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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

30 ottobre 2006

Il generalismo

Pensavo di chiudere la questione dello specialismo con l’antispecia-lismo. Mi sono accorto che l’argomento è suscettibile di ulteriori sviluppi interessanti, se lo si assume non sotto forma di anti
(negativo)
ma sotto quello di pro (positivo).

Infatti, al buio, non si contrappone il non buio, ma la
luce: pertanto allo specialismo non si contrappone l’antispecialismo che
nega solo e non afferma nulla, ma il generalismo che contiene lo specialismo in
forma coordinata
: come la luce che, diminuendo d'intensità, non si
trasforma mai in buio che, in assoluto, non esiste in natura. Nel post
dell’antispecialismo ho concluso che 100 specialisti scoordinati creano solo
caos e ciò deriva dal fatto che, a capo del progetto, non c’è nessuno in grado
di coordinarli.

Quindi, 100 specialisti allo sbando non potranno realizzare nulla sino a ché
non vi sarà un piano capace di realizzare una sintesi tra le miriadi di proposte
prodotte singolarmente dagli anzidetti 100 specialisti.

Chi fa il piano?

Chi lo dirigerà? Quale sarà la personalità in grado di svolgere
l’incarico?

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Ciò che accade in questo tormentato periodo ultradecennale di transizione che
il nostro amato Paese sta attraversando, è il vero motivo che mi spinge a
trattare l’argomento che coinvolge questi tre miei post, perché il fenomeno
specialismo-generalismo esplica i suoi effetti in un ordine che va anche oltre la
politica, in generale, e il nostro Paese, in particolare.

Perché? Perché lo specialismo si è addentrato talmente nel particolare che, gli
specialisti - sempre più presi nelle loro applicazioni e propensi a
considerare ciò che fanno come essenziale in un mondo che è esclusivamente loro
e che esclude ogni altro che li contrasti - non riescono a realizzare quelle
interconnessioni necessarie a collegare il risultato dei loro lavori secondo
piani coordinati.

Chi potrebbe risolvere questo problema? Il Generalista? Il Signor Chetuttosà?

Non basta. In mezzo alla baraonda specialistica occorre in primo luogo
stabilire una gerarchia di specialità raggruppandole per ordine d'importanza in
relazione al progetto o ai progetti da realizzare. Fatto questo, occorre
delineare il profilo del Capo in grado di realizzare il progetto.
Infine occorre scegliere la Persona che abbia i requisiti corrispondenti al
profilo.

In un'impresa di produzione e servizi la cosa è relativamente semplice,
perchè i fattori da tenere sotto controllo sono tutti misurati in funzione del
profitto.

In una nazione retta su base democratica, la cosa è molto più complicata
perchè tra i fattori da tenere sotto controllo non é solo il profitto, che nel
caso specifico corrisponde al PIL, ma un complesso eterogeneo di entità non
misurabili che vanno dall'accontentare chi fa cosa, dal soddisfacimento della
sicurezza, dall'affrancamento dal bisogno, sino alla realizzazione della condizione di
benessere e felicità sociale di tutti i cittadini. Tutte entità non misurabili e
di difficile definizione che navigano nell'oceano della politica e delle manovre
lobbistiche che si creano intorno ad interessi particolari che porta ognuno a trarre il maggior vantaggio per se stesso o per il gruppo che rappresenta.

Quindi, perchè sia efficace, il generalista dovrebbe portare a sé tutte
le conoscenze specifiche delle specializzazioni che costituiscono gli assunti da
generalizzare e, allo stesso tempo, essere dotato dell'autorità necessaria a rivestire la qualità di Capo; in sintesi dovrebbe essere una Persona che riassuma
tutte caratteristiche che l’incarico richiede. Dico una Persona: non un gregario, un funzionario di partito; insomma, non un personaggio qualsiasi capace solo di rivestire un incarico pro-tempore, come uno dei tanti (anche galantuomini!) Presidenti del Consiglio dei Ministri che hanno governato (si fa per dire!) il Paese in base a programmi inconsistenti, velleitari
e sovente del tutto inesistenti!

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Ciò di cui l'elettore maggiormente soffre, quando è chiamato ad esprimere il
voto, è il senso di abbandono e la lontananza che lo separa dalla politica. La sofferenza è dovuta, in massima parte, alla mancanza di trasparenza negli atti prodotti dai tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) da una parte, e, dall'altra, ad una comunicazione non
chiara e spesso distorta per le frequentimanifestazioni di pacchiana demagogia offerte dagli organi che li costituiscono.

Memore di tante illusioni sulle quali sono caduto nel
scegliere questo o quel partito nella cabina del voto, memore di non aver mai
manifestato preferenze per i candidati per timore dell'annullamento della scheda elettorale, e, soprattutto, per le
perplessità che costoro provocano per la mancanza di contatti idonei a
costituire una comunicazione al di sopra delle loro asserzioni fondate
prevalentemente sulla genericità, mi sono messo a pensare se ci fosse un qualche
modo per andare a votare con più tranquillità.

Per far cessare ogni mio timore, a mio parere, occorrerebbe che si avverassero, preliminarmente, queste tre condizioni che non dipendono dalla volontà dell'elettore, ma che dovrebbero essere messe in atto dai partiti e dai poteri costituiti:

  1. Sicurezza che il voto non sia manipolato;
  2. Il programma dei partiti corrisponda
    ad un'etica condivisa ed ai significati politici proposti;
  3. I candidati rispecchino i requisiti richiesti perchè la loro azione
    sia conforme al programma.

Al riguardo, suggerisco un gioco: Il gioco di Pibond©. Per iniziare occorre pensare alla propria persona; individuare quali siano le libertà (non i diritti) ritenute irrinunciabili per sé, per i propri cari, per i conoscenti e per l’umanità intera. Si gioca soli o con amici che condividono le stesse idee o che non ne hanno, ma entrambi corrono dietro un progetto con lo scopo di far vincere il proprio candidato.

Il gioco che non ha pretese scientifiche, ma quello di orientare le scelte su un certo numero di Persone/modello al quale conformare il proprio candidato ideale e ricercarlo tra quelli che si propongono per tali.

Vilfredo Pareto ci ha insegnato che le azioni degli uomini sono per la massima parte non logiche e, fondamentalmente, in quelle dei politici ne troviamo un campionario strabordante. Questo gioco ha lo scopo di impostare uno schema sul quale far apparire due cose: quanto sia non logico fondare le scelte sulla parola (demagogia) e quanto sia logico fondarle su un modello (paradigma politico condiviso) costruito ad hoc.

Il gioco di Pibond©

Al fine di individuare la Personalità adatta per rivestire una carica in un particolare settore di attività e quindi puntare sulla vittoria del proprio candidato, propongo questo gioco, il gioco di Pibond©, che serve a delineare il profilo della carica alla quale associare una Persona scelta nella rosa dei preferiti.
Il gioco si svolge su una tavola costituita da sei colonne (da a a f) e 12 righe (da 1 a 12). Il giocatore dispone di 100 carte di cui 90 con il testo della biografia di un personaggio contemporaneo o del passato e 10 sulle quali segnerà il profilo del candidato da valutare in relazione a ciascuna specialità.
Il gioco si divide in due fasi (scaricare e stampare la scheda):

  • la prima è costituita dall'attribuzione di un peso percentuale, su un totale di 100, da distribuire tra le specialità, rappresentate da un leader scelto tra le prime 90 carte con riferimento al profilo della carica da affidare;
  • nella seconda si confronta il candidato da valutare in ciascuna specialità ritenuta necessaria allo svolgimento dell'incarico, con i leader individuato nella fase 1 che potrà avere un peso più alto o anche più basso, rispetto al candidato stesso.

Partendo dalla prima, la colonna (a) è dedicata all'Ordine generalizzante nella quale sono individuati gli specialisti suddivisi nei tre ordini (LCA) sui quali si appoggia l'esposizione sociale di ciascuno:

  • Libertà, nel quale confluiscono gli specialisti il cui contributo - prevalentemente di natura intellettuale - richiede in minima parte l'apporto di relazioni interpersonali: Teologo (riga 1/colonna c), Filosofo (r.2/c) e Artista (r.3/c);
  • Comunicazione; nel quale confluiscono tre specialisti che rappresentano la base essenziale perchè i rapporti interpersonali conducano alla concordia nell'agire: Comunicatore (r.4/c), Insegnante (r.5/c); Politico (r.6/c);
  • Azione, nel quale confluiscono quattro specie intese come contributi condivisi in società che costituiscono la massima sintesi di efficienza della triade LCA: Ricercatore (r.7/c); Artefice(r.8/c); Imprenditore (r.9/c); Mediatore (r.10/c).

Le colonne (d) ed (e) sono dedicate agli specialisti. Nella colonna (d), per ciascuna specialità, sarà indicato il nome di chi si ritiene essere il Leader da scegliere tra le 90 carte. In colonna (e) occorrerà compiere le operazioni della prima fase del gioco e, nei riquadri, tra la riga 10 e la colonna f, si svolgerà la seconda fase.

Fase 1
Le 90 carte rappresentano altrettanti leader. L'operazione
consiste nel segnare in colonna (e) il valore della specialità nel contesto
delle qualità complessive da attribuire al profilo del candidato, scegliendo,
ovviamente almeno una specialità per ogni ordine di cui alla colonna (e). Scelte
le specialità, occorrerà ripartire il valore 100%, segnato nel riquadro (e/12)
tra le specialità prescelte, ricavandone il valore dall'importanza della
specialità con riferimento alla carica da ricoprire.

Fase 2
La fase 2, come detto sopra, si svolge tra la riga 11 e la colonna
f. In (11/d) si utilizzerà una delle dieci carte bianche e si segnerà il
nominativo del candidato sia nel riquadro che sulla carta, sulla quale si farà
un cenno biografico. Infine, in colonna (f) si indicherà Il peso che si ritiene attribuire per ogni specialità in riferimento a quella di riferimento. In colonna (f/11) si segnerà infine il peso complessivo del candidato rispetto al valore 100% preimpostato nel riquadro (e/12).

Il gioco può essere ripetuto per altri candidati per ognuno dei quali sarà segnato i valori conseguiti nelle prove. Il candidato che avrà conseguito il maggior punteggio sarà:

il tuo candidato


La tavola del gioco

Questa è una versione di prova. Sul sito pibond.it è in corso di preparazione
una versione più elaborata e dotata di qualche esemplificazione con il profilo
di vari personaggi storici ricercati tra le informazioni biografiche.

10 ottobre 2006

L'antispecialismo

Mio malgrado, nonostante il fatto che MS Word lo consideri un errore, lo specialismo fa già parte di un discorso antecedente al mio. Chiedo venia per la mia presunzione e pago il fio. Mi rimetto in toto per quanto altri abbiano già detto sull’argomento e dedico il titolo di questo post al blog di Vincenzo Fano - Viverestphilosophari - sul quale ha inserito una pagina dedicata a "Specialismo e generalismo"... e così, addio Copyright!
Vincenzo Fano risponde a tal punto sulle conclusioni di quanto desidero rappresentare che sento l’obbligo di ricopiare qui sotto il testo che tuttavia si può leggere cliccando sul link.
Specialismo e generalismo
Se sono uno studioso serio e consapevole di non essere un genio rivoluzionario, posso decidere di occuparmi tutta la vita più o meno degli stessi problemi, in modo che arrivo ai massimi livelli mondiali in quel campo, anche se molto specifico, inoltre ho un effettivo impatto sul progresso della ricerca e il mio lavoro viene riconosciuto dai mezzi di comunicazione della scienza. Ho però lo svantaggio di vivere personalmente uno stato di forte alienazione, perché di tutte le cose che vale la pena conoscere e che arricchiscono la nostra vita ne apprendo solo una minima parte. Inoltre rischio di perdere la consapevolezza dei processi cognitivi e delle premesse del mio lavoro scientifico. Per formare il genio rivoluzionario, questa coscienza è assolutamente essenziale, poiché è proprio agendo in profondità sulle premesse dei saperi che avvengono le rivoluzioni scientifiche.
Mi riservo di chiedere scusa per questa mia presunzione, ma, mentre l’Autore di questo brano raggiunge le mie stesse convinzioni attraverso un costante studio che lo porta a brillanti risultati nel campo dell’antropologia, io - pensionato che sta terminando un periodo di due lustri di sabbatico dopo quasi quaranta anni di vita aziendale e che tenta di mettere ordine nel grande frastuono che avvolge l'esistenza umana - gioisco, perché, finalmente, vedo scritto da chi se ne intende queste parole:

Ho però lo svantaggio di vivere personalmente uno stato di forte alienazione, perché di tutte le cose che vale la pena conoscere e che arricchiscono la nostra vita ne apprendo solo una minima parte.

Ecco la prudenza e la temperanza del forte!
Condivido in pieno questa forma di alienazione che deriva, a parer mio, dall’apparente dissidio tra la fede cristiana che professo e i sempre più vistosi e abbacinanti successi nel campo delle applicazioni scientifiche che fanno l’uomo assomigliare vieppiù a Dio.
Personalmente risolvo il dissidio ritenendolo apparente e cioè considerando trascendente tutto ciò che non ricade nell’immanente. Tra trascendenza e immanenza vi è un rapporto dinamico soggettivo, perché nella trascendenza tutto è mistero e nell’immanente tutti possono vantare una conoscenza più o meno vasta ma non universale.
Il mio verbo, da una parte si ispira al secondo comandamento che traduco non disturbare Dio per cose che posso (coscienza delle mie capacità) e devo fare (etica che mi é imposta e/o che condivido); dall’altra, alla prudenza nel portare a ragione ciò che solo Dio sa.
Tracciare un confine tra Dio e me e tra Dio e gli altri è il mio assunto. Un confine che estende l’immanente su superfici sempre più vaste e di ciò cerco tracce nella storia e nella filosofia.
Peraltro, vedo anche che l’immanente per quanto sia esteso, rappresenta solo una piccola goccia d’olio caduta nel mare oceano: l’estensione aumenta ma diminuisce il suo spessore sino a diventare quasi nullo. Rendi a Dio …. e quel che segue significa anche, con bel garbo, non allargarti troppo!
I milanesi dicono O’ felè fa’l to mestè!

°°°

E vengo all’antispecialismo. Mentre nello specialismo individuo un movimento, nell’antispecialismo non lo individuo. Come non lo individuo nell’antifascismo o nell’anticomunismo. L’antiqualcosa nasce sempre dopo che al qualcosa che ha provocato devastazioni succede un qualcos’altro e nel qualcos’altro si crea il convincimento antiqualcosa. Quando, poi, il qualcos’altro ha fatto i suoi bei danni, in un tempo che può durare anche decine di lustri, nasce uno strano convincimento che porta a considerare tutti coloro che non sono ex-qualcos’altro sono dei qualcosa.
Traduco il tutto per mostrare cosa accade oggi nel nostro martoriato paese nel quale, morto il classismo dei borghesi e dei proletari, c’è chi - gli ex-cattocomunisti cui è rimasta la sola etichetta di antifascisti - vuole ricostituirlo per classi di reddito!!
Chiunque la pensi in modo diverso, quindi, non è più anticattocomunista ma un fascista demo-plutocratico da ridurre al silenzio.
Concludo. L’antispecialismo è la convinzione dei fascisti demo-plutocratici sul piede di mostrare i loro muscoli in 100 città italiane.

Quanti sono, nel nostro martoriato paese, i fascisti demo-plutocratici?
Nessuno. Ovvero pochi, tanti quanti si dichiarano o vogliono rifondare il comunismo.

Ripeto: “Chi decide su cosa?”

Il Governo Prodi: la congregazione degli ex… con amici, parenti e affini che per quasi un sessantenio hanno comandato nel bel paese.

08 ottobre 2006

Lo specialismo

Lo specialismo non è un’ideologia, né una teoria!
Lo specialismo è il risultato dell’opera di specialisti eccellenti (più di 100?) che, senza comunicare tra loro, si occupano ognuno sul tema assegnato all’altro.
Lo specialismo è la sintesi di operazioni fatte da umani in funzione di robot.
Lo specialismo è una Babele di atti a sé stanti vaganti tra il nulla ed il caos.
Lo specialismo è l’antitesi della gestione d’impresa.
Lo specialismo si fonda su tutte le credenze e le conoscenze storicamente acquisite dall’umanità e, allo stesso tempo, tutto ciò che è e funziona deve essere distrutto e rifondato.
Lo specialismo si manifesta con la creazione di apposite Commissioni di specialisti che producono un certo numero di documenti che rappresentano la sintesi dello svisceramento del tema assegnato. Il prodotto delle Commissioni di specialisti ignora i rapporti di causa - effetto (per non parlare di interdipendenze) con i temi assegnati alle altre Commissioni di specialisti. Le Commissioni di specialisti sono tante quante sono gli specialisti e le specializzazioni. Ad ogni specialista corrisponde una specializzazione e le specializzazione sono in un numero pari agli specialisiti. La specializzazione è il risultato dalla frammentaazione di una o più specializzazioni operata per cooptazione di uno o più specialisti. Gli indirizzi assegnati alla Commissioni sono fissati dagli stessi Commissari che li traggono solo dalla propria materia.
Molti componenti della Commissioni di specialisti provengono dalle fila dei Girotondisti, per cui specialismo e girotondismo sono l'uno il prodotto dell'altro o viceversa.
Lo specialismo ha l’effetto (conscio o inconscio) di devastare e distruggere tutto.
Infatti, c’è da chiedersi: “Poi, chi decide su cosa?”
Risposta: "Il Governo Prodi".
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Non sono capace di scrivere altro sul Decreto Visco e la finanziaria!
Mi sento come quel vigile urbano interpretato da De Sica: Ahiutatemi!!
Sono ossessionato dallo scrupolo di aver omesso qualche altra caratteristica essenziale dello specialismo!!
Con ogni commentatore condividerò i diritti di Copyright su questo prodotto ideologico (prodotto perchè in sé lo specialismo non è un ideologia ma un movimento espresso da un branco allo sbando).
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Revisone del 22 giugno 2017