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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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08 giugno 2012

Sudditi

Occorre cambiare, e dare a tutti un chiaro messaggio per aprire l’orizzonte sino ai prossimi cinquanta anni e oltre. Ecco i quattro pilastri: Etica, Linguaggio rigoroso, Stato propagatore di sviluppo sociale ed economico,  Libertà di impiego dei fattori di produzione.


Hobbes - La libertà dei sudditi
Ho già sotto gli occhi “Sudditi. Un programma per i prossimi 50 anni”. L’ho scaricato ieri da EbooKizzati. Su Chicago-blog, frequentatissimo sito diretto da Oscar Giannino. Attraverso due miei commenti, ho espresso  la mia prima sensazione nell’osservare che, finalmente,  persone responsabili sempre attive nel confrontarsi con le vicende che intralciano i loro progetti, sputano il rospo per palesare ciò che tutti debbono ingozzare, e che ancora troppi insistono sul fatto che si continui a digerirlo. Purtroppo, a mio parere, il libro contiene ancora poche pagine: gli autori sono solo 20, un numero che completa la terza serie di Fibonacci, e tanti altri ce ne vorrebbero per giungere almeno a 33 completando un quadro appena abbozzato sulla nostra vita civile intossicata dalla burocrazia nel periodo che inizia dall’ Unità d’Italia e giunge ad oggi. Una cosa è certa. Siamo sudditi!
Il progetto dove sta? Sta nel disfare tutto ciò che si è fatto abbandonandoci ad una protesta che nessun liberale si sentirebbe di sostenere? Sta nel mandare a casa tutta la classe dirigente applicando uno spoil system, senza averne un’altra di ricambio?
Frontespizio del "Leviatano"

No: occorre:
  1. cambiare, e dare a tutti un chiaro messaggio per aprire un nuovo orizzonte sino ai prossimi cinquanta anni. 
  2. ristabilire la scala dei valori etici principalmente nei riguardi della persona, della famiglia e delle associazioni (Etica); 
  3. dare alle parole un significato univoco in modo che cessino i malintesi creati dalle ideologie e dall’uso promiscuo di linguaggi le cui parole assumono significati ambigui;
  4. considerare la sovranità nel quadro delle libertà che nascono dell'autonomia propria del talento dei cittadini nel combinare le risorse prodotte dal patrimonio comune per il bene di tutti; 
occorre abbandonare il principio che la piena occupazione si ottiene solo attraverso il lavoro retribuito col salario. Ogni cittadino è occupato dalla nascita e continua ad esserlo sino alla morte. L’occupazione non prevede la pensione. Per questo motivo le comunità devono crearsi le opportunità perché a tutti sia consentito di vivere decentemente e perché a nessun cittadino sia costretto a sentirsi disoccupato perché, ognuno per la propria parte di responsabilità è libero di disporre dei quattro fattori di produzione: Tempo, Conoscenze, Risorse materiali e umane e Occupazione.

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