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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

25 febbraio 2015

Un Monumento alla libertà religiosa

Costantino Augusto il Grande
Faccio seguito al mio precedente post Dio e impero nel quale ricordavo l'Editto di Milano durante la celebrazione del diciassettesimo  secolo dalla sua proclamazione.

Ora mi riferisco alla penosa polemica sorta in questi giorni, in merito alla collocazione di una copia della Statua della Madonnina in una piazza di Milano, per suggerire che sarebbe più opportuno proporre un monumento da erigere in centro della Piazza Lombardia per celebrare il Grande evento che fu l'Editto di Milano. Da allora fu proclamata la libertà religiosa a oriente e ad occidente dell'impero romano. Nonostante il fatto che già esista una statua di Costantino a San Lorenzo, sembra opportuno celebrarlo di nuovo ponendolo accanto a Licinio Augusto, seduti in panchina, con la scritta del seguente testo dell'editto.

Licinio Augusto
« Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti  gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità. »

Chi potrebbe opporsi a questa proposta? Il cristiano perché la libertà è anche di chi professa una religione diversa dalla sua? L'ebreo o il musulmano perché la libertà fu concessa anche ai cristiani? Il miscredente perché considera chi crede in Dio un perdigiorno?  L'ateo perché è convinto di esser lui il vero dio?

08 febbraio 2015

Lo spazio europeo: sguardi da sud per inventare il comune - dialogo con ...



E' possibile reinventare il comune attraverso la lotta di classe?

Ascoltare dal minuto 45 per capire se è possibile.

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03 febbraio 2015

Libertà e Lavoro


Alcune Costituzioni dichiarano chi sono le persone e sanciscono quali sono le loro libertà; altre confondono le persone col popolo e sanciscono i doveri da osservare per riconoscere il diritto di essere liberi; altre concedono i diritti alla sola classe dei lavoratori e, nel lavoro, individuano la fonte di ogni diritto; altre, infine, costituiscono comunità nelle quali l'individuo non ha altra scelta che quella di usufruire di ciò che gli viene concesso.

Questo, della libertà e lavoro, è l'argomento centrale che progettavo di trattare sin da quando ho iniziato a scrivere in questo sito. Solo ora mi sento di affrontare un tema che rappresenta, a mio parere, il nucleo centrale dei problemi della nostra epoca.
Come ho già accennato altrove (v. Benessere non è felicità) il lavoro è un fattore di produzione come la terra, il capitale e l'impresa. Ognuno di questi si distingue per la caratteristica della remunerazione che gli è propria: la rendita per la terra; l'interesse per il capitale; il salario per il lavoro e il profitto per l'impresa.
Ricomporre il percorso del materialismo storico dove la produzione umana si ottiene solo dalla terra e dal lavoro, significa ricreare, secondo la tradizione giudaico-cristiana, l'epoca di Adamo ed Eva prima che mangiassero il frutto dell'Albero della Conoscenza; infatti furono puniti da Dio che segnò loro e la loro discendenza col peccato originale. Nella tradizione dell'antica Grecia fu pure prima che Prometeo rubasse il fuoco dalla fucina di Efesto destando le ire di Zeus. Prometeo fu punito con l'invio del vaso di Pandora contenente tutti i mali e le calamità che si sarebbero abbattuti sull'umanità.

01 febbraio 2015

FERRARA, MARTEDÌ 16 SETTEMBRE 1947

Avevo 13 anni. Un motocarro passa sotto casa dove abitavo con la mia famiglia. Un ex partigiano, in piedi sul pianale, annuncia, dal megafono, che alle 16 sarebbe stata distribuita, lungo il Corso della Giovecca, la copia della Costituzione secondo il testo appena approvato nell’ultima seduta dell’Assemblea. All’ora prevista, mi recai sul posto. Con qualche ritardo e intrufolandomi nella ressa, riuscii ad averne una copia. Portai a casa questa primizia e, dopo cena, con Papà e mio fratello, si iniziò leggere la Costituzione. La lettura non andò oltre l'articolo 1.


Il testo risultava diverso da quello del progetto originario quale fu presentato dalla Commissione per la Costituzione alla Presidenza dell’Assemblea Costituente il 31 gennaio 1947 che recitava:


Dal testo traspariva l’esclusione degli imprenditori, degli artigiani, dei commercianti e degli esercenti le libere professioni che avrebbero invece dovuto rientrare nella categoria dei lavoratori - pena la loro "non partecipazione" effettiva … all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Si era passati a fondare la Repubblica solo sul lavoro, spogliando il cittadino della sua propria personalità di lavoratore e riducendolo a produrre, in modo coatto, sulla base di pianificazioni economiche e sociali.





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