I cittadini italiani saranno mai capaci di riacquistare un senso politico appropriato perché solo chi sia bravo, onesto e consapevole possa accedere alle stanze del potere per ricondurre la società ad equilibri compatibili con una vita civile decente?
Pareto ci ha insegnato che l'ofelimità designa la qualità fondamentale degli oggetti economici: cioè il loro valore non sempre corrisponde al beneficio che attendiamo dal loro uso. Ne consegue che il prezzo delle merci si stabilisce secondo il principio dell'ofelimità e non secondo la loro utilità.
In ogni caso,
l’utilità del bene nel soddisfare un bisogno, indipendentemente dal fatto che il bene
stesso lo soddisfi effettivamente, si esaurisce con la sua ofelimità per cui,
sul piano dell'economia, quanto giunge sul mercato, prima di essere
utile è ofelimo, cioè favorevole e idoneo per essere proposto in vendita. Il prezzo di un orologio svizzero può superare cifre di
quattro o cinque zeri, quando, per conoscere l’ora, oggi, basta guardarla sul
telefonino; un grammo di cocaina non ha prezzo per chi ne ha dipendenza e, a
tutti è noto che la cocaina, oltre ad arrecar danno alla salute, produce guasti
psichici e sociali incalcolabili. Il bisogno si misura in quanto si
è disposti a pagare per ottenere ciò che è necessario o che si desidera. L'economia giocata
sul desiderio, orienta le persone su mezzi creduti idonei per soddisfare bisogni inconsistenti; le persone sono incoscienti e sprovvedute quando seguono percorsi che si esauriscono nel
consumare la cosa stessa per ciò che credono
che sia capace di restituire; di contro le persone preparate, coscienti e consapevoli, prima di consumare, valutano i loro bisogni,
indipendentemente dai desideri, sulla base del budget dedotto dal proprio
progetto esistenziale, e, conseguentemente, orientano la scelta in senso
efficace su quanto occorre al proprio percorso di vita.
Da questa stessa
considerazione dovrebbe dedursi che un’economia abbandonata alle sole sue
teorie, non possa, da sola, costituire l’ossatura di una politica che inizia
dalla famiglia e si dirama nei vari gradi dei rapporti che si costituiscono
nel gruppo di appartenenza. Da persone sprovvedute, non si può
crederle capaci di compiere scelte coerenti con un percorso orientato ad un modo di vita ragionevole, e dalla persone consapevoli non sono prevedibili comportamenti tali
dal tenerle estranee dal fare scelte che esulino dal loro esclusivo
tornaconto.
E qui ci troviamo nel nodo inestricabile nel quale si
dibatte l’Homo oeconomicus in perenne stato di titubanza tra il “meus atque alterius” che, come riferisce un ex allievo di Giovanni Demaria, fu l'oggetto di un dibattito su Pareto condotto dallo stesso Demaria con Ugo Spirito.
"Soggetto del mondo economico è l'individuo nella sua particolarità e nella sua autonomia. Questo ci dice l'economia liberale e questo ci dice Pareto. Ma Pareto insiste, poi, nella precisazione del carattere puramente soggettivo dell'individui, nella sua azione economica. E parla, soprattutto, della ofelimità, distinguendola dalla utilità. Pareto deve poi ammettere nel Cours che il carattere soggettivo dell'ofelimità non consente che vengano paragonate le ofelimità di due uomini diversi e neppure di uno stesso uomo in momenti differenti della sua vita. Attraverso le stesse affermazioni di Pareto il concetto di ofelimità rivela a poco a poco la sua irriducibile dimensione soggettiva, che vieta di farne il fondamento di ogni considerazione scientifica, soprattutto di carattere matematico.
Ma se l'ofelimità non può dare luogo a una scienza, può la scienza fondarsi sul concetto di homo oecononicus? Qui l'astrazione riguarda una realtà effettiva, se non che in effetti le cose stanno diversamente per il semplice fatto che azioni rispondenti al personale tornaconto non esistono o, se esistono, hanno carattere soltanto negativo. Quella astrazione rappresenta un'ipotesi naturalmente e irrimediabilmente antieconomica, perché è in contrasto con l’identificazione sociale. O si fanno coincidere l’interesse individuale con quello sociale, e allora l’economia dovrà dimostrare come si debbano scientificamente unificare; o si prescinde dalla identificazione, e allora la scienza si limiterà a teorizzare l’arbitrio del singolo.
Quando il Governo del Paese, non avendo più credito né mezzi per far quadrare i conti disastrati dalla pressione del debito pubblico che aumenta in modo inverosimile, favorisce la diffusione delle slot machine con iniziative che dovrebbero indurre alla sollevazione moralisti, psicologi e sociologi, c’è da chiederci se i cittadini italiani saranno mai capaci di riacquistare un senso politico appropriato perché solo chi sia bravo, onesto e consapevole possa accedere alle stanze del potere per ricondurre la società ad equilibri compatibili con una vita civile decente e per portare a termine i cambiamenti resi necessari dai progressivi passi nello sviluppo delle tecnologie informatiche e della comunicazione.
Beni e servizi sono
di due generi: beni e servizi che, usati, recano un beneficio corrispondente
quello per cui sono predisposti, e beni e servizi che, usati, recano benefici
apparenti e dannosi nell’essere proposti in forme ingannevoli e configurati
per dare benefici incerti e quasi mai vantaggiosi per chi li usa.
Libertari e Radicali sostengono che la valutazione del vantaggio è una
questione soggettiva riguardante il consumatore libero di fare le sue
scelte. Liberali e Socialisti, entrambi democraticamente, dovrebbero convenire che nessuna politica economica e sociale possa
essere condotta quando ofelimità e utilità collidono in modo da recar danno
ai patrimoni, alla società e all’interesse dei cittadini, considerati come classe che condivide interessi comuni.
In una Nazione
civile, il mercato non può accettare commerci oscuri ed è triste constatare di essere ancora succubi di un mostro che ci fa
giocare d’azzardo gli ultimi risparmi tanto da mettere alle corde chi non ha più i soldi, anche per pagare il ticket per le medicine.E’ importante partire dalle slot machine per introdurre i rudimenti che reggono la teoria del dono e dello scambio. Gli economisti hanno detto tutto sullo scambio che consiste nell'osservare la dinamica del prezzo correlato alla quantità offerta e domandata, ma poco sul dono perché il dono non ha prezzo, anche se il donare rappresenta per tutti i popoli della terra il pilastro per sostegno della famiglia e delle associazioni umanitarie che tutelano salute e ambiente. Non c’è niente da misurare nello scambio di doni; il dono non ha valore misurabile in termini monetari ma vero amore e speranza di essere caritatevolmente contraccambiati, in caso di bisogno. Non ci dovrebbe essere scambio quando il bene sia disponibile in quantità esuberante alle necessità. In tal caso il detentore del bene tenderà a ridurne la disponibilità sul mercato con l'intento di stabilirne il prezzo. E’ il caso dell’acqua che in Puglia è sbandierata come merce rara, quando rara lo è per davvero quando i gestori trascurano le operazioni di manutenzione dell’acquedotto per cui l'acqua si disperda invenduta nei campi delle masserie.
La famiglia arcaica era un'azienda di produzione perché raccoglieva i prodotti della terra e se li divideva nel proprio interno ricorrendo al baratto per ottenere gli strumenti per lavorarla.
Poi, sino ieri, la famiglia tradizionale si costituì come azienda di consumo, retta da coniugi, uno dei quali guadagna e l’altro accudisce alle faccende di casa entrambi per condividere quanto serve per il sostentamento dei figli, per crescerli ed educarli risparmiando quanto basta per giungere ad una serena vecchiaia.
Oggi il risparmio confluisce nei mutui per la casa e nel credito al consumo tanto che, anche un viaggio in crociera ai Caraibi, sia pagata con la carta revolving. Così, a parte l'instabilità che si è venuta a creare all'interno delle famiglie, si sono modificate anche profondamente le caratteristiche dei mercati che, dall’essere osservati per i loro aspetti commerciali, oggi lo sono per i loro effetti finanziari, perché anche l'acquisto delle materie prime è condizionato dal credito commerciale, fondiario e finanziario, un tempo gestito da soggetti distinti, oggi lo sono da soggetti indistinti.
I mercati finanziari reggono sulla base di indici mossi dalla circostanza che i debiti siano assolti, causando, in modo artificioso, un travaso da investimenti sicuri di basso rendimento verso quelli più rischiosi. In caso d’insolvenza di una banca, la Banca centrale stampa moneta per farla sopravvivere, rendendo rara l'insolvenza e per effetto di un circuito di rapporti viziosi, il mantenimento in vita di imprese inefficienti. Ciò significa che poco va nella ricerca di base e negli investimenti produttivi di utilità sociale, e molto va ad alimentare il mercato finanziario della carta straccia.
Nonostante le coperture e le previsioni formulate con i più sofisticati strumenti informatici e della comunicazione, le crisi sono ancora certe ma si manifestano ancora in modo non prevedibile e in momenti utili perché i risparmiatori possano opporre proprie azioni di difesa. Succede dal 2008 con una grande recessione provocata dalla contrazione della produzione e degli ordinativi. Si tratta di una crisi che qualcuno vorrebbe paragonare a quella del 1929, ma gli eventi di oggi determinano effetti diversi e come tali, i rimedi vanno cercati operando in modo specifico su ogni fattore che l’ha determinata.
Sino a qualche tempo fa, c'era crisi quando il prezzo giungeva al limite del costo di produzione perché l’offerta fosse accettata. Nessuno sapeva dove stava questo limite e si continuava a produrre riempiendo il magazzino di merce destinata a restare invenduta. Oggi, nonostante il fatto che, diversamente dal passato, nessuno produce più per il magazzino, succede che le imprese non hanno più ordini perché i costi non rendono più remunerativa la produzione. Le ragioni non risiedono in fatti legati alla tecnologia e all’idoneità dei prodotti offerti, ma da ragioni che sono del tutto estranee all’economia, ragioni che, seguite, potrebbero riportare l'economia a risorgere anche molto rapidamente.
Non basta estirpare l’erbaccia perché la terra torni a produrre. I modelli del passato non servono più, e costruirne uno nuovo sembra impossibile perché la nostra autonomia finanziaria è molto limitata. Quindi è gioco forza, sul piano europeo e internazionale, agire in senso propositivo perché tutte le nazioni abbiano pari opportunità sul piano economico e sociale per riprogettare le funzioni d’intervento che i governi dovranno attuare orientando ogni sforzo perché la Cultura, l'Arte e l'Economia, nel mondo diventi esclusivamente il prodotto della Libertà e della Dignità della persona.
Sarà quindi necessario superare l’antiquato concetto della “Tutela dei diritti dell’uomo” ancora prevista dalla Carta dell’ONU e ripetuta anche nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea.
La Libertà dell’uomo non è diritto alla vita, all’integrità della persona, alla libertà e alla sicurezza, di sposarsi, alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; non è una sequela di diritti cui non corrispondono doveri come quando la persona per essere libera, deve aspettare regole per agire. Invece, queste regole, dovrebbero essere implicite a quelle che, in origine, si dà ogni gruppo associato con un proprio statuto che proclami le persone di essere libere di esistere e di scegliere le opportunità ritenute da loro stesse confacenti per vivere.
E' intollerabile agire nella certezza che qualche burocrate di un ente locale abbia a sostituirsi alla creatività di un imprenditore riconosciuto come meritevole e capace nella propria associazione, prima ancora che abbia potuto completare il suo progetto.
A questo punto mi sembra d'obbligo chiedere come debba comportarsi il Governo della nostra Repubblica e, soprattutto sapere che cosa occorrere chiedergli.
Sul come, penso che il Governo dovrebbe perdere la concezione di essere la Cancelleria di un re Giorgio senza numero cardinale o Sergio, e configurare la Pubblica amministrazione come agente di propagazione economica e sociale secondo un'offerta politica che sia soddisfacente per le persone:
- creative che aspirano di appartenere a una società fondata sulla libertà di esistere e dove, sul diritto, gravi solo il peso di un’etica condivisa;
- ed anche a quelle che, già provate dall’eccessivo peso di rinunce nel dipendere da un’unica fonte di reddito attraverso il lavoro, desiderano appartenere a una società dove la libertà consista nell’esistere in una società dove le leggi coniugano la libertà attraverso l’equità e la giustizia.
Lo Stato non può più intervenire laddove il cittadino è capace di arrangiarsi da solo. L'assistenza, laddove strettamente necessaria, nasca dal dono del cittadino attraverso proprie libere associazioni religiose o laiche.
Il dono è di per sé un'imposta, sia pure volontaria. Il sentimento di dono va sostenuto perché con esso si ottiene un mezzo potente per ridurre la spesa pubblica. In Italia, donare è impossibile. Anche pagare i
contributi ai partiti non sarà dono dal momento in cui la legge renderà possibile il loro finanziamento solo
attraverso il prelievo fiscale.
Si ha dono nel caso in cui lo stesso impulso del dare
costituisca un corrispondente bisogno da soddisfare, sicché il sentimento di carità si
costituisca su beni abbondanti per il possesso dei quali non si manifestino conflitti d'interesse. Si ha scambio quando si cede un bene per ottenerne un altro più utile.
Sia il dono, sia lo scambio presuppongono l'esistenza di una
misura sufficiente dei beni da donare e da scambiare purché i trasferimenti
dall'una all'altra persona avvengano in un clima di reciproca fiducia. Oggi ogni bene donato
o scambiato avviene attraverso pagamenti monetari. Se si acquista qualcosa da
donare equivale a dire che avviene un esborso monetario. Se
si vuole stimolare i cittadini a riacquistare una certa autonomia al riparo
della fiscalità compensata da una minor spesa pubblica, occorrerà pensare all’istituzione di servizi civili interessanti
tutti in età comprese tra quella scolare e l’età estrema. In tal
modo si potrà giustificare un salario di cittadinanza e si risolverà, per sempre,
il problema delle pensioni minime e dell'assistenza ai poveri. Realmente la povertà potrà essere abolita come fu abolita la schiavitù. L'umanità - si spera presto - potrà dichiararsi affrancata dalla paura e dal bisogno.
Occorre ripensare il
funzionamento dell’economia osservando quali potrebbero gli effetti sul
moltiplicatore di Kahn quando siano immaginati in piena occupazione tutti i
fattori di produzione, supponendo non più in conflitto quello del lavoro dipendente col lavoro
autonomo comprendendo in esso quello prodotto dall'impresa personale. Non ci saranno nemmeno più problemi per le società di capitale perché saranno nella maggior parte "public company" regolatrici del mercato finanziario.
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Il testo ha qualche anno! Desidero aggiornarlo. Gradirei avere qualche commento dagli amici. Grazie.
Roma, 10 giugno 2016
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Revisione con il cenno al dibattito su Pareto tra Giovanni Demaria e Ugo Spirito.
Imminente una prima formulazione dell'economia distributiva in regime di gestione del bene comune.
Roma, 17 aprile 2018
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Il testo ha qualche anno! Desidero aggiornarlo. Gradirei avere qualche commento dagli amici. Grazie.
Roma, 10 giugno 2016
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Revisione con il cenno al dibattito su Pareto tra Giovanni Demaria e Ugo Spirito.
Imminente una prima formulazione dell'economia distributiva in regime di gestione del bene comune.
Roma, 17 aprile 2018
Alla domanda "Ma se l'ofelimità non può dare luogo a una scienza, può la scienza fondarsi sul concetto di homo oecononicus?" dovrebbe darsi la stessa risposta anche nei termini dell'AI.
RispondiEliminaAl riguardo, occorre considerare che la stessa intelligenza connessa all'uomo, ci porta ad ammettere che, in mancanza di termini certi su cui impostare i percorsi di vita delle singole persone, è impossibile accompagnarle sul percorso di un'esistenza raccolta attorno al Bene comune. Infatti, senza il sussidio di una deontologia che concede l'autonomia operativa solo a chi, nell'esprimersi, manifesta creanza nei propri atti, è impossibile instaurare rapporti interpersonali improntati al reciproco scambio di beni in un sistema di economia circolare, dove i denari diventano le stesse merci scambiate.
Questo vale tanto per l'umile Operaio, in fabbrica, quanto per lo Statista che opera per il bene di tutti.