Il male è il fattore distruttivo della libertà. Intendere
la libertà come autodeterminazione, significa che l’uomo è libero di fare il
bene o fare il male, mentre – in realtà – nell’agire, non gli è possibile
seguire una linea di rigorose certezze. Infatti, nel fare, non è in grado di
sapere se fa bene o fa male e quindi agisce con minore o maggiore
ragionevolezza in base alle sue conoscenze e capacità operative.
L’esito d’ogni atto è conseguente alle attese che saranno
tanto più accettate, quanto più esse saranno soddisfatte, perché è bene, se i
risultati corrispondono alle aspettative, e male, in caso contrario. Nell’alea
del progetto sono compresi gli accadimenti non controllati dall’agente; ne
consegue che, in senso generale, l’uomo, pur libero di fare, non è arbitro del
proprio destino.
E il destino dell’uomo non dipende nemmeno dalla natura,
perché l’uomo stesso vive in essa come attore, n’è coinvolto e ne fa parte.
C’è solo da chiedersi se la natura eserciti un dominio su
tutto ciò che fa o se proceda secondo un destino ineluttabile.
Ogni persona conduce la propria esistenza sotto l’effetto
di sentimenti, stimoli e passioni interagenti con la natura.
La natura si mostra all’uomo suscitando stimoli benevoli o
malevoli, per essere utilizzata a suo uso e consumo, e ciò consente all’uomo
stesso di percorrere l’esistenza secondo un progetto.
La responsabilità origina dalla coscienza che ha l’uomo di
far parte della natura e dalla consapevolezza che gli deriva dall’intelletto
nel poterla modificare attraverso atti prodotti dalla volontà.
Se l’effetto di un’azione umana è male, non
necessariamente questa è generata da un’intenzione cattiva, mentre se è bene,
può scaturire anche da intenzioni cattive. Uccidere, rubare, biasimare o punire,
non sono mali in sé, perché i presupposti del giudizio sono, da una parte, la
percezione dei risultati dell’operato e, dall’altra, le condizioni sussistenti
per ogni atto compiuto in vista del risultato sugli effetti complessivi
scaturenti dal modello di comportamento al quale le azioni sono conformate. Per
converso, un atto compiuto inconsciamente, corrisponde ad un fatto naturale del
tutto indipendente da una responsabilità specifica, ma solo ad una mera causa
che ricade nell’ineluttabile dinamica dei fatti non sottoponibili a valutazione,
ma solo ad una loro mera osservazione.
Allora, a chi attribuire il male?
Se il male non è attribuibile a Dio, come affermano i
teologi, e nemmeno all’uomo perché simile a Dio, è ragionevole pensare che bene
e male siano entrambi insiti nella natura e riguardino lo scorrere degli eventi
secondo le tracce ricavabili dalla storia. In essa, l’uomo, come persona dotata
di Coscienza [1], ha
il dono peculiare ed unico di svelare i segreti della natura e, nello stesso
tempo, di apprezzare, secondo un discernimento improntato in varia misura alla
saggezza, l’effetto delle modificazioni che in essa compie.
[1] Teodorico Moretti Costanzi, in “Etica nelle sue condizioni necessarie” del 1965, nella nota 2 al Capitolo
primo svolge alcune considerazioni che di seguito trascrivo liberamente,
sperando di non allontanarmi troppo dal concetto che intendeva esprimere. Il termine di Coscienza è inconciliabile se lo
riferiamo all’insieme di coscienze appartenenti ad un gruppo di più persone.
L’ambito sociale nel quale viviamo ci porta ad essere degli “Io
co-intelligenti”, nella misura in cui interagiamo l’uno con l’altro. Co-intelligenza
può e deve essere intesa come Co-scienza in senso duplice. Primo: in
riferimento al suo comprendere i vari coscienti; secondo: in riferimento alla
sua strutturazione nelle tre forme di sapere (volontà, senso e intelletto) che
precedono l’atto. Il Sapere, tolto definitivamente il pregiudizio di un
essere-oggetto che stia dinanzi all’io-soggetto, non ha più modo di primeggiare
e quindi il risultato dell’atto diventa frutto dell’operato di più persone che
condividono la stessa Coscienza. La Scienza di a combinata con
quelle di b, c, d, … k diventa Coscienza dal momento in cui le Scienze giungono allo stato di essere
unificate e condivise.
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(*) Dedico questo post a Valia Allori per aver aggiunto un commento al Post, datato 10 febbraio 2013 di Vincenzo Fano, su Facebook.
I buoni pensieri ti direbbero che in politica ci sono solo avversari e non nemici: tuttavia come si fa a non considerare i partiti di Berlusconi, Grillo, Vendola, Di Pietro e Ingroia come NEMICI della democrazia? Certo raccontare frottole non è reato, ma come si può interloquire con chi nega l'evidenza e propone l'impossibile come se fosse realizzabile approfittando del fatto che noi uomini spesso crediamo quello che ci piace e non quello che è vero
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Ma dài! "Bene" e "male" sono soltanto parole! Basterebbe cancellarle dal vocabolario e resterebbero soltanto delle strane ed incomprensibili sensazioni a cui non possiamo sottrarci.
RispondiEliminaCompiamo in nostri atti col fine di percorrere un certo progetto che, come ovvio, viene condotto nonostante le forze della natura siano contrarie. Bene e male derivano dal fatto che l'uomo è cosciente degli effetti che possono insorgere dalle sue azioni ... e spesso gli effetti sono diversi da quelli sperati. Peraltro se all'uomo togliessimo la coscienza, in effetti "resterebbero soltanto delle strane ed incomprensibili sensazioni a cui non possiamo sottrarci". Insomma, nemmeno uomini primordiali, saremmo, ma una bestie in tra la Bestialità.
EliminaSmettiamo di cercare il vero. Tra i possibili scegliamo solo i percorsi opportuni
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