Entropia, entro la
quale l’unica cosa vera
sarebbe la morte
|
I guasti si creano quando si crede di alleviare un disagio con pesanti interventi sui rapporti interpersonali nell’assecondare il cambiamento compromettendo la stabilità delle istituzioni di riferimento per la promozione umana.
Qui faccio un’elencazione citando le false convinzioni insite nelle derivazioni generate dalle ideologie agnostiche di matrice neo liberistica e collettivistica.
I.
Credere che lo strumento usato per l'indagine
sui fenomeni portino alla conoscenza indipendentemente dalle condizioni in cui
opera la percezione sensibile dell'oggetto stesso della conoscenza. L'errore è
amplificato dall'uso improprio della statistica nel ricavare da un campione
risposte estrapolate dalle condizioni in cui il campione è stato impostato ed
estratto. Tipicamente si tratta di non trascurare i principi di
indeterminazione logica, statica e dinamica, in massima parte agenti nelle
scienze umane.
II. Credere
che gli eventi evolvano in senso continuo senza soluzione di continuità in modo
che ogni fattore agente stia in rapporti costanti gli uni con gli altri. Già
negli anni 50 del secolo scorso si leggeva che madre terra all’inizio del terzo
millennio sarebbe rimasta spoglia dei ghiacciai montani. Ebbene, allora si
prevedeva l’effetto antropologico dell’uso di fonti energetiche naturali non
rinnovabili; oggi, invece, si sa che queste preziose fonti potranno essere
sostituite sfruttando i campi d’onda e l’energia solare.
III. Credere
che la libertà consegua dalla eguaglianza. Le cosiddette pari opportunità,
considerate come un diritto, sono l’arma a doppio taglio perché l’uguaglianza
si ottiene solo per ciò che si è capaci di fare e non perché una persona è uomo
o donna, oppure perché è diversamente abile. In realtà, si costituisce una
sorta di diritto dell’incapace, quando invece, in una società ben strutturata,
tutti dovrebbero godere delle opportunità appropriate per le corrispettive
capacità reali.
IV. Credere
che il divorzio sia risolutivo per i problemi di coppia. In realtà si
distruggono le famiglie per formarne altre sulle quali potrebbero gravare
ulteriori divorzi.
V. Credere
che il controllo delle nascite sia risolutivo per stabilire l’equilibrio
demografico. In realtà si rischia di realizzare gap generazionali, come lo
dimostra il nostro progressivo invecchiamento demografico.
VI. Credere
che la ricchezza sia un fenomeno esclusivo del capitalismo. In realtà il
socialismo può vivere solo sul capitalismo indipendentemente dal fatto che sia
gestito in modo pubblico o privato. La ricchezza, o, meglio, il patrimonio,
invece, rappresenta valori che, indipendentemente dall’essere pubblico o
privato, è quello che consente di formare gli investimenti. L’esempio l’abbiamo
nei nostri musei che hanno bisogno di investimenti per essere valorizzati.
VII. Credere che l’aumento del PIL sia risolutivo per
ottenere lo sviluppo economico. In realtà il prodotto interno lordo è formato
da un insieme opaco ed eterogeneo di prodotti domandati ed offerti derivanti
dall’impiego dei fattori di produzione, quali la terra, il lavoro, l’impresa,
il capitale e la pubblica amministrazione. Quanta parte sia prodotta dal lavoro
sotto forma di consumo e risparmio è il problema che assilla il mondo intero
perché, nel suo complesso, il lavoro, inteso come impiego di risorse umane, è
sotteso dal capitale che crea solo ricchezza virtuale. Lo prova il fatto che
una nazione come la Germania col trucco di riesportare merci importate dai
paesi dove le stesse sue imprese le producono, crea, col concorso del drenaggio
finanziario derivante dalla speculazione sui titoli più rischiosi del debito
degli altri stati, un pericoloso avanzo nella bilancia dei pagamenti che prima
o poi dovrà essere compensato per recuperare l’equilibrio di bilancio.
Vent’anni fa il marco circolava solo in Germania, ora, invece, sotto forma di
euro, anche in Europa.
VIII. Credere che l’aumento dei consumi trascini
l’aumento dell’occupazione. La realtà è oggi diversa. L’aumento dei consumi non
ha incidenza sull’occupazione intesa come impiego di risorse umane. Il guaio è
che anche l’Istat è complice nel fornire dati eterogenei, fornendo,
separatamente dati sull’occupazione e quella sul lavoro dipendente nel quale
include lavoratori con impiego stabile e lavoratori precari.
IX. Credere
che il capitale sia una merce, di cui il profitto possa essere considerato il
prezzo, quando invece il capitale è un insieme di mezzi di produzione
eterogenei. Da ciò consegue che il capitale non può essere dato, cioè misurato
in termini di valore, indipendentemente dalla determinazione dei valori delle
merci prodotte che saranno soggette all’alea del mercato. Se non è possibile predeterminare
il valore di mercato del potenziale produttivo, allora non è possibile nemmeno
misurare il prodotto marginale del capitale, e nemmeno quello del lavoro.
Pertanto, non esiste la possibilità di risolvere il problema distributivo
adottando l’impianto marginalista, che calcola il profitto e il salario
d’equilibrio proprio sulla base dei prodotti marginali di capitale e lavoro[1].
X. Credere
che l’emissione di moneta non convertibile sul mercato monetario costituisca un
debito della banca committente. Lo è quando la banca emittente si sostituisce
al Sovrano e mette a credito il controvalore. Se il popolo è sovrano, che senso
ha mettere a debito di sé stesso quanto gli serve per finanziare attività pubbliche
e private nel campo degli investimenti strutturali e produttivi?
°°°
Non voglio qui
dilungarmi sull’offerta di conforto per rappresentare come operare sulle
persone resilienti al cambiamento. Oggi è di moda l’escapologo[2]
ma il suo intervento non è sufficiente per orientare il cittadino suddito che
deve affrontare grandi cambiamenti nelle abitudini di vita oggi tendenti allo
sradicamento locale verso un esodo stocastico on the road. Sono momenti che
fanno riemergere le incertezze esistenziali sul rapporto verità-fede che si
regge sulla tautologia: Non c’è verità senza fede e non c’è fede senza verità.
La mancanza
improvvisa di opportunità alternative a quelle di percorrere le strade col
camper, porta al convincimento che tutto ciò che contrasti questo percorso sia
falso, cosicché ogni azione che si voglia intraprendere in senso contrario
conduce al panico, o riaccende la fede, o porta all’annientamento suicida.
Ciò è spiegato
nel primo versetto al Capitolo undici della Lettera agli Ebrei:
La fede è un modo di possedere
già le cose che si sperano, di conoscere già le cose che non si vedono.
Non si parla di verità!
La verità è sottintesa ed è unica perché non sarebbe verità. Si parla di fede
in qualcosa che si possiede; in qualcosa di comune a tutti, spinti a formare
un'idea per un nuovo progetto da condividere. Trattasi di idea che non
necessita di ragione: diventa verità dal momento della sua condivisione, ovvero
quando tutti agiscono secondo comunanza d’intenti nel trarre da ciò che si ha
il necessario per unire le forze attraverso il bene comune.
[1] Piero
Sraffa, in un libro, schematico ed enigmatico, "Produzione di merci a
mezzo di merci" (1960) dimostra, in un centinaio di pagine,
l’impossibilità di concepire il capitale come una merce, di cui il profitto
possa essere considerato il prezzo, essendo il capitale in realtà un insieme di
mezzi di produzione eterogenei.
[2] Professionista
scoperto dalle Jene. L’Escapologia Fiscale significa liberarsi dalla stretta
fiscale, liberarsi dalla morsa del Fisco in modo onesto e legale.
-->
Quando si scrivono molte cose insieme, si finisce sempre col capire poco e ricordare niente. Tanto più che non si possono risolvere i problemi usando lo stesso modo di ragiona che li ha creati.
RispondiElimina