato. Questione del tutto indifferente sul piano culturale. La norma dovrebbe essere scritta: laddove con mezzi privati locali non si giunga a coprire le esigenze dell'insegnamento, il pubblico vi provvede con mezzi propri.
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       Francesco Chiarini Il mito e' la "crisi economica" stessa, che viene supportata, ed in turno supporti, con considerazioni quantitative riguardo la crescita: la qualità del PIL ancora non e' tutt'ora considerata importante e la sostenibilità del sistema economico tanto meno.


Vincenzo Fano Infatti bisognerebbe cambiare il modo di calcolare il PIL.


Francesco Chiarini In realtà e' necessario stabilire un nuovo parametro moderno, e' triste che le economie odierne vengano valutate con una formula inventata nel 1934 e divenuta standard di fatto in seguito alla conferenza di Bretton Woods nel 1944.

Pietro Bondanini Si suole considerare il PIL come misura di valutazione della efficienza del sistema economico. L'esigenza nasce dal fatto che l'economia è ancora considerata nel suo circuito investimenti, lavoro, profitto, consumi, risparmio e - separatamente - risparmio, interesse. La chiave del sistema economico sta nell'impresa associata al capitale che producono rispettivamente profitto e interesse. Investimenti, lavoro e consumi, sono considerati solo sotto il profilo monetario e non anche sotto il profilo del benessere individuale e dell'utilità sociale. Benessere individuale e utlità sociale sono i pilastri sui quali si fonda la qualità di vita ed è quest'ultima che deve essere evidenziata attraverso appositi indici di riferimento. Al riguardo l'OCSE produce indagini periodiche a livello universale atte a evidenziare i punti debolezza. Peraltro tali indagini risentono di forti disomegeneotà per non essere tutte le nazioni ancora dotate di un sistema politico compatibile col libero mercato,e tutte dall'essere condizionate da un ingente debito pubblico che pesano sul piano finanziario creando forti tensioni monetarie. Non sono solo queste le anomalie; sono da aggiungere le incompatibilità religiose, ideologiche e culturali e soprattutto il livello di istruzione che non consentono di trovare una base comune per realizzare un progetto di sviluppo che possa abbattere la piaga della povertà. Le indagini dell'OCSE non sono fatte per evidenziare chi è il più bravo, non sono accompagnate da obiettivi cui dirigere le azioni di governo ma sono oggetto di libera interpretazione che ognuno adatta come vuole contestando la propria posizione rispetto a quella degli altri e, per non trarre stimoli al miglioramento, si astiene dall'aggiornare la propria posizione.
Il difetto non sta nell'indagine; sta invece nel fatto che l'OCSE, come qualsiasi organismo internazionale non ha autorità per imporre niente. Nessuna idea regge il governo del nostro mondo!!
 
 
 


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Questo è il mio commento (modificato) su Facebook di Vincenzo Fano:
I fatti che determinano la crisi sono vissuti da tutte le Nazioni. Ognuna di esse crede di uscire dal disagio che ne deriva appoggiandosi a politiche che oscillano tra il privilegiare la socialità rispetto all’economia o viceversa e, in ogni caso, a favorire l’apparato finanziario, rispetto agli investimenti che riassestano la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione.
Le Nazioni, come l’Italia, nelle quali i dirigenti politici dominanti mantengono viva la lotta di classe secondo le ideologie che ancora ritengono insanabile il contrasto tra lavoro e impresa, non usciranno dalla fase recessiva sino a quando costoro non si affideranno ad un progetto in cui la parola lavoro sarà coniugata coll’impresa. Il lavoro, pertanto, diventi solo una mera opportunità di occuparsi e non necessariamente in modo retribuito. In Italia si continua a tutelare il lavoro a scapito dell’occupazione. L'economia funziona bene se questa è sommersa nella misura del 30%. Una partita IVA non si apre se il fatturato annuo non raggiunge almeno 50.000 euro. Non si paga l'IRPEF per redditi inferiori a 20.000 euro annui. Fatti salvi, in ogni caso, gli obblighi della dichiarazione dei redditi. Il salario ai disoccupati è un errore. Meglio indiscriminatamente a tutti in modo che un minimo vitale, a fronte di prestazioni volontarie di carattere formativo, culturale, solidaristico sociale, per assicurare a tutti di vivere in modo libero e dignitoso.

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Questo è il commento su Viverestphilosophari

Pietro Bondanini Si suole considerare il PIL come misura di valutazione della efficienza del sistema economico. L'esigenza nasce dal fatto che l'economia è ancora considerata nel suo circuito investimenti, lavoro, profitto, consumi, risparmio e - separatamente - risparmio, interesse. La chiave del sistema economico sta nell'impresa associata al capitale che producono rispettivamente profitto e interesse. Investimenti, lavoro e consumi, sono considerati solo sotto il profilo monetario e non anche sotto il profilo del benessere individuale e dell'utilità sociale. Benessere individuale e utilità sociale sono i pilastri sui quali si fonda la qualità di vita ed è quest'ultima che deve essere evidenziata attraverso appositi indici di riferimento. Al riguardo l'OCSE produce indagini periodiche a livello universale atte a evidenziare i punti debolezza. Peraltro tali indagini risentono di forti disomegeneità per non essere tutte le nazioni ancora dotate di un sistema politico compatibile col libero mercato, e tutte dall'essere condizionate da un ingente debito pubblico che pesa sul piano finanziario creando forti tensioni monetarie. Non sono solo queste le anomalie; sono da aggiungere le incompatibilità religiose, ideologiche e culturali e soprattutto il livello di istruzione che non consente di trovare una base comune per realizzare un progetto di sviluppo che possa abbattere la piaga della povertà. Le indagini dell'OCSE non sono fatte per evidenziare chi è il più bravo, non sono accompagnate da obiettivi cui dirigere le azioni di governo ma sono oggetto di libera interpretazione che ognuno adatta come vuole contestando la propria posizione rispetto a quella degli altri e, per non trarre stimoli al miglioramento, si astiene dall'aggiornare la propria posizione.
Il difetto non sta nell'indagine; sta invece nel fatto che l'OCSE, come qualsiasi organismo internazionale non ha autorità per imporre niente. Nessuna idea regge il governo del nostro mondo!!
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Da poche ore è stato nominato Pier Carlo Padoan in itinere di divenire ex Vice Segretario OCSE ex Presidente Istat e ora Ministro dell'Economia e della Finanza. Da quanto scritto in questo post, potrebbe essere la persona giusta al posto giusto.

1 commento:

  1. Persona sbagliata al posto giusto. A Pinocchio non cresce nemmeno più il naso!

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